PIETRO da Sassoferrato
PIETRO da Sassoferrato. – Non si hanno notizie intorno alla sua famiglia e alla sua vita prima che fosse frate minore.
Tutto ciò che si sa di lui è incentrato sul martirio subito a Valencia, con scarsi dati relativi agli anni precedenti trascorsi in Spagna. Inoltre si tratta di lui sempre insieme al confratello con il quale fu martirizzato, Giovanni da Perugia, che lo precede in quanto sacerdote, mentre Pietro era un converso laico. Come in casi simili, il racconto del loro martirio riportato nella Chronica XXIV generalium (seconda metà del XIV secolo) viene ripetuto più o meno allo stesso modo nei testi a stampa dei secoli successivi, fino al Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica di Gaetano Moroni del 1845. Dati un po’ più ampi vengono offerti da Lucas Wadding negli Annales minorum (metà XVII secolo), la trattazione più recente su Giovanni e Pietro è quella di Isidoro da Villapadierna nella Bibliotheca sanctorum (1969), anch’essa priva di dati biografici anteriori al periodo spagnolo.
Gli studi sui martiri francescani dei secoli XIII-XIV pubblicati in questi ultimi anni non offrono informazioni di carattere biografico, e per lo più citano il martirio di Giovanni e Pietro in poche parole, volti essenzialmente all’indagine del valore e della memoria del martirio in ambito francescano. Inoltre l’interesse è preso soprattutto dai cosiddetti protomartiri francescani, cinque frati uccisi in Marocco nel 1220, il cui martirio è collegato alla successiva conversione di Antonio da Padova.
Alcune precisazioni legate alla storia di Spagna e a memorie locali si trovano in León Amorós (1956), non privo però di toni agiografici. Stando alla fonte minoritica del XIV secolo, i due frati sarebbero stati inviati in Spagna direttamente da Francesco d’Assisi. La Chronica ne dà soltanto i nomi, Wadding ne indica l’origine (Perugia e Sassoferrato) e l’anno di arrivo, il 1220, Isidoro da Villapadierna (1969) propone anche il 1217, meno probabile. Forse la loro missione non era primariamente quella di evangelizzare in territorio musulmano, infatti Wadding scrive che arrivarono a Saragozza e da qui si spostarono a Teruel, in Aragona, conquistata ai musulmani nel 1171 da Alfonso II. Nella città di Saragozza avrebbero partecipato a un capitolo provinciale nel 1220, con il ministro di Spagna Giovanni Parenti, al quale avrebbero chiesto di poter andare a predicare ai musulmani di Valencia, come sostiene Amorós, che pone prima l’arrivo a Teruel, donde i frati sarebbero andati a Saragozza per il Capitolo. A Teruel fondarono il convento minoritico, se così si deve intendere il «conventum capientes» della Chronica, ripreso da Antonino da Firenze, Chronicorum opus (seconda metà del XVI secolo). Più probabilmente, come scrive Wadding, per il grande affetto da parte dei fedeli, si costruirono due cellette «vili materia» presso un’edicola consacrata all’apostolo Bartolomeo, restandovi per un decennio; se anche si dovesse anticipare la data del martirio, i due frati si fermarono comunque a Teruel circa otto anni.
A Valencia, all’epoca in mano musulmana, si sarebbero recati spinti dallo zelo missionario e dal desiderio di martirio, infiammati dall’esempio di altri recenti martiri francescani. Ma non si può escludere vi fosse anche il motivo di assistere gli schiavi cristiani (Isidoro da Villapadierna). Nella città, retta dal fratello del Miramolino, Ceid Abu Zeyd (Zeit Abuzeit), definito re nella Chronica XXIV generalium, o emiro, avrebbero iniziato a predicare la fede cristiana e a condannare gli errori della religione islamica, per cui vennero imprigionati. Continuando nel rifiuto della fede islamica, essi furono decapitati; la data tradizionale, indicata già nella Chronica, è quella del 29 agosto 1231, simbolicamente nel giorno della decollazione di san Giovanni Battista, ma si discute se anticiparla al 1228-29, perché nel 1229 Ceid Abu Zeyd venne deposto dal suo rivale Abenzeyan (Zaen). La Chronica indica anche il luogo del martirio, «in platea quadam civitatis, quae Ficareta dicitur», secondo Wadding «in forum de la Hiquera, sive a ficu noncupatum», identificato con piazza Figueira o Higuera (poi Plaza de la Reina).
Le fonti e i successivi cronisti si soffermano sugli avvenimenti posteriori alla loro morte. Il re d’Aragona Giacomo I, già in lotta con Ceid Abu Zeyd, si impegnò ancora più fortemente per vendicare i martiri, riportando una serie di vittorie, in seguito alle quali l’emiro musulmano si arrese promettendo di convertirsi al cattolicesimo, cosa che avrebbe fatto. Giacomo entrò in Valencia il 28 settembre 1238; l’emiro, con il consenso del vincitore, donò il suo palazzo ai frati minori perché ne facessero il loro convento. Nel racconto della Chronica non vi è quindi alcun riferimento ad Abenzeyan, l’interesse è tutto su Ceid Abu Zeyd e sulla sua conversione. Questa storia è imprecisa, per il fatto, già ricordato, che a Valencia dopo il 1229 regnava Abenzeyan e che Ceid Abu Zeyd si era già rifugiato presso Giacomo I.
L’altro interesse degli scrittori di storia francescana è ovviamente legato al culto e alla memoria dei due martiri. I loro corpi sarebbero stati recuperati e sepolti dai cristiani di Valencia e avrebbero operato molti miracoli. Per questo Giacomo I li ottenne in cambio della liberazione di molti prigionieri saraceni, senza altro riscatto, ma a questo punto le trattative dovettero essere condotte non con Ceid Abu Zeyd, che dalla Chronica al Wadding è l’unico antagonista dei cristiani, ma con Abenzeyan. Nel 1232 le reliquie furono portate al convento di Teruel, dove continuarono a operare miracoli, in particolare, vari anni dopo, quando liberarono la città dall’invasione di cavallette, per cui i due martiri italiani, compatroni di Teruel, divennero speciali protettori della città contro questi insetti. Il loro culto fu approvato nel 1705 da Clemente XI. In età moderna le loro reliquie, pur restando a Teruel, sono andate incontro ad alcuni spostamenti: nel 1835 furono portate presso la chiesa di S. Chiara, nel 1900 nel nuovo convento dei frati minori.
Fonti e Bibl.: Chronica XXIV generalium Ordinis Minorum (XIV secolo), in Analecta franciscana, III, Ad Claras Aquas 1897, pp. 186-188, Antonino da Firenze, Chronicorum opus in tres partes divisum, Tertia pars, Lugduni, ex Officina Iuntarum, et Pauli Guittii, 1586, pp. 767 s.; J.A. de Hebrera y Esmir, Historia abreviada de la vida y martyrio glorioso del los Mártires de Teruel San Juan de Perusia y San Pedro de Saxoferrato, Saragozza 1690; Acta sanctorum, Augusti, VI, Antwerpiae 1743, pp. 837-842; L. Wadding, Annales Minorum seu trium Ordinum a S. Francisco institutorum, Editio tertia a cura di G.M. Fonseca, Ad Claras Aquas 1931, I, pp. 407 s. (sub anno 1220), II, pp. 307 s. (sub anno 1231), III, pp. 4 s. (sub anno 1238).
G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, XXXI, Venezia 1845, pp. 41 s.; L. Amorós, Los santos mártires franciscanos B. Juan de Perusa y B. Pedro de Saxoferrato en la historia de Teruel, in Teruel, 1956, 15-16, pp. 5-142; Isidoro da Villapadierna, Giacomo da Perugia e P., beati, martiri, in Bibliotheca sanctorum, VI, Roma 1969, coll. 1052 s.; C. Ferrero Hernandez, Inter Saracenos. Mártires franciscanos en el Norte de África y en la Península Ibérica, in Frate Francesco, LXXVII (2011), pp. 261-277, in partic. p. 266.