DELLA VALLE, Pietro
Viaggiatore, nato a Roma l'11 aprile 1586 dalla nota famiglia patrizia, morto ivi il 21 aprile 1652. Conoscitore non superficiale delle lingue classiche, versato nella storia e nella geografia, non ignaro di cognizioni astronomiche, scrisse in gioventù poesie e prose e si dedicò alla musica tanto da diventare ottimo suonatore di diversi strumenti e da scrivere, nel 1640, un importante Discorso sulla musica dell'età nostra. Fu soldato in Barberia e nel 1611 prese parte all'occupazione delle isole Kerkennah, presso la costa tunisina. Cagione a maggiore impresa fu un amore contrastato, che lo costrinse a lasciare Roma. Dapprima passò a Napoli, indi, per consiglio di Mario Schipano (al quale egli dirigerà poi le 54 lettere narrative del proprio viaggio), vestito l'abito del pellegrino si recò a Venezia l'8 giugno 1614 e partì per la Terrasanta sul vascello da guerra il Gran Delfino.
Toccato il porto di Zante e navigato a poca distanza dal Peloponneso rasentando parecchie delle isole dell'Arcipelago, si spinse fino al luogo dove sorgeva Troia e descrisse alcune rovine, che egli credette avanzi dell'antica città. Visitò poi Abido e Gallipoli e per il Mar di Marmara giunse a Costantinopoli, dove si trattenne per più d'un anno. Si recò poi a Rodi e quindi ad Alessandiia. Per il ramo di Rosetta risalì il Nilo fino al Cairo e visitò le piramidi e la Sfinge. Dal Cairo passò nella penisola del Sinai e salì fino sulla cima del monte, poi da Suez si recò in Palestina visitando minutamente Gerusalemme. Damasco e Aleppo accolgono poi il pellegrino, che attraverso il deserto e la Mesopotamia giunge in Baghdād. Da Baghdād muove in più direzioni per visitare città e rovine, poi passa in Persia e visita Hamadān, Teherān, Iṣfahān, Shīrāz, Lār dove fa lunghe soste, di tutto facendo cenno, dalle iscrizioni cuneiformi di Persepoli ai costumi dei Persiani e alla loro storia antica e recente. A Bandar Abbās s'imbarcò per l'India, di cui visitò le coste sino a Calicut, spingendosi un po' verso l'interno, fino ad Ahmadabad, nel Gugerat. Il viaggio di ritorno lo compì sostando prima nella penisola arabica, a Mascate, poi per il Golfo Persico e per la Mesopotamia giungendo al porto di Alessandretta. Di qui navigò a Siracusa e a Napoli, e fu di ritorno a Roma il 28 marzo 1626.
Viaggio quindi di grandioso sviluppo, non determinato dal caso, ma fissato prima e attuato con diligenza. Di tutte le terre che attraversa il D. V. mostra di non ignorare la storia e le bellezze monumentali, e di poche egli si dimentica di prendere conoscenza oculare: onde la narrazione sua servirà di punto di partenza per molti viaggiatori e archeologi assai posteriori. Miniera preziosa d'informazioni di ogni specie è quindi tale narrazione, contenuta nelle lettere che egli spedì all'amico, chiare ed efficaci benché spesso alquanto prolisse. Scritte alla buona, a breve distanza dagli avvenimenti narrati, esse hanno una sicura impronta di verità. Il D. V. compì il suo viaggio con larghezza di mezzi, che gli permisero di acquistare molti manoscritti orientali (i quali hanno arricchito poi la Biblioteca vaticana); su di essi compié importanti indagini filologiche, e tradusse in latino una grammatica e un dizionario copto e arabico. In gran parte queste opere sono andate smarrite.
Ripresa dimora in Roma, il D. V. tornò a occuparsi di poesia e, accolto nell'Accademia degli Umoristi, dissertò più volte su varî argomenti. Nell'aprile del 1636, avendo ferito un servo di casa Barberini, fu costretto a cercare rifugio in un castello dei Colonnesi. Processato, fu confinato a Ferrara per 5 anni; ma, graziato l'anno dopo, tornò in patria e potè riavere beni e onori.
Nella Babilonia aveva sposato una fanciulla di nobile famiglia assira, Sitti Maani; ma, perdutala poi in Persia, ne aveva fatto imbalsamare il corpo e per 4 anni lo aveva portato con sé, facendolo poi seppellire nella tomba di famiglia nella chiesa di Aracoeli. Aveva sposato poi la fanciulla georgiana Maria Tinatin di Ziba.
Opere: Principali edizioni dei viaggi: P. Della Valle, Viaggi descritti in 54 lettere famigliari, Roma 1650-58, 4 voll.; Venezia 1661 e 1667; Roma 1658-63; Bologna 1672 e 1677, in 3 voll.; Venezia 1681; Torino 1843, 2 voll. Ci sono inoltre 4 traduzioni fraricesi, una olandese, una inglese e una tedesca.
Bibl.: G. P. Bellori, Vita di P. D. V., premessa all'ediz. di Roma del 1658-63 (altra biografia, dovuta all'abate F. M. Bonini, è premessa all'ediz. di Venezia del 1667); I. Ciampi, P. D. V., in Nuova Antologia, settembre-dicembre 1879; G. Pennesi, P. D. V. e i suoi viaggi in Turchia, Persia e India, in Boll. Società Geografica Ital., novembre-dicembre 1890; P. Amat di S. Filippo, Studî biografici e bibliografici, 2ª ed., Roma 1882, I, pp. 384-388; C. Bertacchi, Biddulp e P. D. V., Roma 1892; V. Losito, P. D. V., Varese 1928.