PIETRO di Domenico
PIETRO di Domenico (Pietro di Domenico di Pietro da Siena). – Nacque probabilmente a Siena nel 1457: dovrebbe infatti identificarsi con il «Pietro Anbruogio di Domenicho di Pietro del Matassa», battezzato il 1° aprile (Archivio di Stato di Siena [ASS], Biccherna, 1133, c. 202r, segnalato da Serena Padovani, in Padovani - Santi, 1981, p. 39; una possibile alternativa è in «Pietro Santi di Domenicho di Pietro barbiere» battezzato il 1° novembre 1464; ASS, Biccherna, 1133, c. 280r), il pittore Pietro di Domenico che appose la firma «OPVS PETRII DOMINICI DE SENIS PINSIT [M]CCCCLXXXVII» in una frammentaria Pietà affrescata nell’ala femminile dell’antico ospedale di S. Maria della Scala a Siena (Gallavotti Cavallero, 1985, con trascrizione errata della scritta).
Il tema tardomedievale del Cristo che fuoriesce dal sepolcro, accompagnato dalla Vergine e da s. Giovanni Evangelista dolenti, vi è reso con un linguaggio aggiornato sulla Siena rinascimentale di Francesco di Giorgio Martini, come si intende dai decori all’antica del sarcofago, dal paesaggio roccioso e dalle solide figure, nelle quali risaltano l’avvenenza dell’Evangelista e l’asprezza dei panneggi.
Prima che un restauro rimettesse in luce la firma (1977), l’affresco era assegnato a Benvenuto di Giovanni (Perkins, 1932; van Marle, 1937, p. 397), maestro che deve avere avuto un ruolo chiave nella formazione di Pietro, come lasciano intendere la Madonna col Bambino n. 284 della Pinacoteca di Siena (Torriti, 1990, p. 304), la malridotta Madonna col Bambino e i ss. Giovanni Battista e Girolamo del Museo diocesano di Siena (già nel Seminario; Berenson, 1930-1931, p. 763), la cruda Madonna col Bambino e santi della Pinacoteca di Castiglion Fiorentino (Angelini, 1983) e la Madonna col Bambino e due angeli già nel Metropolitan Museum of art di New York (n. 41.190.22; Sotheby’s 2015, lotto 11), così tenera che Adolfo Venturi (1905) la credeva opera di Neroccio, prima del definitivo riconoscimento a Pietro (Perkins, 1911). In virtù delle assonanze con la pittura di Benvenuto, la Madonna ex Metropolitan Museum n. 88.3.100 (Sotheby’s 2013, lotto 6), e quella segnalata a Siena in collezione Piccolomini da Richard C. Morrison (1930), potrebbero stare in testa a una simile serie, che deve spettare ancora agli anni Ottanta, così come la pala con l’Assunta e i ss. Sebastiano e Fabiano del Museo di Buonconvento, un tempo nella compagnia di S. Sebastiano (Padovani, in Padovani - Santi, 1981, pp. 40-42; Viaggio a Buonconvento..., 1993). In tali opere, infatti, non si avvertono tracce dell’interesse per la pittura di Luca Signorelli destinato a segnare la successiva carriera di Pietro, al seguito della celebre e ormai dispersa pala dipinta verso il 1490 dal cortonese per l’altare Bichi di S. Agostino a Siena, la quale aveva al centro il S. Cristoforo ligneo di Francesco di Giorgio ora al Louvre (inv. RF.2384; una ricostruzione in Seidel, 1984).
Dal giovane nudo intento a togliere una calzatura nello sfondo della pala Bichi (Toledo, Museum of art, inv. 55.222A), Pietro di Domenico prese spunto per il Precursore nella Madonna col Bambino e i ss. Giovanni Battista e Girolamo dell’Art Gallery di York (con frammento di firma e nessi pure con la Madonna Pallavicini Rospigliosi di Signorelli; York Art Gallery, 1961, pp. 33 s., scheda 730), che sarà dunque da datare ai primi anni Novanta denotando, nel chiaro lume signorelliano e nelle forme più monumentali, un netto scarto di stile, cui è da associare pure la Pietà e santi del Museo d’arte sacra della diocesi di Grosseto (Guiducci, 1996, p. 136, sch. 11). Nell’ambito di una simile evoluzione Pietro sviluppò un linguaggio del tutto personale, ponendosi in parallelo al coetaneo Pietro Orioli (cui spetta la deliziosa Madonna col Bambino ex collezione Brownlow, creduta di Pietro da Bernard Berenson: 1930-1931, pp. 749 s.) e palesando presto un’iperbolica passione per i modi eccentrici del Maestro di Griselda (così detto dalle tre storie dell’eroina boccaccesca, inv. nn. 912-914, della National Gallery di Londra): delizioso pittore del giro signorelliano che ebbe discreto successo nella Siena artistica di fine Quattrocento e al quale spetta pure la figura della Fede in un terzetto di Virtù teologali del Metropolitan Museum (inv. nn. 1982.177.1-3), delle quali si è cercato di assegnare a Pietro di Domenico la Carità e la Speranza (Kanter, 1989, pp. 360-365, sch. 75). Tanto la Carità quanto la Speranza si devono invece a Mariotto d’Andrea da Volterra: fratello del Pietro d’Andrea da Volterra candidato ormai a essere il Maestro di Griselda (Angelini, 2005).
A proposito di nessi volterrani, il 6 febbraio 1493 un tale Biagio d’Antonio da Volterra abitante a Siena e Pietro di Domenico comparvero nella Curia di Mercanzia per eleggere gli arbitri utili a trovare il compromesso di una lite; Pietro presenziava quale procuratore di una certa Vangelista, di cui era genero e che era moglie del suddetto Biagio; la questione si sarebbe prolungata non poco e avrebbe coinvolto eminenti personalità: il 5 luglio 1493 furono infatti nominati arbitri Pandolfo Petrucci e il nipote di Pio II, Andrea Piccolomini, l’uno per la parte di Pietro e Vangelista, l’altro per quella di Biagio (ASS, Mercanzia, 147, cc. 9v, 42r, 55r; Lisini, 1928).
Il graduale e decisivo accostamento di Pietro di Domenico ai modi del Maestro di Griselda può essere colto nel susseguirsi di opere come la Madonna col Bambino e santi appartenuta alla collezione Langton Douglas (Christie’s 1980, scheda 110), la Madonna col Bambino e angeli ex Platt collection (Farsetti, 2009, scheda 300), la Madonna col Bambino e santi del Musée de Tessé di Le Mans (inv. LM.10.19; Berenson, 1932, p. 456), il solo volto del S. Fabiano affrescato in S. Simeone a Rocca d’Orcia (Martini, 2007, pp. 27, 29), un Redentore già sul mercato antiquario fiorentino (Bologna, Fototeca Zeri, scheda n. 17690), la Madonna col Bambino e santi dell’Earl of Crawford and Balcarres collection (Brigstoke, 2000) e la Madonna col Bambino e santi della banca Monte dei Paschi di Siena (inv. 2920; De Marchi, 1988, pp. 320-322). Tutto ciò si compie nel corso degli anni Novanta nella pala con la Natività e Assunzione della Vergine giunta nella collegiata di Radicondoli dal vicino monastero di S. Caterina (Folchi, 1993, pp. 472 s., sch. 105) e in due tavole della Pinacoteca di Siena, nelle quali i lontani paesaggi rocciosi, ma verdeggianti di arbusti, pullulano di microdettagli e di quelle figurine quanto mai allungate che sono tratte dai lavori più tipici del Maestro di Griselda: l’Adorazione dei pastori n. 390 (ibid., pp. 470 s., sch. 104) e la Natività e santi n. 279 (Torriti, 1990, p. 318). Capace di accostare l’eccentrico scarto dell’asino con un rudere di architettura di gusto antiquario, la prima non deve distanziarsi troppo dalla metà dell’ultimo decennio del secolo e denota un dialogo – nella testa di s. Giuseppe e in quella del Bambino, così come nei volti scuri dei pastori e nella preziosità della veste della Vergine – con quanto andava facendo Bernardino Fungai; dialogo che trova conferma nella Madonna col Bambino e santi n. 397 della solita Pinacoteca senese (Brandi, 1933, p. 236; Torriti, 1990, p. 318, nonché p. 321, sch. 382 per un’ulteriore Madonna che dovrebbe rientrare nel corpus di Pietro) e pure nell’Eroina della Collezione d’arte Cagnola di Gazzada (Boskovits - Fossaluzza, 1998).
La Natività n. 279 reca la lacunosa scritta «OPV[S] PETRI DOMINI[CI] DE [SE]NIS M[...]» in cui Emil Jacobsen (1908, p. 77) leggeva un «MCCCCC(?)» non più visibile già da Cesare Brandi (1933, pp. 235 s.) e che comunque non avrà potuto riferirsi a una data troppo oltre il 1500: non solo perché Pietro sarebbe morto nel 1501, ma anche per il lessico allineato al mondo di cui si è detto e non ancora aperto alle novità di Perugino e Pinturicchio che avrebbero toccato Siena di lì a poco e nelle quali Pietro non fu mai coinvolto (nonostante certe convinzioni passate).
Il 24 maggio 1497 Pietro di Domenico fu accolto tra i confratelli della compagnia di S. Girolamo di Siena (Siena, Biblioteca comunale degli Intronati [BCIS], ms. E.III2.2, c. 130v; Romagnoli, V, ante 1835, p. 770), presso la quale ebbe l’incarico di sagrestano nel 1498 (BCIS, ms. E.III2.2, c. 132v). Tale sodalizio, che aveva la sede principale nell’ospedale di S. Maria della Scala, fu assai frequentato dai pittori senesi; tra i confratelli si ricordano pure Benvenuto di Giovanni, Matteo di Giovanni (Fattorini, 2006, con bibl. precedente) e un attivissimo Pietro Orioli (Angelini, 1982).
Allora il maestro risiedeva nel Popolo di S. Stefano nel Terzo di Camollia, dove «Pietro di Domenico di Pietro dipintore» è menzionato negli «stratti» della «presta» comunale per l’onoranza del re di Francia del 1495 (ASS, Lira, 358, c. 84r), nelle imposizioni delle «preste» del maggio e del settembre 1497 (ibid., 352, c. 251v), del luglio 1500 (ibid., 356, c. 84r) e ancora del luglio 1502 (ibid., 363, cc. 86r e 366, c. 307v), quando però doveva essere ormai defunto (tanto da sospettare un errore dell’ufficio comunale). Tali notizie furono rese note da Ettore Romagnoli (V, ante 1835, pp. 767-769), che pure accennava a un acquisto fatto dal pittore nel 1500 da un certo Giovanni di Ortenzio e secondo il quale il nome di Pietro sarebbe comparso anche in «preste» successive (1522, 1528 e 1533); ciò tuttavia non risulta a un controllo dei documenti, fatta eccezione per uno «stratto» di debitori del 1533 (ASS, Lira, 433, c. 377v), che dovrebbe però fare riferimento a vecchi debiti non pagati a seguito della morte di oltre trent’anni prima. Dunque non ha più ragione di esistere il fastidioso equivoco di credere all’esistenza di due omonimi pittori senesi (quello di cui si è appena detto e il confratello di S. Girolamo) che ha percorso tutta la bibliografia sul maestro.
Morì nel 1501, come si dice nelle carte della compagnia di S. Girolamo (BCIS, ms. E.III2.2, c. 30v; Romagnoli, V, ante 1835, pp. 770 s.).
Alla sua morte Pietro aveva fatto in tempo ad affrescare la metà superiore di un’Assunta nel convento senese di S. Girolamo in Campansi, che sarebbe stata terminata da Giacomo Pacchiarotti, con figure ormai addolcite dal lessico peruginesco (Angelini, 1987). Ai tre figli ed eredi, Caterina, Domenico e Girolamo, il 10 maggio 1502 sarebbe stato affidato quale tutore Bartolomeo di Francesco (ASS, Curia del Placito, 171, c. 25v; Lisini, 1928).
Fonti e Bibl.: Siena, Biblioteca comunale degli Intronati [BCIS], ms. L.II.5: E. Romagnoli, Biografia cronologica de’ bellartisti senesi (ante 1835), ed. stereotipa Firenze 1976, V, pp. 767-771.
F.M. Perkins, Pitture senesi negli Stati Uniti, in Rassegna d’arte senese, I (1905), p. 78; A. Venturi, La quadreria Sterbini in Roma, in L’Arte, VIII (1905), p. 432; E. Jacobsen, Das Quattrocento in Siena, Strassburg 1908, p. 77; F.M. Perkins, Alcuni dipinti senesi, in Rassegna d’arte senese, VII (1911), 1-2, pp. 18 s.; A. Lisini, Elenco dei pittori senesi vissuti nel secolo XV, in La Diana, III (1928), p. 71; R.C. Morrison, An elusive minor Sienese master of the fifteenth century, in Art in America, XVIII (1930), pp. 305-309; B. Berenson, Quadri senza casa: Il Quattrocento senese. II, in Dedalo, XI (1930-1931), pp. 748-750, 763 s.; Id., Italian pictures of the Renaissance, Oxford 1932, pp. 456 s.; F.M. Perkins, Pitture senesi poco conosciute, in La Diana, VII (1932), p. 246 nota 11; C. Brandi, La Regia Pinacoteca di Siena, Roma 1933, pp. 35-237; F.M. Perkins, P. di D., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVII, Leipzig 1933, pp. 17 s. (con bibl. precedente); B. Berenson, Pitture italiane del Rinascimento, Milano 1936, p. 392; R. van Marle, The development of the Italian schools of painting, XVI, The Renaissance painters of Tuscany, The Hague 1937, pp. 397, 454-465 (con bibl. precedente); C. Brandi, Quattrocentisti senesi, Milano 1949, pp. 165, 239 nota 133; E. Carli, La pittura senese, Milano 1955, pp. 262-265; York Art Gallery catalogue. Catalogue of paintings, I, Foreign schools 1350-1800, York 1961, pp. 33 s., sch. 730; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance, III, 1, Central Italian and North Italian schools, London 1968, I, p. 343; B.B. Fredericksen - F. Zeri, Census of pre-nineteenth-century Italian paintings in North American public collections, Cambridge 1972, p. 165; Christie’s, Important paintings by old masters, New York, 10 gennaio 1980, lotto 110; S. Padovani - B. Santi, Buonconvento. Museo d’arte sacra della Val d’Arbia, Genova 1981, pp. 39-42; A. Angelini, Pietro Orioli e il momento ‘urbinate’ della pittura senese del Quattrocento, in Prospettiva, 30 (1982), pp. 30-43; Id., in Mostra di opere d’arte restaurate nelle province di Siena e Grosseto. III (catal. Siena), Genova 1983, p. 130; M. Seidel, Luca Signorelli um 1490, in Jahrbuch der Berliner Museen, XXVI (1984), pp. 181-256; D. Gallavotti Cavallero, Lo Spedale di Santa Maria della Scala in Siena, Pisa 1985, pp. 212, 214; A. Angelini, P. di D., in La pittura in Italia.Il Quattrocento, Milano 1987, p. 738; A. De Marchi, in La sede storica del Monte dei Paschi di Siena, a cura di F. Gurrieri et al., Firenze 1988, pp. 320-322; L.B. Kanter, in K. Christiansen - L.B. Kanter - C.B. Strehlke, La pittura senese nel Rinascimento 1420-1500 (catal., New York 1988-1989), Siena-Cinisello Balsamo 1989, pp. 359-365; P. Torriti, La Pinacoteca nazionale di Siena. I dipinti, Genova 1990, pp. 304 s., 317-321; M. Folchi, in Francesco di Giorgio e il Rinascimento a Siena 1450-1500 (catal., Siena 1993), a cura di L. Bellosi, Milano 1993, pp. 470-473, 527; Viaggio a Buonconvento con la guida di Giovan Girolamo Carli. 1773, a cura di R. Guerrini, Siena 1993, pp. 35, 68-71; L. Caron, P. di D. da Siena, in The Dictionary of art, a cura di J. Turner, XXIV, London-New York 1996, p. 780; A.M. Guiducci, in La Cattedrale di San Lorenzo a Grosseto (catal., Grosseto), a cura di C. Gnoni Mavarelli - L. Martini, Cinisello Balsamo 1996, p. 136; A. Angelini, in Id. - G. Chelazzi Dini - B. Sani, Pittura senese, Milano 1997, pp. 303, 318, 321 nota 43; M. Boskovits - G. Fossaluzza, La Collezione Cagnola, I, I dipinti dal XIII al XIX secolo, Busto Arsizio 1998, pp. 261 s., sch. A.3; H. Brigstoke, in ‘A poet in Paradise’. Lord Lindsay and Christian art (catal.), a cura di A. Weston Lewis, Edinburgh 2000, pp. 86 s.; A. Angelini, Pinturicchio e i pittori senesi: dalla Roma dei Borgia alla Siena di Pandolfo Petrucci, in Studi interdisciplinari sul pavimento del Duomo di Siena. Atti del convegno... 2002, Siena 2005, pp. 83-99; G. Fattorini, in Matteo di Giovanni. Cronaca di una strage dipinta (catal., Siena 2006), a cura di C. Alessi - A. Bagnoli, Asciano 2006, p. 43; L. Martini, in Castiglione d’Orcia. Sala d’Arte San Giovanni, Rocca di Tentennano, Cinisello Balsamo 2007, pp. 27, 29; Farsettiarte, Asta di importanti arredi, maioliche, dipinti antichi provenienti da due residenze toscane, Prato, 30 ottobre 2009, sch. 300; Sotheby’s, Important old master paintings and sculpture, New York, 31 gennaio 2013, lotto 6; Sotheby’s, Master paintings: part I, New York, 29 gennaio 2015, lotto 11.