Pietro di Allegranza
Notaio e copista (sec. XIII). L'ordinamento dei Memoriali (v.) - istituito per la prima volta in Bologna, nel 1265, a opera di Loderingo degli Andalò e Catalano de' Catalani (i frati gaudenti famosi per la condanna dantesca di If XXIII) - fissava le norme dei contratti fra privati, contratti da riportare, a tutela contro eventuali frodi ai danni degli analfabeti, in registri ufficiali detti Libri memorialium o Memorialia Communis. Il notaio redattore degli atti, che teneva banco nei giorni di sabato in piazza del mercato, risultava al servizio degli uomini di uno dei popolosi quartieri cittadini.
La rilevanza di tali strumenti notarili trascende comunque la stessa storia del diritto per la presenza in essi di scritture volgari testimonianti in genere pregevolissimi documenti dell'antica lirica dotta o popolare. Una delle testimonianze suddette (che, disponendosi secondo un'accorta topografia, servivano a colmare gli spazi lasciati in bianco dai rogiti) è costituita appunto dal frammento (o versione ridotta?) della ben nota canzone dantesca Donne ch'aviti intellecto d'amore, trascritta nel Memoriale 82, datato 1292-1293, di cui è titolare Pietro di Allegranza (" factus et compositus per me Petrum Alegrance notarium, dicto offitio deputatum tempore nobilis millitis domini Celli de Spoliti potestatis Bononiae "), un nome che però autorevolmente si lega - insieme con quello di Enrichetto delle Querce, trascrittore del sonetto per la Garisenda (Memoriale 60) - alla primissima tradizione manoscritta delle Rime di D. e a quella che fu definita la " priorità e preminenza bolognese nel culto dantesco " (forse da spiegare con il soggiorno del poeta nella città emiliana prima del suo esilio).
È del tutto improbabile che il pezzo, per la prima volta segnalato al pubblico dal conte Giovanni Gozzadini, sia uscito dalla memoria - come invece potrà ammettersi per altri casi analoghi - del notaio Pietro, il quale, al contrario, pone cura di confermare una patina non bolognese e non fiorentina, ma siculo-toscana (che lascia insomma sussistere la fondata ipotesi di un'estrazione centro-meridionale del copista), garantita, fra molti altri segni, dal cha (causale) e dal sicilianismo ave, " ha ".
Bibl. - V. Franchini, L'Instituto dei "Memoriali " in Bologna nel sec. XIII, Bologna 1872; G. Livi, D., suoi primi cultori, sua gente in Bologna, ibid. 1918; G. Carducci, Intorno ad alcune rime dei secoli XIII e XIV ritrovati nei Memoriali dell'Archivio Notarile di Bologna, in " Atti e Mem. R. Deputaz. St. Patria Prov. Romagna " s. 2, II (1876) 105 ss. (rist. in Opere, XVIII, Bologna 1907, 109-282); F. Pellegrini, Rime inedite dei secoli XIII e XIV, in " Il Propugnatore " n.s., III (1891) 113-178; E. Levi, Cantilene e ballate dei secoli XIII e XIV dai ‛ Memoriali ' di Bologna, in " Studi Mediev. " IV (1912-13) 279-334; A. Caboni, Antiche rime italiane tratte dai Memoriali bolognesi, Modena 1941, 53; S. Debenedetti, Osservazioni sulle poesie dei Memoriali bolognesi, in " Giorn. stor. " CXXV (1948) 1-41; D. De Robertis, Censimento dei manoscritti delle Rime di D., in " Studi d. " XXXVII (1960) 153; si veda infine anche l'edizione delle Rime di D. a c. di G. Contini, Torino 1965³ (particolarmente la Nota al testo, pp. 284-285).