PIETRO di Mattiolo
PIETRO di Mattiolo. – Nacque, probabilmente a Bologna, attorno alla metà del XIV secolo.
Si può supporre che appartenesse a una famiglia artigiana, poiché lo stesso cronista si definisce «Io piedro figliolo de maestro Mathiolo fabro» (Cronaca bolognese di Pietro di Mattiolo, 1885, p. 7) e in un rogito del 1407 è indicato come «Dominus petrus filius quondam Mathioli fabri civis bononie» (Zaoli, 1915, p. 84). Pare che la famiglia fosse di buon rango sociale perché in un rogito del 1392 al padre è conferito l’appellativo di ser. Se si conosce, quindi, il nome e il mestiere del padre, non si hanno, invece, notizie circa la madre, ma è probabile che Pietro non fosse figlio unico e che ebbe almeno un fratello o una sorella, in quanto è attestata l’esistenza di un nipote, Antonio, che, dopo la morte dello zio, dal 1426 al 1428 risiedeva in un’abitazione presso la cappella di S. Colombano, di proprietà del consorzio della cattedrale di S. Pietro e che era già stata affittata al cronista. C’è, forse, la testimonianza dell’esistenza di una sorella nel libro del consorzio di S. Pietro degli anni 1419-1423, conservato all’Archivio generale arcivescovile di Bologna: si parla di una certa Giovanna «filia olim mathioli», beneficiaria, col marito Ugolino di Manfredo, di un terreno di proprietà del consorzio (Libro del Consorzio, anno 1423, f. IIv.).
Nel 1371 Pietro frequentò le scuole di Porta Nuova, come lui stesso afferma nella sua opera, ma si tratta dell’unica notizia esistente circa la sua formazione culturale.
Non si conosce la data della sua ordinazione sacerdotale e non si hanno informazioni fino al 1378 quando, il 5 ottobre, fu nominato parroco della chiesa di S. Michele del Mercato di Mezzo dai parrocchiani e dai membri della famiglia Ramponi, che deteneva il giuspatronato sulla chiesa. Questa si trovava nel cuore di Bologna, si affacciava sul Mercato di mezzo (oggi via Rizzoli), a due passi da piazza Maggiore: elemento fondamentale, perché la piazza è la fonte principale di notizie della cronaca di Pietro di Mattiolo.
Nel 1380 fu nominato cappellano dell’altare di S. Maria e di fra Tommaso Ariosti e dal 1406 al 1413 fu responsabile dell’altare dei santi Cristoforo e Antonio, entrambi nella cattedrale di S. Pietro. Tali compiti gli permettevano di fare parte del consorzio presbiterale di S. Pietro, che egli cita spesso nella sua opera. Sempre nel 1380 fu eletto sindaco e procuratore del consorzio presbiterale di S. Prospero del quartiere di Porta Stiera: il primo incarico di rappresentanza e di natura amministrativa ed economica, che gli avrebbe permesso di far conoscere le sue qualità al clero cittadino e gli avrebbe aperto la strada ad altre mansioni di maggior rilievo.
Nel 1384 fu nominato titolare dell’altare della S. Trinità nella chiesa di S. Leonardo di via San Vitale.
La carriera ecclesiastica di Pietro di Mattiolo subì una svolta importante nel 1409, quando fu nominato, assieme a un certo don Francesco di Lando, sindaco e procuratore «tocius cleri Bononiensis non exempti» e, soprattutto, massaro dell’intero clero bolognese; si suppone che fossero state apprezzate nel corso degli anni le qualità e capacità del cronista, eletto alla carica di massaro dal clero cittadino «unanimiter et concorditer» e definito «providum et honestum virum» (Archivio di Stato di Bologna, Archivio notarile, Rinaldo Formaglini seniore, Minute,1409-1423, 10 febbraio 1410 e anno 1411). Pietro dovette aver svolto il proprio compito con precisione, tanto che nel 1410 il mandato gli fu rinnovato per un altro anno. Le sue mansioni principali di massaro erano la gestione delle finanze del clero, la riscossione delle decime ecclesiastiche e la compilazione dei Libri decimarum e dei libri dei conti. Pietro era, quindi, abituato alla compilazione di libri, alla scrittura precisa, a non tralasciare i dettagli e tutto ciò si riversa nella stesura della cronaca. Questo, però, non è il solo aspetto del suo lavoro di massaro a influenzare l’opera: più volte si dimostra attento a particolari pratici ed economici, come, per esempio, il costo di candele o la perdita economica dei bottegai bolognesi nei giorni di chiusura per eventi straordinari.
Nel 1417 venne nuovamente nominato massaro, con il compito principale di raccogliere una colletta per risanare i debiti del clero bolognese, all’interno del lavoro di consolidamento di quest’ultimo intrapreso da Niccolò Albergati, appena eletto vescovo.
Fra il 1417 e il 1418 fu eletto preposto del consorzio presbiterale della cattedrale di S. Pietro: fra il 23 agosto 1417, giorno in cui avviene la morte del predecessore, Matteo Righi, e il 24 giugno 1418, data del primo documento in cui Pietro è indicato come preposto, un atto rogato dal notaio Marco Formaglini che consiste in una compra da parte dei preti del consorzio di un terreno di dodici tornature da un certo Giovanni Alberto Usberti. A testimoniare l’attività del cronista come preposto rimane il citato libro del consorzio della cattedrale dal 1419 al 1423 scritto in gran parte da Pietro, il quale mantenne la carica fino alla morte, come attesta un atto di locazione dei sacerdoti del consorzio datato 25 aprile 1425, ultimo documento in cui egli compare.
In un documento datato 14 ottobre 1419, il cronista è indicato come uno dei quattro «procuratores universi cleri non exempti civitatis et diocesis» (Archivio di Stato di Bologna, Archivio notarile, Rolando Castellani, filza XX, n. 77).
Ottenne anche la prepositura del consorzio presbiterale di Porta Stiera, carica da lui molto ambita, come testimoniano all’interno della sua cronaca le notizie riguardanti tale consorzio. Da un rogito datato 22 settembre 1410 si ricava che Pietro di Mattiolo si candidò all’incarico, non riuscendo però a sconfiggere il suo avversario, tal don Peregrino rettore della chiesa di S. Cristina, che conquistò più voti. Il cronista in seguito ottenne la carica, come da rogito del 1423 che lo chiama «prepositus consortii portesterii civitatis bononie», ma non si sa quando ciò sia avvenuto di preciso, nell’arco temporale fra il 1410 e il 1423 (filza XXIV, n. 77). Questo intervallo può forse essere ridotto e fissato tra il 1420 e il 1423, poiché negli atti del consorzio di Porta Stiera Pietro è indicato solo come sindaco e procuratore di tale consorzio fino al 9 novembre 1420 (ultimo documento in cui è così denominato).
Come tutti i rappresentanti del clero bolognese, nel 1420 dovette subire le conseguenze della scomunica di Bologna da parte di papa Martino V, giunta in seguito al fallimento degli accordi fra il pontefice e le magistrature cittadine: afferma il cronista che «non se possè dire messa, nè officio publicamente in la ditta citade, nè apresso a doa miglia» (Cronaca bolognese di Pietro di Mattiolo, 1885, p. 301). L’assoluzione dalla scomunica e dall’interdetto fu sancita il 22 luglio 1420 con una messa solenne nella basilica di S. Petronio e Pietro ricevette l’assoluzione dal vicario del vescovato, come riporta nella sua opera, tenendo a precisare che era incappato, come altri, nel provvedimento papale a causa del denaro che aveva consegnato al comune «sforzadamente» (p. 309).
Il manoscritto autografo dell’opera di Pietro di Mattiolo è conservato alla Biblioteca universitaria di Bologna e sul frontespizio è scritto: «Cronica / o sia / Memoriale / delle cose di Bologna dall’Anno / 1371 al 1424 / Scritte / Da Pietro di Mattiolo Fabro / Bolognese / fù Rettore di / S. Michele / del Mercato di Mezzo»; tale titolo non è originale ed è tardo. L’unica edizione risale al 1885 ed è stata pubblicata da Corrado Ricci: è lui che ha conferito all’opera il titolo Cronaca bolognese.
Pietro di Mattiolo vi narra le vicende bolognesi dal 1321 (fino al 1361 ha certamente impiegato fonti scritte, essendo all’epoca di tali fatti non ancora nato o in tenera età) al 1424, intensificando la narrazione a partire dal 1389-90. La fonte principale del suo scritto è la piazza, da cui apprese le notizie attraverso i banditori, carpì voci e opinioni dei suoi concittadini. La sua posizione privilegiata sulla piazza e i tanti ruoli all’interno del clero bolognese gli permisero di assistere direttamente agli eventi, come alle tante ribellioni e mutamenti al potere, al passaggio in città di autorità politiche e religiose o alla posa della prima pietra della basilica di S. Petronio e alla traslazione dell’arca di San Domenico in una nuova cappella. Assistette alla presa di potere di Giovanni I Bentivoglio e alla sua clamorosa e violenta disfatta poco più di un anno dopo, colse il malumore dei bolognesi sotto il governo dei Visconti, descrisse le azioni del cardinale Baldassarre Cossa, eletto papa col nome di Giovanni XXIII dal conclave bolognese e poi deposto dal concilio di Costanza. La sua cronaca rappresenta una testimonianza vivace e a caldo delle vicende politiche e sociali che hanno caratterizzato la storia di Bologna fra XIV e XV secolo.
Morì nel 1425, fra il 25 aprile, data dell’ultimo documento in cui è nominato, e il 10 maggio, quando la famiglia Ramponi elesse un nuovo rettore della chiesa di S. Michele del Mercato di Mezzo.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Bologna Archivio notarile, Paolo Cospi, 1378 settembre - 1379 gennaio, cc. 21 b, 22 a, 22 b, 26 v, 27rv, 28r; ibid., Filippo Formaglini, filza X, n. 1; ibid., Rolando Castellani, filze XII, n. 54; XV, n. 47; XX, n. 77; XXIV, n. 77; II, n. 1; ibid., Rinaldo Formaglini seniore, Minute, 1409-1423, 10 febbraio 1410, 1411, 30 luglio 1414; ibid., Marco Formaglini, 1 (9 aprile 1416 - 5 febbraio 1418), c. 56rv; ibid., Marco Formaglini, 2 (8 febbraio 1418 - 25 dicembre 1418) cc. 52v-53r; Fondo Demaniale (Capitolo di S. Pietro), b. 178/365, nn. 32, 35-41; Bologna Archivio generale arcivescovile, Archivio Capitolare di S. Pietro, Libro del Consorzio, anni 1419-1423; Biblioteca univesitaria, Mss., 676, c. 83.
C. Albicini, Bologna secondo la Cronaca di Pietro di Mattiolo, in Atti e Memorie della Deputazione di Storia patria per le province di Romagna, s. 3, II (1883-1884), pp. 487-506, III (1885), pp. 355-376; Matthaei de Griffonibus, Memoriale historicum de rebus Bononiensium (aa. 4448 a.C.-1472 d.C.), a cura di L. Frati - A. Sorbelli, in RIS, XVIII, 2, 1902; G. Zaoli, Studio sulla Cronaca Bolognese di P. di M., in Studi di storia e di critica dedicati a Pio Carlo Falletti dagli scolari, Bologna 1915, pp. 57-102; Cronaca bolognese di P. di M., a cura di C. Ricci, Bologna 1885 (rist. anast. Bologna 1969); F. Pezzarossa, Censimento delle Cronache bolognesi del Medioevo e del Rinascimento, Bologna 1991, pp. 146-152; Repertorio della cronachistica emiliano-romagnola, secc. IX-XV, a cura di B. Andreolli et al., Roma 1991, pp. 138-144; L. Avellini, Il supporto della memoria: fenomenologia libraria delle scritture storiche bolognesi, in La memoria e la città. Scritture storiche tra Medioevo ed Età moderna, a cura di C. Bastia - M. Bolognani, Bologna 1995, p. 597; L. Paolini, Niccolò Albergati, riformatore ecclesiastico e diplomatico della pace, in Domus Episcopi. Il Palazzo Arcivescovile di Bologna, a cura di R. Terra, Bologna 2002, pp. 199-211; P. Ramponi, Memoriale e cronaca: 1385-1443, a cura di A. Antonelli - R. Pedrini, Bologna 2003, p. 24; S. Cantelmi, Il cronista P. di M.: sacerdote e testimone delle vicende bolognesi fra XIV e XV secolo, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le province di Romagna, n.s., LIX (2008), pp. 341-402; R. Parmeggiani, Il vescovo e il Capitolo: il cardinale Niccolò Albergati e i canonici di S. Pietro di Bologna (1417-1443). Un’inedita visita pastorale alla cattedrale (1437), Bologna 2009; S. Cantelmi, Bologna fra Trecento e Quattrocento. La testimonianza di P. di M., Bologna 2011.