PIETRO da Pisa
PIETRO da Pisa (Petrus Pisanus diaconus). – Su di lui abbiamo scarsissime e incerte notizie, oltre a quelle fornite da Eginardo e Alcuino di York. Non sono note né la data della sua nascita né quella della sua morte: verosimilmente nacque prima del 735.
Mancano dati sicuri anche sulla sua formazione, che tuttavia è presumibilmente da collegare ai modelli culturali longobardi della scuola di corte di Pavia, forte di una tradizione solida e prestigiosa, dove – a quanto riferisce Paolo Diacono – erano attivi i maestri Felice e Flaviano (Villa, 2000, p. 576). Intorno al 760 Pietro doveva essere già un personaggio famoso e autorevole, stando alla testimonianza di Alcuino, il quale riferisce (Epist. 172 a Carlo Magno, aprile 799) di averlo conosciuto nel 767, quando, ancora giovane (adolescens), si era fermato per alcuni giorni a Pavia di ritorno da un viaggio a Roma al seguito del suo maestro Aelberto, e di averlo in quell’occasione ascoltato nel corso di una disputa con un giudeo di nome Lullus (o Iulius: cfr. Gorman, 2000, p. 238 n. 3; Id. introduzione a Grammatical works..., 2014, p. XVIII n. 15). Dopo la presa di Pavia (774), Pietro si trasferì in Francia al seguito di Carlo Magno, primo o uno dei primi letterati chiamati dal sovrano franco a collaborare al programma di riforme (della scuola, della disciplina ecclesiastica, della liturgia) da lui intrapreso. Eginardo (Vita Karoli, 25) ci informa che Pietro era diacono e ormai anziano (senex) nel periodo in cui si trovava alla corte di Carlo Magno, dove impartì al re lezioni di grammatica latina, che corrispondeva, in quel tempo, all’insegnamento elementare. Dalla testimonianza di Alcuino e dal resoconto storiografico di Eginardo si evince dunque che, alla corte del re franco, l’ars grammatica (disciplina verso cui il sovrano mostrava particolare interesse per preoccupazioni di carattere personale non meno che per motivazioni di ordine politico e religioso: cfr. Murdock Andersson, 2010) si identificasse in modo particolare nell’anziano diacono, definito dulcis doctusque magister in apertura di due carmina a lui stesso dedicati: l’uno di Angilberto di Saint-Riquier (Pauli et Petri diaconorum Carmina, a cura di E. Dümmler, 1881, XLII, p. 75), l’altro inviato a nome di Carlo Magno (ibid., XLIII, p. 76). Sulla base di un atto del 5 giugno 796, sottoscritto da Petrus diaconus e da Fiducia clericus, si può inoltre stabilire che, a quella data, Pietro si trovava nuovamente in Italia, e precisamente a Pisa, dopo il soggiorno in Francia (Neff, 1908, pp. 182 s.; Godman, 1987, pp. 63 s.). Morì verosimilmente non più tardi del 799.
Al nome di Pietro da Pisa sono associate alcune opere di grammatica, recentemente pubblicate, in forma completa, da Elke Krotz e Michael Gorman (Grammatical works..., 2014). Si tratta di testi che, connessi verosimilmente con l’attività didattica del maestro pisano, costituiscono una delle testimonianze più importanti dello studio e dell’insegnamento della lingua latina al tempo di Carlo Magno, anche se non sono ancora completamente chiari il contesto storico in cui furono redatti e le modalità stesse della loro composizione e utilizzazione.
Qui di seguito sono elencati secondo l’ordine di successione in cui sono stampati nell’edizione di Krotz e Gorman.
La serie si apre con le diverse quaestiunculae tràdite dal codice Bruxelles, Bibliothèque Royale II 2572 (Phillipps 12362), uno dei più celebri manoscritti della prima età carolingia, già segnalato da Bernhard Bischoff (1973, p. 30) come collettore di opere dovute al maestro pisano. Da un’iscrizione, che compare sulla c. 1 del ms., risulta che esso fu trascritto per ordine di Carlo Magno da un «originale dell’arcidiacono Pietro» (ex autentico Petri archidiaconi), molto probabilmente dopo il ritorno del maestro a Pisa, più precisamente poco dopo l’800, sulla base di un esemplare presente nella biblioteca di corte (Gorman, introduzione a Grammatical works..., 2014, p. XXVI). Tutte le opere sono strutturate sotto forma di domanda e risposta, schema già impiegato nella grammatica di Giuliano di Toledo, una delle fonti di Pietro. L’opera più estesa è una lunga serie di quaestiunculae basate sulle Institutiones grammaticae di Prisciano (cc. 17v-119v; ed. Krotz - Gorman, pp. 1-157); di gran lunga più brevi sono le quaestiunculae che seguono, basate rispettivamente su Diomede (cc. 120r-125r; ed. Krotz - Gorman, pp. 159-168) e su Pompeo (cc. 125v-147r; ed. Krotz - Gorman, cit., pp. 169-202); queste ultime sono forse mutile.
Uno degli aspetti più significativi di questa serie di opere consiste nel fatto che, assieme ai manuali di grammatica di Alcuino (Holtz, 2000, pp. 289-291), esse forniscono la prima testimonianza dell’impiego sul continente europeo delle Institutiones priscianee, la cui ‘riscoperta’ apportò novità di grande rilievo alla pedagogia altomedievale. Infine, 69 quaestiunculae (che in realtà occupano i fogli iniziali del codice di Bruxelles, 1-17v), quasi esclusivamente dipendenti dal commentario di Gerolamo (che adattano in alcuni punti allo schema domanda-risposta: Courtray, 2005, pp. 123-126), concernono il libro biblico di Daniele (ed. Krotz - Gorman, pp. 203-221, ma già Martène, 1723, coll. 277-294 e PL 96, coll. 1347-1362) e riservano particolare attenzione agli elementi grammaticali e lessicologici.
Segue un altro manuale intitolato Ars Petri (pp. 223-285), edito sul fondamento di quattro manoscritti: Bern, Burgerbibl. 522 (primo terzo sec. IX, da Reims) cc. 1v-68; Bern, Burgerbibl. 207 (sec. VIII ex.-IX in.) cc. 148-168; Sankt Gallen 876 (sec. VIII ex.-IX in.) cc. 33-85; Oxford, Bodl. Libr. 28188 (Add. C 144) (sec. XI in., Italia centrale) cc. 1-19 (excerpta, De pronomine). Si tratta in sostanza di un commento all’Ars Donati, ma con aggiunte da altri grammatici tardoantichi (per esempio, Sergio e Probo), noto prima d’ora sulla base dell’edizione parziale di Hermann Hagen (1870, pp. 159-188), che lo attribuì a un Petrus grammaticus, in seguito identificato da Ambrogio Amelli (1899, p. XIV) con Pietro da Pisa. Tale paternità è basata sul fatto che nell’opera sono citate come esempi le città di Pisa e forse anche quella di Luni (pp. 235, 391) e che un Petrus e un rex pacificus (presumibilmente Carlo Magno) sono menzionati tra i venti versi, che in due codici sono posti come epilogo dell’opera (cfr. ed. Krotz - Gorman, 2000, p. 268; Munzi, pp. 95-97).
Incerta è invece la paternità dell’ultimo trattato (anch’esso in sostanza un commento a Donato) edito da Krotz - Gorman (pp. 287-357) con il titolo di Ars Dieziana, denominazione che trae origine dal celeberrimo codice Berlin, Staatsbibliothek, Diezianus B. Santenianus 66 (cc. 3-50), che ne conserva una versione più ampia di quella che si legge nel già citato manoscritto Bern, Burgerbibl. 207 (cc. 113-123, olim 115-125), sulla base del quale Hagen (1870, pp. XXIV-XXIX) ne pubblicò alcuni escerti.
Di Pietro da Pisa ci sono pervenuti anche brevi componimenti poetici alcuni dei quali, in forma epistolare, sono indirizzati a Paolo Diacono e costituiscono la parte superstite di una corrispondenza poetica (databile al 783) tra Pietro e lo stesso Paolo, Angilberto di Saint-Riquier e Carlo Magno.
Il primo di tali carmina (Neff, 1908, pp. 60-62) è un’epistola in versi (12 strofe tristiche) dal tono faceto e ironico, scritta su richiesta di Carlo Magno per convincere Paolo Diacono – posto accanto a Omero, Virgilio, Orazio, Tibullo e Tertulliano – a trasferirsi alla corte franca attraverso un elogio oltremodo esagerato della sua erudizione e, in particolare, della sua conoscenza dell’ebraico e del greco (fatto che conferma forse l’interesse alla presenza, a corte, di un maestro capace di insegnare rudimenti di lingua greca, in vista dell’imminente matrimonio di Rothrud, figlia di Carlo Magno, con Costantino, figlio della basilissa Irene: Godman, 1985, pp. 9 s., 82-86; Mastandrea, 2000, pp. 293 s.). Gli altri due poemetti, in esametri (Neff, 1908, pp. 84-87, 99 s.), contengono alcuni enigmi sottoposti a Paolo Diacono, che a sua volta risponde in versi, risolvendo gli indovinelli e proponendone di nuovi. Si tratta di testimonianze che confermano il grande interesse per l’enigmistica (sviluppatasi sin dall’VIII secolo in area anglosassone e longobarda) nell’entourage di Carlo Magno. In un altro poemetto di 61 esametri (Neff, 1908, pp. 159-162), composto sotto l’impressione suscitata dagli eventi del 774-777 (Schaller, 1997, pp. 198-201) o, più probabilmente, negli anni 788-799 (Rädle, 2002, pp. 14 s.), Pietro tesse un panegirico di Carlo Magno.
Incerta infine l’attribuzione a Pietro (sostenuta da Karl Neff) del primo dei due componimenti grammaticali, che si leggono nel codice Parigino lat. 7530 (VIII secolo), importante compilazione di testi grammaticali, retorici e metrici, già da tempo collegata all’attività di Paolo Diacono. Si tratta di una rielaborazione ritmica di un anonimo manuale di grammatica sui modi del perfetto, che nel manoscritto precede i ritmi. Secondo Louis Holtz (1975, pp. 126-130), l’opuscolo grammaticale anonimo, ispirato alla grammatica di Diomede, e i due ritmi costituiscono un tutt’uno e vanno ascritti a Paolo Diacono.
Fonti e Bibl.: E. Martène, Veterum scriptorum et monumentorum historicorum, dogmaticorum, moralium amplissima collectio, IX, Paris 1723, pp. 277-294; H. Hagen, Anecdota Helvetica quae ad grammaticam latinam spectant ex bibliothecis Turicensi, Einsidlensi, Bernensi, Lipsiae 1870 (rist. Hildesheim 1961), pp. XCVI s., 159-171 (= H. Keil, Grammatici Latini, VIII); Pauli et Petri diaconorum Carmina, a cura di E. Dümmler, in MGH, Poetae Latini Aevi Carolini, I, Berlin 1881, pp. 27 ss.; A. Amelli, Ars Donati quam Paulus Diaconus exposuit, Monte Cassino 1899; K. Neff, Die Gedichte des Paulus Diaconus. Kritische und erklärende Ausgabe, München 1908; M. Manitius, Zur Grammatik Peters von Pisa, in Münchener Museum für Philologie des Mittelalters und der Renaissance, I (1912), pp. 178-184 (excerpta dal cod. Bern 522), a cura di E. Krotz - M.M. Gorman, introduzione di Grammatical works attributed to Peter of Pisa, Charlemagne’s tutor, M.M. Gorman, Hildesheim 2014.
M. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, I, München 1911, pp. 452-456; B. Bischoff, Sammelhandschrift Diez. B Sant. 66. Grammatici latini et catalogus librorum. Vollständige Faksimile-Ausgabe im Originalformat der Handschrift aus der Staatsbibliothek preussischer Kulturbesitz, Graz 1973; F. Brunhölzl, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, I, München 1975, pp. 249 s.; L. Holtz, Le Parisinus Latinus 7530, synthèse cassinienne des arts libéraux, in Studi medievali, ser. 3, XVI (1975), pp. 97-152; V. Law, The insular Latin grammarian, Woodbridge 1982; P. Godman, Poetry of the carolingian renaissance, London 1985; Id., Poets and emperors. Frankish politics and carolingian poetry, Oxford 1987; V. Law, The transmission of early medieval elementary grammars. A case study, in Formative stages of classical tradition. Latin texts from antiquity to the Renaissance. Proceedings of a Conference held at Erice, 16-22 october 1993, a cura di O. Pecere - M.D. Reeve, Spoleto 1995, p. 242; Ead., Grammar and grammarians in the early Middle Ages, London-New York 1997; D. Schaller, Karl der Grosse im Licht zeitgenössischer politischer Dichtung, in Karl der Grosse und seine Nachwirken. 1200 Jahre Kultur und Wissenschaft in Europa, I: Wissen und Weltbild, a cura di P.L. Butzer - M. Kerner - W. Oberschelp, Turnhout 1997, pp. 193-219; M.M. Gorman, Peter of Pisa and the Quaestiunculae copied for Charlemagne in Brussels II 2572, in Revue bénédictine, CX (2000), pp. 238-260; L. Holtz, Priscien dans la pédagogie d’Alcuin, in Manuscripts and tradition of grammatical texts from antiquity to the Renaissance. Proceedings of a Conference held at Erice, 16-23 october 1997, as the 11th Course of International School for the study of written records, a cura di M. De Nonno - P. De Paolis - L. Holtz, I, Cassino 2000, pp. 289-326; A. Luhtala, «Excerpta» da Prisciano, Diomede e Pompeo compilati da P. da P. nel codice Bruxell. II 2572, ibid., pp. 327-350; P. Mastandrea, Classicismo e cristianesimo nella poesia di Paolo Diacono (con esempi di analisi intertestuale assistita dal computer), in Paolo Diacono. Uno scrittore fra tradizione longobarda e rinnovamento carolingio, Atti del Convegno internazionale di studi (Cividale del Friuli - Udine, 6-9 maggio 1999), a cura di P. Chiesa, Udine 2000, pp. 293-311; C. Villa, Cultura classica e tradizioni longobarde: tra latino e volgari, ibid., pp. 575-600; L. Munzi, Prologhi poetici latini di età carolingia, in Les prologues médiévaux. Actes du Colloque international organisé par l’Academia Belgica et l’École française de Rome avec le concours de la F.I.D.E.M. (Rome, 26-28 mars 1998), a cura di J. Hamesse, Turnhout 2000, pp. 87-111; F. Rädle, Tugenden, Verdienste, Ordnungen. Zum Herrscherlob in der karolingischen Dichtung, in Am Vorabend der Kaiserkrönung. Das Epos “Karolus Magnus et Leo papa” und der Papstbesuch in Paderborn 799, a cura di P. Godman - J. Jarnut - P. Johanek, Berlin 2002, pp. 9-18; R. Courtray, La réception du «Commentaire sur Daniel» de Jérôme dans l’Occident médiéval chrétien (VIIe-XIIe siècle), in Sacris erudiri, XLIV (2005), pp. 117-187; B. Valtorta, Petrus Pisanus diac., in Clavis Scriptorum Latinorum Medii Aevi. Auctores Italiae (700-1000), Firenze 2006, pp. 233-236; Th. Murdock Andersson, A Carolingian pun and Charlemagne’s languages, in Along the oral-written continuum: Types of texts, relations and their implications, a cura di S. Rankovic - L. Meive - E. Mundal, Turnhout 2010, pp. 357-369.