PIETRO di Galeotto
PIETRO di Galeotto. – Nacque a Perugia intorno alla metà del Quattrocento. Il padre, Galeotto di Ercolano, ancora in vita nel 1491, fu medico condotto del comune dal 1465 (Mariotti, 1788, p. 145), e nel 1469 fece da testimone in un rogito perugino riguardante Marco della Francesca, fratello di Piero, e alcuni membri della famiglia Baglioni (Balzani, 1993, p. 55 doc. 1). Il primo documento noto su Pietro è un contratto stipulato ad Arezzo il 15 novembre 1473 con la locale Compagnia di S. Giovanni Battista per la pittura di uno stendardo su tela (perduto), con l’immagine del santo patrono da un lato e la scena del Battesimo di Cristo dall’altro, da compiere entro un anno per il prezzo di 33 fiorini d’oro larghi (Franklin, 1993). Il pittore vi è ricordato come «al presente discepolo di maestro Piero dal Borgo» (ibid., p. 627), cioè di Piero della Francesca: specificazione inconsueta, forse intesa ad affermare le qualità del giovane, mal noto in città, ma allievo di un maestro che invece vi era ben conosciuto e stimato; non a caso i committenti richiesero che il gonfalone riprendesse i fregi e le cornici, oltre che le dimensioni, di quello della Compagnia dell’Annunziata, che si sa dipinto da Piero della Francesca nel 1466-68. Il 19 agosto 1476 a Vicenza Pietro, «habitator de presenti in civitate Vincencie» (Zorzi, 1916, p. 147), promise a Gian Domenico Nievo (anch’egli figlio di un medico) di restituirgli tutti i denari che avrebbe ricevuto, nel caso in cui non avesse compiuto la tavola che si era impegnato a dipingere per lui, e presentò come garante Agostino dalla Banca (ibid.); dall’atto si ricava che il compenso, stabilito in una scrittura privata che non ci è pervenuta, ammontava a 48 ducati. Sebbene la destinazione dell’opera non sia dichiarata, essa è assicurata dal fatto che il contratto fosse depositato presso i domenicani di S. Corona e che la famiglia Nievo possedesse un altare in quella chiesa.
Nel 1479 Pietro era già rientrato in patria, dove risiedeva nel quartiere di Porta S. Susanna, in parrocchia di S. Stefano, e si iscrisse all’arte dei pittori; nello stesso anno, il 7 giugno, ricevette il prestigioso incarico di dipingere la pala per l’altare della cappella nel palazzo dei Priori: per un compenso di 200 fiorini, avrebbe dovuto rappresentarvi una Madonna con Bambino tra i ss. Lorenzo, Ludovico, Ercolano e Costanzo, oltre a figurazioni di sua scelta nelle parti marginali. L’11 maggio 1480 i Priori deliberarono di far dipingere ad affresco un’immagine della Madonna (perduta) nella nuova sala delle udienze, situata davanti alla cappella, e anche questa impresa fu affidata a Pietro, per il quale fu emesso un mandato di pagamento di 10 fiorini il 29 maggio (per tutte queste notizie cfr. Mariotti, 1788, pp. 144 s.). Tra il 24 maggio e il 20 settembre dello stesso anno la Confraternita dei Disciplinati di S. Francesco lo pagò per la pittura di un gonfalone processionale, la cui sola faccia superstite è stata identificata nella tela con la Flagellazione di Cristo conservata tuttora nell’oratorio di S. Francesco (Mancini, 1979); un inventario del 1486 indica su un altare della chiesa «uno gonfalone con lo Nostro Signore legato ala colonda» (Scarpellini - Silvestrelli, 2004, p. 28), nel quale va probabilmente riconosciuto il dipinto di Pietro (ibid.; Silvestrelli, 2008). Poiché tutti gli altri lavori documentati sono perduti, non furono mai completati o restano ancora da identificare, la ricostruzione dell’attività di Pietro si fonda per intero su questa Flagellazione che, nonostante un’attribuzione alternativa a Bramante (Bellosi, 1977; Id., 2007, pp. 76-78), va riconfermata come il dipinto pagato nel 1480.
I caratteri di quest’opera, d’altronde, collimano con l’attestazione del discepolato presso Piero della Francesca nel 1473: la luminosa architettura all’antica in marmi bianchi e colorati messa in buona prospettiva, la solidità dei corpi statuari, la cura nella resa dei diversi materiali e della variabile incidenza della luce sulle loro superfici. Il documentato soggiorno veneto può invece aver lasciato tracce nell’esasperazione espressiva dei carnefici, dietro la quale si è intravista la conoscenza di modelli tedeschi (Mancini, 1979).
Nell’ottobre del 1481 un «maestro Pietro pentore» ricevette pagamenti per le pitture dell’organo della cattedrale, ma non è certa l’identità col figlio di Galeotto (Gnoli, 1923). Il 29 giugno 1482, a tre anni dalla commissione della pala per la cappella, i Priori concessero a Pietro una proroga di un anno (Mariotti, 1788, pp. 145 s.). Nei giorni 22 febbraio, 22 marzo e 29 aprile 1483 i benedettini di S. Pietro a Perugia versarono alcuni anticipi del compenso di 10 fiorini promesso a Pietro per la pittura di un’immagine della Madonna sopra alla porta del monastero; l’ultimo pagamento fu riscosso da un garzone non meglio conosciuto, Niccolò da Gubbio (Manari, 1865, pp. 260 s.). L’opera rimase incompiuta per la morte prematura del pittore, che avvenne nel successivo mese di maggio, come si apprende da un’annotazione aggiunta nella matricola dei pittori (più volte pubblicata, a partire da Mariotti, 1788, p. 146 nota 2, essa va letta: «cassus dictus Petrus quia obiit anno 1483 de mense Maii, ideo cassus»).
L’affresco per S. Pietro fu poi finito, o forse solo restaurato («riconcitura»), da Bartolomeo Caporali (Manari, 1865, p. 171), mentre la commissione della pala per la cappella dei Priori, avviata ma neppure essa terminata da Pietro, passò a Pietro Perugino (28 novembre 1483), poi a Sante di Apollonio del Celandro (31 dicembre 1483) e infine di nuovo al Perugino (6 marzo 1495), che compì l’opera (ora nella Pinacoteca Vaticana); peraltro solo nel 1491 Galeotto di Ercolano rese al cappellano dei Priori la tavola parzialmente dipinta dal figlio, rimasta fino ad allora nella sua casa (Mariotti, 1788, pp. 146-149).
Nessun altro pezzo è finora aggregato con sicurezza al catalogo di Pietro. Di recente si è proposto, senza troppa convinzione, lo spostamento nel suo corpus di buona parte delle rare opere del Maestro della Madonna Villamarina, seguace di Piero della Francesca, nel quale un’ipotesi largamente accolta riconosce invece gli inizi di Luca Signorelli: le Madonne della Fondazione Cini di Venezia (inv. n. 40014), del Museum of fine arts di Boston (inv. n. 22697) e della Christ Church picture gallery di Oxford (inv. n. JBS33) e la Presentazione di Gesù al Tempio già in collezione Morandotti (Henry, 2001, pp. 256-258; cfr. le correzioni in Id., 2004, pp. 77 s., e Id., 2008, pp. 173-178). Una certa fortuna, puramente iconografica, dello stendardo di Perugia in ambito locale è attestata dal riuso delle figure del Cristo e dell’aguzzino di sinistra in un affresco con il Martirio di S. Sebastiano in S. Francesco a Costacciaro, presso Gubbio, dapprima attribuito ipoteticamente, per la suggestione dell’ubicazione, al garzone eugubino di Pietro, poi restituito con ragione a Orlando Merlini (Sannipoli, 1985 e 1988).
Fonti e Bibl.: A. Mariotti, Lettere pittoriche perugine..., Perugia 1788, pp. 144-154; L. Manari, Documenti e note ai cenni storico-artistici della basilica di S. Pietro di Perugia, in L’apologetico, II (1865), 4, pp. 155-175, 249-262, 361-380, 440-468; L. Manzoni, Statuti e matricole dell’arte dei pittori delle città di Firenze, Perugia, Siena nei testi originali del secolo XIV, Roma 1904, p. 61; U. Gnoli, Documenti inediti sui pittori perugini, in Bollettino d’arte, IX (1915), pp. 305-312; G. Zorzi, Contributo alla storia dell’arte vicentina nei secoli XV e XVI, Venezia 1916, pp. 59, 147 doc. 17; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell’Umbria, Spoleto 1923, pp. 279 s.; L. Bellosi, Una ‘Flagellazione’ del Bramante a Perugia, in Prospettiva, IX (1977), pp. 61-68; F.F. Mancini, Identificazione di P. di G., in Esercizi, II (1979), pp. 43-55; E.A. Sannipoli, Un seguace di P. di G. a Costacciaro, ibid., VIII (1985), pp. 17-19; M.R. Silvestrelli, P. di G. (s.v.), in La pittura in Italia. Il Quattrocento, a cura di F. Zeri, II, Milano 1987, p. 739; E. Sannipoli, Per Orlando Merlini (prima parte), in Gubbio arte, VI (1988), 1-3, pp. 4 s.; S. Balzani, Il monastero e il polittico: dati d’archivio e memorie, in Piero della Francesca. Il polittico di Sant’Antonio (catal.), a cura di V. Garibaldi, Perugia 1993, pp. 45-56; P. Scarpellini, Piero e la pittura a Perugia, ibid., pp. 111-116; D. Franklin, The identity of a Perugian follower of Piero della Francesca, in The Burlington Magazine, CXXXV (1993), pp. 625-627; P. Scarpellini, Una postilla pierfrancescana. La scuola dell’artista tra settimo e ottavo decennio del Quattrocento, in Commentari d’arte, I (1995), pp. 21-28; T. Henry, Complete catalogue, in L.B. Kanter - T. Henry, Luca Signorelli. The complete paintings, Londra 2001, pp. 159-264; M. Bury, recensione a The complete paintings of Luca Signorelli di L.B. Kanter e T. Henry (London, 2001), in Apollo, CLVII (2003), 492, pp. 56 s.; M. Bury, Perugino, Perugia, in The Burlington Magazine, CXLVI (2004), pp. 491-493; T. Henry, Perugino e Signorelli, in Pietro Vannucci il Perugino. Atti del Convegno... 2000, a cura di L. Teza con la collab. di M. Santanicchia, Perugia 2004, pp. 75-89; P. Scarpellini - M.R. Silvestrelli, Pintoricchio, Milano 2004, pp. 28, 41; F.F. Mancini, in Perugino il divin pittore (catal., Perugia), a cura di V. Garibaldi - F.F. Mancini, Cinisello Balsamo 2004, pp. 206 s., scheda 1.17; L. Bellosi, Considerazioni sulla mostra del Perugino. I, in Prospettiva, CXXV (2007), pp. 67-87; T. Henry, Le prime opere di Luca Signorelli a Cortona ed Arezzo, in Arte in terra d’Arezzo. Il Quattrocento, a cura di L. Fornasari - G. Gentilini - A. Giannotti, Firenze 2008, pp. 171-183; M.R. Silvestrelli, in Pintoricchio (catal., Perugia - Spello), a cura di V. Garibaldi e F.F. Mancini, Cinisello Balsamo 2008, pp. 200 s., scheda 17; F.F. Mancini, Dal Maestro dell’Annunciazione Gardner a Piermatteo d’Amelia: una lezione di metodo, in Piermatteo d’Amelia e il Rinascimento nell’Umbria meridionale (catal., Terni - Amelia), a cura di V. Garibaldi - F.F. Mancini, Cinisello Balsamo 2009, pp. 21-35; R. Caracciolo, in Luca Signorelli “de ingegno et spirto pelegrino” (catal., Perugia - Orvieto - Città di Castello), a cura di F. De Chirico et al., Cinisello Balsamo 2012, pp. 297 s., scheda 3; C. Martelli, Bartolomeo della Gatta pittore e miniatore tra Arezzo, Roma e Urbino, Firenze 2013, p. 90.