PIETRO da Cortona (Pietro Berrettini da Cortona)
Pittore e architetto, nato il i novembre 1596 a Cortona, morto a Roma il 16 maggio 1669, fu scolaro in Firenze di Andrea Comodi che nel 1612 lo condusse a Roma. Ivi impressionato, tra altri, da Polidoro, da Annibale Carracci, dal Rubens e particolarmente dallo stile dominante del Bernini e dotato di genio naturale, acquistò ben presto una maniera particolare larga, sciolta, pronta negli scorci, leggiera e ariosa nel colorito, adatta ai grandi spazî e alle vòlte. Ricco d'immaginazione, incastonando le sue scenografiche composizioni entro monumentali cornici di stucco e oro con figure, cartocci e ghirlande, creò un nuovo sontuoso stile decorativo che da Roma s'irradiò per tutta Europa in svariati sviluppi fino oltre la metà del Settecento. Protetto dai cardinali Sacchetti e Barberini tra il 1625 e il 1633 dipinse in Santa Bibiana, in S. Salvatore in Lauro, in San Lorenzo in Damaso, nella Chiesa Nuova (sagrestia). Iniziò quindi la sua opera più vasta, la pittura della vòlta dell'immenso salone centrale di palazzo Barberini con la Glorificazione di detta famiglia. (v. barocca, arte, VI, tav. XLII). La terminò nel 1637 dopo avere visitato l'Italia settentrionale (dove vide il Correggio), Venezia e probabilmente Mantova, traendone fondamentali elementi per il proprio sviluppo artistico. Fermatosi a Firenze iniziò a Palazzo Pitti la decorazione della stanza della Stufa, che terminò nel 1640, chiamato da Ferdinando II de' Medici a decorare l'appartamento di parata di quel palazzo. Quivi egli lavorò fino al 1647, incorniciando con ricchissimi partimenti architettonici e plastici in stucco e oro le vòlte di cinque sale dipinte con scene mitologiche relative a Venere, a Marte, a Giove, ad Apollo, a Saturno; queste ultime due terminate da Ciro Ferri. A Roma tra il 1648 e il 1660 dipinse la vòlta, la tribuna e la cupola della Chiesa Nuova. Frattanto P. venne invitato per mezzo del Mazzarino alla corte di Luigi XIV e nel 1650 per mezzo di Velázquez a quella di Filippo IV, ma non poté se non mandare loro alcuni suoi quadri, oggi nei musei di Francia e di Spagna. Nel 1654 per Innocenzo X terminò la magnifica decorazione della Galleria di palazzo Pamphily in piazza Navona. Questo papa gli conferì quindi la sopraintendenza ai lavori di musaico in San Pietro dove fino al 1668 egli decorò di musaici le cupole di tre cappelle. Alessandro VII gli commise la decorazione della Galleria del Quirinale condotta dai suoi seguaci. Inoltre P. dipinse altri affreschi e quadri per palazzi e chiese di Roma, Cortona, Arezzo, Siena, Firenze, Imola, Venezia. Pietro da Cortona fu pure grandissimo architetto di gusto distinto ed equilibrato anche se sontuoso e scenografico. Tra il 1625 e il 1630 costruì per i Sacchetti il fantasioso Casino del Pigneto, distrutto e noto da incisioni; nel 1634 la mirabile chiesa di S. Luca e Martina; nel 1656 l'elegantissimo prospetto di S. Maria della Pace (v. barocca, arte, VI, tav. XXVII); tra il 1658 e il 1664 la nobile facciata di S. Maria in via Lata. Gli si attribuiscono anche la cupola di San Carlo al Corso e la cripta di S. Martino ai Monti. Si conservano suoi progetti per Palazzo Pitti e per il convento del Filippini a Firenze, per il Louvre, per una fontana in piazza Colonna, ecc. Fra i suoi discepoli, furono Ciro Ferri, F. Romanelli, Pietro Testa, Luca Giordano, ecc. (V. tavv. LXVII e LXVIII).
Bibl.: G. Baglione, Vite dei pittori, Roma 1642; L. Pascoli, Vite dei pittori, ecc., ivi 1730, I, p. 3 segg.; N. Fabbrini, Vita del cav. P. Berrettini da Cortona, Cortona 1896; H. Geisenheimer, P. da C. e gli affreschi nel palazzo Pitti, Firenze 1909; O. Pollak, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, VII, Lipsia 1912; H. Posse, Das Deckenfresko des P. da C. im Palazzo Barberini u. die Deckenmalerei in Rom, in Jahrb. d. preuss. Kunsts., XL (1919), pp. 93-118; 126-173; G. Giovannoni, Il restauro architettonico di Palazzo Pitti nei disegni di P. da C., in Rass. d'arte, 1920, pp. 290-295; V. Moschini, Le architetture di P. da C., in L'Arte, XXIV (1921), pp. 187-97; O. H. Giglioli, in Boll. d'arte, n. s., II (1922-1923), pp. 507-15 (disegni inediti di P. da C. agli Uffizî); H. Voss, Die Malerei des Barock in Rom, Berlino 1924; M. Lenzi, P. B. da C. e la galleria di palazzo Pamphily, in Roma, V (1927), pp. 495-99; O. Montenovesi, P. da C. e Santa Martina, ibid., X (1932), pp. 171-80.