CORRER, Pietro
Figlio del senatore veneziano Angelo, fratello di Natale, Paolo e Filippo, nel 1265 il C. risultava pievano di S. Apollinare e dal 1267 primicerio della chiesa di S. Marco; nel 1275 era rettore della chiesa di S. Maurizio, sempre a Venezia, e da un documento del 1268 compariva essere stato canonico a Verona. Dagli elementi citati, pur non conoscendo la sua precisa data di nascita, si può pensare sia da collocare, a Venezia, attorno agli anni 1235-1240.
Alla morte del vescovo di Castello, Tomaso Franco, una parte del capitolo lo postulò a succedergli, mentre l'altra si orientò per Bartolomeo Querini, canonico della chiesa cattedrale e cappellano papale. La contesa si protrasse per lungo tempo, finché, nel 1274, Gregorio X promosse quest'ultimo, ripudiando l'elezione, perché ritenuta viziata. La vacanza della sede castellana si era prolungata e si possono comprendere le ragioni che spinsero una parte dei canonici a risolvere il problema della successione con detta scelta. Non è escluso che l'invalidazione dell'elezione fosse sostenuta da una parte del capitolo in base ad una antica norma del capitolo marciano, per la quale non era possibile, per i canonici, ottenere contemporaneamente titoli ecclesiastici nella diocesi castellana, norma ribadita in una carta del 1278. La carica di primicerio di S. Marco risultava, comunque, ambita e talora anticipava titoli diversi nella Chiesa castellana. Lo constatiamo il 23 ag. 1286, quando, promosso il C. al patriarcato latino di Costantinopoli, Simeone Moro, già pievano della chiesa di S. Barnaba, otteneva detto primicerato, diventando quindi vicario capitolare della chiesa di Castello e, nel 1291, suo vescovo.
Dall'atto con cui il 3 giugno 1274 il C. acquistò beni fondiari da Aldinello da Bassano, si apprende che egli risiedeva accanto alla basilica di S. Marco (in seguito tra le due parti si aprì una lunga vertenza: l'anno successivo, infatti, il C. era citato a comparire in giudizio, per discolparsi dalle ingiurie inferite a Pietro di Aldinello, figlio di Aldinello da Bassano; la questione si protrasse almeno tre anni e vi intervenne anche lo stesso Comune di Bassano). Nel 1281, altre carte indicano il C. presente alla costituzione del prete Antonio a priore dell'ospizio di S. Lazzaro, operata dal citato vescovo di Castello. Numerose testimonianze poi lo ricordano nella sua qualità di primicerio di S. Marco, negli anni precedenti la promozione al patriarcato.
La nomina del C. a patriarca latino di Costantinopoli, nell'estate 1286, si pone in un particolare momento di difficoltà della Chiesa latina in Oriente, quando le sorti dell'Impero latino, per quanto riguardava la capitale, dovevano risultare ormai segnate. Con la riconquista della città da parte dei Bizantini, il patriarca Pantaleone Giustiniani aveva preferito lasciare la propria sede, istituendovi un vicario nella persona del frate minore Antonio, confermato in tale ufficio da Urbano IV, il 31 ott. 1263. Il patriarca non era tornato a Costantinopoli: alla sua morte, anteriore al 23 ag. 1286, venne appunto promosso il C., probabilmente dal capitolo patriarcale in esilio, secondo la consuetudine.
Neppure il capitolo doveva essere rimasto in sede, dal momento che, ritenendosi un abuso occidentale tutta la sostituzione di prelati latini ai greci, con la riconquista bizantina i canonici dovettero affrettare la partenza. Tuttavia, poiché gli Occidentali ritenevano che il diritto stesse dalla loro parte, i rispettivi prelati continuarono a portare i titoli delle sedi dei territori ripresi da Saraceni o da Greci senza poi potersi rivalere sui benefici corrispondenti, se questi stavano fuori della loro area di conquista. I titoli (canonico, vescovo, arcivescovo, patriarca), comunque, continuavano e così la trafila burocratica per giungere alle rispettive promozioni. Il papa solitamente considerava l'elezione vescovile, operata dai canonici, come una semplice designazione che necessitava di una conferma.
Nel caso in questione, come si legge nella bolla pontificia, Onorio IV, sentito il parere dei cardinali, operò una provvisione vera e propria della sede costantinopolitana, facendo consacrare il C. dal vescovo di Ostia e facendogli rimettere il pallio, come segno di autorità arcivescovile e, in questo caso, patriarcale.
Non siamo informati sul suo periodo patriarcale: se cioè abbia lasciato la città di Venezia, quantomeno per recarsi in qualche possedimento del Levante, come Creta o Negroponte. Il fatto che una certa Cecilia, moglie di Matteo Belegno, della parrocchia di S. Cassiano, in data 10 genn. 1296, donasse al C., patriarca di Costantinopoli, delle proprietà site a S. Pietro di Castello, da lei comprate quando l'interessato era primicerio di S. Marco, fa pensare che il patriarca continuasse a vivere a Venezia e forse non potesse rivalersi sui beni del patrimonio.
Non risulta che il C. sia stato anche arcivescovo di Candia.È possibile che la notizia si sia diffusa in seguito all'unione del patriarcato latino a quella sede, operata da Bonifacio VIII, il 7 febbr. 1302, posteriormente tuttavia alla morte del patriarca. La sua morte avvenne prima di tale data; il 31 marzo 1302 gli successe un altro veneziano, Leonardo Falier, pievano della chiesa di S. Bartolomeo.
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