VARIGNANA, Pietro
da. – Nacque da Giovanni e da Diana di Giramonte Malconsigli a Bologna, verosimilmente nei primi anni Trenta del secolo XIV. Il padre era il secondogenito di Bartolomeo da Varignana, medico (v. la voce in questo Dizionario), e di Michelina di Nascimbene da Sala.
Pietro seguì la tradizione professionale della famiglia, ricevendo presumibilmente dal padre i primi rudimenti della formazione e avviandosi poi alla carriera universitaria come appunto il padre, il nonno e il bisnonno (Giovanni, che per primo trasferì la residenza della famiglia dal castello di Varignana a Bologna).
Sposatosi prima del 1300, il padre Giovanni (l’attività professionale del quale è poco nota) risiedette nella cappella di S. Martino di Porta Nova, nel quartiere residenziale dei medici, presso le scuole di medicina e arti dello Studio; sembra che fosse ancora vivo nel 1367. Anche il fratello maggiore di Pietro, Matteo, percorse la carriera universitaria, laureandosi in filosofia e medicina nel 1370 e insegnando sino al 1381. L’unica traccia documentaria della sua attività professionale è una perizia medico-legale del 1401 (edita da Münster, 1958).
Pietro da Varignana aveva iniziato l’insegnamento nel 1360 come lettore di grammatica; nell’anno accademico 1376-77 insegnò logica e conseguì la laurea in filosofia e medicina nel 1377. Nel 1380-81 fu lettore di medicina straordinaria e nel 1381-82 di medicina in nonis; nel 1385-86 fu nuovamente sulla cattedra di medicina straordinaria, con un salario pari a 100 lire bolognesi, elevato nel 1388 a 125 lire (lo stipendio più elevato per i lettori del tempo). Anche per gli anni Novanta si hanno testimonianze dei suoi insegnamenti: medicina de mane nel 1392-93, in nonis nel 1395-96 e de sero nel 1398-99. Esercitò la docenza in medicina ordinaria e pratica fino alla morte.
Nel 1386 venne nominato priore del Collegio dei medici; durante il suo priorato dovette fronteggiare un’insidiosa accusa. Nel marzo del 1386 fu infatti accusato di aver trasgredito agli statuti del Collegio, avendo accettato in esso Guglielmo d’Argile, che non era bolognese, né per nascita, né per padre. Pietro negò recisamente (4 marzo); verosimilmente fu prosciolto, perché pochi mesi dopo, nell’esercizio delle sue funzioni di priore, diede il consenso all’ammissione di Tommaso degli Arienti.
Giovanni Nicolò Alidosi gli attribuisce una pubblicazione a stampa dal titolo Secreti medicinali, che Giovanni Fantuzzi e Luigi Samoggia dichiarano di non essere riusciti a reperire. Fantuzzi gli attribuisce invece un’opera dal titolo Petrus de Varignanae Receptae Universales de aegritudinibus a capite usque ad pedes, da identificare nell’attuale ms. Riccardiano 1177 (antica segnatura L.III.15) della Biblioteca nazionale di Firenze.
Cartaceo, del secolo XV, il codice trasmette infatti alle cc. 195-212 una Practica parva a capite usque ad pedes, indicando come autore «Petrus de Varignana». Tutt’altro che rara nella letteratura medica, la tipologia della Pratica s’inserisce anche, per così dire, nella tradizione familiare dei da Varignana: sono infatti sopravvissute due opere dal medesimo titolo (Practica) composte dal nonno Bartolomeo e dallo zio Guglielmo da Varignana (v. la voce in questo Dizionario).
È stata segnalata in tempi relativamente recenti da Paul Oskar Kristeller (1983) presso la Biblioteca civica di Lubecca (Hansestadt Bibliothek) una Practica manoscritta attribuita a Pietro, inedita e mai studiata, che potrebbe avere qualche relazione con il codice fiorentino.
Pietro da Varignana fece testamento il 12 febbraio 1391, presso il notaio Guglielmo di Iacopo da San Giorgio. Come risulta dal testamento, aveva sposato una Domenica di Iacopo; residente nella cappella di S. Lucia, costei rinunciò all’eredità, il 2 agosto 1417 (Archivio di Stato di Bologna, Notarile, Rogiti di Filippo Cristiani, Protocollo nr. 7, c. 40).
Alla morte, occorsa a Bologna l’8 aprile 1407, fu onorato con solenne processione, e fu sepolto nel chiostro della chiesa di S. Giacomo degli Eremitani. Sul cenotafio fu posta un’epigrafe celebrativa, il cui incipit è «Condita marmorea tenet hic sua membra sepulcro».
Fonti e Bibl.: G.N. Alidosi Pasquali, I dottori bolognesi di teologia, filosofia, medicina e d’arti liberali dall’anno 1000 per tutto marzo del 1623, Bologna 1623, pp. 155 s.; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, VIII, Bologna 1790, pp. 187 s.; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni della famosa Università e del celebre Istituto delle Scienze di Bologna, Bologna 1847, p. 315; L. Münster, La medicina legale a Bologna nel Quattrocento, in Actes du VIIIe Congres International d’histoire des sciences, Florence-Milan, 3-9 septembre 1956, Vinci-Paris 1958, p. 16; L. Samoggia, I Varignana, Bologna 1963; P.O. Kristeller, Iter Italicum, III, London-Leiden 1983, p. 601b; I lettori di Medicina allo Studio di Bologna nei secoli XV e XVI, a cura di A. Cristiani, Bologna s.d., pp. 45 s.