PIETRO da Noceto
PIETRO da Noceto. – Nacque l’8 gennaio 1397 probabilmente a Noceto, in Val Nure; altri lo vorrebbero nato a Bagnone, in Lunigiana, nonostante nei documenti sia costantemente associato alla diocesi di Piacenza.
Al padre Giovanni, che ricoprì importanti incarichi politici proprio in Lunigiana, sembra da ricondurre l’avviamento agli studi notarili, come prassi per la famiglia dei ‘nobili’ – ipotetica forma cognominale originaria – da Noceto; la brillante carriera di Pietro otterrà al lignaggio la cittadinanza di Genova, con annessa riconduzione all’illustre albergo degli Spinola («Petrus de Noxeto, alias de Spinulis de Luculo, domicellus Ianuensis»: così viene definito in una bolla papale del 1455). Si ignorano le circostanze della formazione di Pietro, evidentemente significativa al punto da consentirgli, all’inizio degli anni Trenta del Quattrocento, di divenire segretario del cardinale Domenico Capranica: è infatti attestato con questa funzione nel 1430-1431, quando il porporato era governatore pontificio a Perugia. Al Noceto fu presto associato nell’ufficio Enea Silvio Piccolomini, determinando un sodalizio, al contempo umano e professionale, che ne segnò profondamente l’esistenza. Sono del resto proprio le opere del futuro Pio II, Lettere (una ventina), Commentarii e Carmina, a fornire elementi determinanti per la ricostruzione della sua biografia. Pietro compare inoltre, insieme a Bernardino da Siena, quale compagno dell’immaginario viaggio in Paradiso compiuto da Piccolomini, da questi descritto nel Dialogus, per partecipare a un congresso riunito dall’imperatore Costantino dopo la conquista turca di Costantinopoli.
Assunti entrambi quali scriptores dal Concilio di Basilea nel 1432 ed entrati poi in qualità di segretari nella familia di Niccolò Albergati, nel 1435 furono protagonisti, insieme al neo collega Tommaso Parentucelli, futuro Niccolò V, dell’importante legazione che il cardinale di S. Croce in Gerusalemme compì ad Arras, dove venne siglata una pace decisiva per la soluzione della guerra dei Cento anni. Pietro rimase al servizio del certosino fino alla morte (1443) e fu da questi creato nel 1438 notaio del Concilio di Ferrara e reggente della Penitenzieria apostolica. Nel frattempo (1440) entrò nella familia di Eugenio IV, divenendone scriptor, e cumulò ulteriori uffici curiali, tra cui quello di lector litterarum contradictarum. Coniugatosi tra il 1443 e il 1444 con una donna la cui identità non è nota, ebbe tre figli, di cui un maschio di nome Niccolò.
La svolta più importante nella carriera di Pietro si ebbe nel 1447 in concomitanza con l’elevazione al soglio pontificio dell’amico Parentucelli, al cui servizio lavorò in qualità di segretario particolare (secretarius secretus): l’attribuzione di un simile incarico segnò una svolta nella strutturazione della Segreteria papale, ora organizzata, in forma gerarchica, a piramide, e non più orizzontalmente secondo un principio di pari dignità tra i diversi rappresentati (cfr. Gualdo, 2005). L’esclusività di rapporto col pontefice – «apud humeros nostros semper stetit», riconobbe Niccolò V (cfr. von Hofmann, 1914, p. 122) – determinò l’accumulo di notevoli privilegi e riconoscimenti, che gli provennero anche dall’imperatore Federico III: tra questi va ricordata l’attribuzione del titolo di conte palatino e di cavaliere. Defunto papa Parentucelli (1455), la fortuna di Pietro presso la Curia tramontò rapidamente e, in maniera inattesa, non si risollevò nemmeno in coincidenza dell’elezione a papa dell’amico fraterno Piccolomini (1458), il quale favorì piuttosto il fratello minore Antonio da Noceto, promosso scriptor e protagonista di significative missioni diplomatiche su commissione pontificia. Pietro scelse di ritirarsi a Firenze, prima, e dal 1458 a Lucca, dove già il padre aveva ottenuto la cittadinanza e dove, inseritosi nell’élite locale, morì il 18 febbraio 1467. Il figlio Niccolò commissionò allo scultore Matteo Civitali un maestoso monumento funebre in memoria del padre, che si conserva nella cattedrale lucchese.
Privilegiando gli aspetti giuridici, tecnici e burocratici dell’opera svolta da Pietro da Noceto, la storiografia non lo annovera tra gli umanisti in senso stretto, nonostante un’innegabile conoscenza della cultura classica, attestata anche dalle poche lettere conservate e da un codice di Polibio ottenuto in dono da Niccolò Perotti. Il segretario papale intrattenne in ogni caso, anche in virtù della funzione svolta e della presenza presso la Curia, stretti rapporti, anche di natura epistolare, con gli intellettuali e gli uomini politici più illustri della sua epoca.
Fonti e Bibl.: Aeneae Sylvii Piccolominei… opera quae extant omnia, Basileae 1551 (rist. anast. Frankfurt am Main 1967), pp. 756-763; R. Wolkan, Der Briefwechsel des Eneas Silvius Piccolomini, Wien 1909-1918, ad ind. (in part. I, pp. 219 s.); Eneas Silvius Piccolomini, Dialogus, hrsg. von D.R. Henderson, Hannover 2011.
C. Minutoli, Di alcune opere di belle arti della Metropolitana di Lucca. Illustrazione storica, in Atti dell’accademia lucchese di scienze, lettere ed arti, XXI (1882), pp. 1-30; W. von Hofmann, Forschungen zur Geschichte der kurialen Behörden vom Schisma zur Reformation, II, Rom 1914, pp. 79, 112, 122 s.; G. Gualdo, P. da N. e l’evoluzione della segreteria papale al tempo di Niccolò V (1447-1455), in Offices et papauté (XIVe-XVIIe siècle). Charges, hommes, destins, a cura di A. Jamme - O. Poncet, Roma 2005, pp. 793-804 (anche in Id., Diplomatica pontificia e Umanesimo curiale. Con altri saggi sull’Archivio Vaticano, tra medioevo ed età moderna, a cura di R. Cosma, Roma 2005, pp. 435-449); P. D’Alessandro, Un nuovo codice di Niccolò Perotti nella Biblioteca Vaticana, in Res publica litterarum, XXX (2007), pp. 115-128; C. Märtl, Tommaso Parentucelli, P. da N., Petrus de Bonitate und Enea Silvio Piccolomini. Zur Kanzlei der Legation Niccolò Albergatis in Arras (1435), in Päpste, Privilegien, Provinzen. Beiträge zur Kirchen-, Rechts- und Landesgeschichte. Festschrift für Werner Maleczek zum 65. Geburstag, a cura di J. Giessauf - R. Murauer - M.P. Schennach, Wien-München 2010, pp. 291-311; P. Farenga, Cavalli da Roma a Milano, in Roma e il Papato nel medioevo. Studi in onore di Massimo Miglio, a cura di A. De Vincentiis, I, Roma 2012, pp. 451-474; G. Petti Balbi, Cittadinanza e altre forme di integrazione nella società genovese (secoli XIV-XV), in Cittadinanza e mestieri. Radicamento urbano e integrazione nelle città bassomedievali (secoli XIII-XVI), a cura di B. Del Bo, Roma 2014, pp. 121 s.