PIETRO da Colonia
PIETRO da Colonia. – Nacque da Pietro, verosimilmente a Colonia o nelle vicinanze non oltre la metà del XV secolo.
Dal 1470 risiedette a Perugia (il 13 novembre 1477 vi si trovava da sette anni); aveva abitazione a porta S. Pietro, parrocchia di S. Stefano (Archivio di Stato di Perugia, Archivio storico comunale, Catastico antico gruppo I, l. 34, c. 630v; Ricciarelli, 1970, p. 79).
Fu il primo e il più importante stampatore della Perugia del Quattrocento: quando l’editoria locale animata dai tipografi provenienti dalla Germania si specializzò nelle edizioni giuridiche per l’Università cittadina, e si aprì anche verso altri mercati (Roma in particolare). Questa fase si chiuse negli anni Ottanta con l’arrivo delle grandi compagnie commerciali veneziane, al punto che nessun libro risulta essere stato stampato nella città tra il 1486 e il 1499 (Nuovo, 2013, pp. 36-38).
Era stato Braccio Baglioni, leader della più potente famiglia locale, a chiamare in città i tipografi tedeschi. Egli è infatti celebrato nella premessa di tre fra le prime edizioni perugine, impresse entro il 20 ottobre 1472 e attribuibili a Pietro e a Giovanni di Niccolò da Bamberga: si tratta di Bartolo da Sassoferrato, Super prima parte digesti veteris (I.G.I., n. 1349; ISTC (Incunabula Short Title Catalogue), n. ib00223600); Baldo degli Ubaldi, Super VI Codicis (I.G.I., n. 9956; ISTC, n. iu00017400); Filippo Franchi, De appellationibus (I.G.I., n. 4075; ISTC, n. if00280750).
Le convergenti risultanze documentarie e bibliologiche consentono di attribuire a Pietro un ruolo attivo (spesso in collaborazione con altri) nella realizzazione di oltre trenta edizioni impresse a Perugia tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta del Quattrocento.
La prima notizia sulla sua attività risale al 26 aprile 1471: in quella data egli sottoscrisse, insieme con Giovanni da Bamberga, un contratto per la stampa di libri per conto di quattro cittadini perugini, ovvero il citato Braccio Baglioni, il giurista Matteo Ubaldi, Bacciolo di Pietro di Fumagiolo e il cartolaio Costantino di Andrea, i quali ultimi, oltre a mettere a disposizione i locali, fornirono i materiali per fabbricare caratteri e inchiostro, la carta, il vitto per i lavoranti e il denaro per pagare i correttori di bozze. Dopo un anno e mezzo (20 ottobre 1472), alla scadenza naturale, la società (che vantava giacenze librarie anche a Roma, Bologna, Siena, Napoli, Pavia e Ferrara: un’ampia rete di distribuzione dunque, cfr. Ricciarelli, 1970, pp. 80 s.) fu sciolta e ci si accordò sulle copie invendute delle tre edizioni citate.
Pochi giorni dopo (28 ottobre 1472) Pietro costituì una nuova società, della durata prevista di undici-dodici mesi, ancora con Giovanni da Bamberga, Matteo Ubaldi e Braccio Baglioni (rappresentato dall’influente mercante Ranaldo di Francesco, anch’egli partecipe). La sede della tipografia fu una casa di Baldo Ubaldi, padre di Matteo, e successivamente alcuni locali di proprietà del mercante Luigi di Lorenzo, situati nel rione di porta S. Susanna, parrocchia di S. Gregorio. Allo scioglimento, tipografi e committenti regolarono le mutue pendenze (6 aprile 1474): erano stati stampati – con un carattere strettamente imparentato con quello impiegato nelle edizioni del primo sodalizio perugino (Veneziani, 1973, p. 48), e tutti sine notis – almeno due testi di Bartolo da Sassoferrato, Super secunda parte Digesti veteris (I.G.I., n. 1358; ISTC, n. ib00225920); e Super secunda parte Infortiati (I.G.I., n. 1379; ISTC, n. ib00237600) e uno di Niccolò Tedeschi, Lectura super tertio libro Decretalium (I.G.I., n. 9821; ISTC, n. ip00065500).
Anche in questo caso risulta una consolidata rete distributiva modellata sulla mappa delle città universitarie; libri di proprietà dei soci erano giacenti in diverse città, oltre che nelle ricordate Bologna, Ferrara, Padova, Pisa, Siena, Roma e Napoli, anche a Firenze (BMC (British Museum Catalogue), VI, pp. XLV, 876 s.; Ricciarelli, 1970, p. 85). Per quanto riguarda in particolare la piazza romana, a partire dall’agosto 1474 e sino al 1482 i registri della dogana di S. Eustachio registrano l’importazione da parte di Pietro di piccole quantità di libri a stampa (Modigliani, 1983, p. 415); copie di alcune edizioni da lui stampate vengono importate a Roma da altri mercanti tra il febbraio e l’aprile 1475 (Modigliani, 1983, p. 417). Nell’Urbe, ove si recava con una certa frequenza, Pietro possedeva inoltre un fondaco per la vendita dei suoi libri, gestito dal chierico di Würzburg Federico Tietz. Contro costui, Pietro indirizzò una petizione al vicario vescovile di Perugia (1486), rivendicando oltre 127 ducati per la vendita di suoi libri nel decennio 1476-86, a Venezia e a Roma. Dagli atti del processo risulta che all’epoca dei fatti contestati Pietro era in affari anche con un certo Giovanni Krag.
Fu invece repentino lo scioglimento della ulteriore società che Pietro (fiancheggiato questa volta dal tipografo Giovanni di Corrado, anch’egli tedesco, mentre il da Bamberga scompare dopo la primavera del 1475) costituì il 20 marzo 1476 con i capitali del solito Ranaldo di Francesco. I tipografi fecero solo in tempo a iniziare la stampa di una nuova edizione del De appellationibus di Filippo Franchi (I.G.I., n. 4076; ISTC, n. if00281000), già stampato da Pietro nel 1472. L’atto di scioglimento (15 maggio 1476) stabilì che, una volta terminata la stampa (che i tipografi erano intenzionati a proseguire nonostante il venir meno del socio finanziatore), a Ranaldo sarebbe stato consegnato un numero di copie sufficiente a rientrare nella spesa già sostenuta di 64 ducati, cosa che avvenne solo nel 1482.
Nel frattempo, tre studenti tedeschi (Jacopo ‘Anitatii’, Sigismondo di Ludovico e Nicola di Tommaso Hebl, cfr. Veneziani, 1973, p. 52) incaricarono Pietro (coadiuvato ancora da Giovanni di Corrado e da un terzo tipografo tedesco, Federico Eber, cfr. Modigliani, 1993) della stampa di alcuni testi da commercializzare negli ambienti universitari.
Lo scioglimento di questa società (fine 1479) fu gestito da tre arbitri: Pietro Degli Ubaldi, Mariotto Boncambi e il solito Ranaldo di Francesco, rimasto evidentemente in buoni termini con i tipografi. A due dei tre committenti (Nicola di Tommaso e Sigismondo di Ludovico) furono consegnate in sede di liquidazione (28 agosto 1480: Archivio di Stato di Perugia, not. Paolo di Simone, prot. 367, c. 215; cfr. Veneziani, 1973, doc. 3; Modigliani, 1993) diverse copie di tre edizioni stampate nell’ambito della società: Domenico da San Geminiano, Super sexto decretalium (I.G.I., n. 3545; ISTC, n. id00308500); Lanfranco Oriano, Repetitio capituli Quoniam contra falsam de probationibus (I.G.I., n. 5674; ISTC, n. il00053500) e Tindaro da Perugia, De testibus (I.G.I., n. 9904; ISTC, n. it00567300).
Sulla base di tali risultanze, Veneziani ha potuto attribuire al terzetto Pietro da Colonia, Federico Eber, Giovanni di Corrado la decina di edizioni perugine un tempo assegnate all’anonimo «tipografo del Robertus Anglicus» (così chiamato a partire dall’edizione dei Canones astrolabii di Robertus Anglicus [I.G.I., n. 8386; ISTC, n. ir00203000]).
Con lo stesso carattere gotico usato nelle edizioni già attribuite al tipografo del Robertus Anglicus, Federico Eber aveva iniziato (1479) la stampa del De dotibus di Baldo de Bartolini (I.G.I., n. 1273; ISTC, n. ib00178000): alla sua morte, Pietro e Sigismondo di Ludovico, in qualità di ex soci ed eredi di Eber, passarono i materiali tipografici a Johannes Vydenast da Würtzburg, altro tedesco già attivo come tipografo, perché la portasse a compimento.
Sembra che entro la data di stampa del De dotibus l’attività propriamente tipografica di Pietro si fosse conclusa, dal momento che i documenti successivi in cui risulta citato, nonostante nel 1485 egli sia detto ancora impressor librorum (Rossi, 1868, doc. 35), non si riferiscono più direttamente a fatti connessi con essa.
Pietro ritornò in patria, forse definitivamente, verso la fine del 1495, come attesta l’annullamento, il 10 giugno 1496, della sua iscrizione al catasto del comune (Archivio di Stato di Perugia, Archivio storico comunale, Catastico antico gruppo I, l. 34, c. 630v; Ricciarelli, 1970, pp. 97 s.).
Non sono noti il luogo e la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Perugia, not. Francesco di Giacomo, prot. n. 203, c. 154r (per il 1472); prot. n. 204, cc. 300r (per il 1472), 305v (per il 1472); prot. n. 205, c. 294v (per il 1474) (editi in Rossi, 1868, docc. 1-5); Processus, b. 85, f. 5, per il proc. 1486, (edito in Ricciarelli, 1970, pp. 95-97; Modigliani, 1992, p. 265); not. Francesco di Giacomo, prot. n. 208, cc. 133r (per il 1476, edito in Rossi, 1868, doc. 12); 210r (per il 1476); Atti di ser Tolomeo di Niccolò, bastardello 78, cc. 686-687 (edito in Ricciarelli, 1970, pp. 89 s.; Veneziani, 1973, doc. 1).
A. Rossi, L’arte tipografica in Perugia durante il secolo XV e la prima metà del XVI. Nuove ricerche, in Giornale delle biblioteche, II (1868), pp. 153-156, 162, 170; H.O. Lange, Les plus anciens imprimeurs à Pérouse 1471-1482, in Oversigt over det Kgl. Danske Videnskabernes Selskabs Forhandinger, Bollettino dell’Accademia Reale di scienze e lettere di Danimarca, VI, 1907, pp. 265-301; K. Haebler, Die deutschen Buchdrucker des XV. Jahrhunderts im Auslande, München 1924, pp. 56-59; T. Accurti, Editiones saeculi XV pleraeque bibliographis ignotae, Florentiae 1930, n. 172; Catalogue of Books Printed in the XV Century Now in The British Museum, VI, London 1930, pp. XLV-XLVIII; Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d’Italia (I.G.I.), I-VI, Roma 1943-80, ad ind.; A. Moricca Caputo, Appunti su alcuni incunaboli casanatensi, in Studi di bibliografia e di argomento romano in memoria di Luigi De Gregori, Roma 1949, n. 26; R. Orfei, Rassegna della produzione tipografica a Perugia nel secolo XV, in Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria, LXIII (1966), 2, pp. 109-138; F. Geldner, Die deutschen Inkunabeldrucker, II, Stuttgart 1970, pp. 136 s.; G. Ricciarelli, I prototipografi in Perugia. Fonti documentarie, in Bollettino della deputazione di storia patria per l’Umbria, LXVII (1970), 2, pp. 77-161; Id., Mercanti di incunabuli a Perugia, ibid., LXX (1973), pp. 1-20; P. Veneziani, Pietro da Colonia e il Tipografo del Robertus Anglicus, in La Bibliofilia, LXXV (1973), pp. 45-65; A. Modigliani, Incunaboli, in Il costo del libro, in Scrittura, biblioteche e stampa a Roma nel Quattrocento, Roma 1983, pp. 401-421; Ead., Il commercio a servizio della cultura a Roma nel Quattrocento, in Roma e lo Studium Urbis. Spazio urbano e cultura dal Quattro al Seicento, Roma 1992, pp. 248-276; Ead., Eber Federico, in Dizionario biografico degli italiani, XLII, Roma 1993, pp. 251 s.; P. Veneziani, Johann Vydenast and a new incunable from Perugia, in Incunabula. Studies in Fifteenth-Century printed books presented to Lotte Hellinga, a cura di M. Davies, London 1999, pp. 175-185; A. Esch, Economia, cultura materiale ed arte nella Roma del Rinascimento. Studi sui registri doganali romani (1445-1485), Roma 2007, p. 144; A. Nuovo, The book trade in the Italian Renaissance, Leiden-Boston 2013, pp. 36-38.