CORNER, Pietro
Era figlio di Giacomo, della contrada di S. Samuele. Se ne ignora la data di nascita, che dovrebbe tuttavia cadere nel terzo decennio del Trecento. Il 26 ag. 1356 il C. fece parte della delegazione di nobili che accolse a Mestre il doge Dolfin di ritorno da Treviso, dove aveva sostenuto l'assedio del re d'Ungheria. Lo ritroviamo fra i Signori di notte nel 1362, avogadore di Comun nel 1365 e fra gli ambasciatori veneziani che, nel maggio 1367, attesero a Marsiglia Urbano V in viaggio per Roma dopo aver lasciato Avignone. Fra l'aprile e il settembre dello stesso anno compare fra i membri della Quarantia. Nel 1369 fece parte di un Collegio di cinque savi eletti dai Pregadi per la guerra di Trieste, e dell'ambasceria che accompagnò per un certo tratto Carlo IV di ritorno in Germania al termine della seconda discesa in Italia. Il 1° ott. 1370 fu incluso in una zonta di venti nobili al Consiglio dei pregadi per esaminare importanti questioni politiche. Dalle fonti a noi note non viene più menzionato per un paio d'anni, sino al 15 marzo 1372, quando risulta che fu tratto in giudizio davanti ai Pregadi dagli avogadori di Comun assieme a Marco Dolfin e Iacopo Moro procuratore di S. Marco, sotto l'accusa di non aver informato la Signoria di un viaggio compiuto da ser Nicoletto Moro presso il signore di Padova per evitare la guerra con Venezia. Ne uscì assolto e, nella primavera dello stesso anno, fu di nuovo savio "sopra le materie d'Istria, Trieste e Trevigiana", come ricorda il cronista Caroldo. Andò quindi in ambasceria a Genova per comporre i dissidi sorti in relazione a Cipro dopo la morte di Pietro I di Lusignano.
Fra l'agosto 1370 e l'agosto 1372 un Pietro Corner fu duca di Candia. Si tratta senza dubbio di un omonimo (forse il figlio di Federico Corner da S. Luca), dato che le fonti, come si è visto, ricordano il C., indicato espressamente come Pietro da S. Samuele, impegnato, in quel medesimo tempo, negli avvenimenti di cui si è detto or ora.
Il 15 marzo 1373 il C. fu eletto fra i cinque Savi per la guerra contro i Carraresi e il re d'Ungheria, durante la quale ebbe anche incarichi militari. Il 26 ott. 1374 divenne procuratore di S. Marco della procuratoria de supra. Da questo momento le notizie sulla sua vita si fanno più sicure, poiché negli atti ufficiali è designato con il titolo di procuratore, che permette di distinguerlo dai numerosi omonimi coevi. Il 10 marzo 1376, nominato provveditore assieme a Marino Memmo, partì per Costantinopoli con una squadra di dieci galere al comando del capitano generale Marco Giustinian. Il Giustinian ebbe l'ordine di recarsi a Modone per attendere le galere di Candia; e di lì doveva far rotta su Costantinopoli, dove i due provveditori avrebbero presentato a Giovanni V Paleologo un ultimatum per la risoluzione immediata delle questioni pendenti con Venezia. I tre ricevettero anche l'ordine di recarsi a Trebisonda con sei galere per deporre l'imperatore di Trebisonda Alessio III Comneno e sostituirlo con il genero, Michele Paleologo figlio dell'imperatore Giovanni V Paleologo o con il fratello Andronico.
Il C. tornò a Venezia nel mese di luglio; trovò la città impegnata in una nuova guerra, questa volta con Leopoldo d'Asburgo duca d'Austria, il quale per la chiusa di Quero aveva invaso il territorio trevigiano (25 marzo 1376). Il 26 luglio il Senato lo designò provveditore in campo, ma il C. rifiutò; solo in seguito, il 18 settembre, accettò di andare provveditore a Treviso. Di là, tuttavia, il 19 ottobre ottenne licenza di recarsi a Venezia a causa di una infermità della moglie. Non si sa se tornò a Treviso. Il 10 novembre Venezia e l'Asburgo conclusero una tregua, che mise praticamente fine alle ostilità.
Nella primavera del 1377, a motivo dell'aggravarsi della situazione in Levante per i contrasti con Genova e l'Impero bizantino, la Repubblica inviò in Romania una squadra di 14 galere: la guidavano Antonio Venier, come capitano generale, Giovanni Gradenigo e il C. come provveditori. La flotta veneziana giunse a Costantinopoli il 16 luglio ed incendiò e saccheggiò i sobborghi della città. Fece quindi rotta per Tenedo il 26 luglio provvedendo a fortificarla e a lasciarvi un presidio, dato che l'isola era il nodo della contesa con Genova. La flotta ripartì per Negroponte, dove arrivò il 7 agosto e dove, per sorteggio, rimase il C. col compito di provvedere alla difesa. A Negroponte il C. si fermò verosimilmente fino alla scadenza del mandato che avvenne nella primavera del 1378. Poco dopo il suo rientro a Venezia fu inviato in Austria con Leonardo Dandolo, figlio del doge Andrea, per trattare la pace che fu sottoscritta il 28 settembre. Gli ambasciatori furono di ritorno in patria il 17 ottobre; poco più tardi, il C. fu mandato a Milano per una nuova missione diplomatica presso Bernabò Visconti, alleato di Venezia nella guerra contro Genova. Nella città lombarda il C. si trattenne almeno fino al marzo 1381. A memoria dell'attività da lui svolta in questo periodo resta una serie di centosedici dispacci, datati dal 27 nov. 1379 al 21 ott. 1380, editi a cura di V. Lazzarini con il titolo Dispacci di Pietro Cornaro ambasciatore a Milano durante la guerra di Chioggia (Venezia 1939).
Di nuovo a Venezia il 6 sett. 1381, il C. si occupò della consegna di preziosi ai procuratori di Firenze, come pegno per la cessione di Tenedo ad Amedeo VI di Savoia prevista dal dettato della pace di Torino. L'anno seguente fu tra i correttori alla promissione del doge Morosini, e fra gli elettori di Antonio Venier, concorrendo in entrambi i casi alla nomina. Il 23 sett. 1385, assieme al procuratore Giovanni Gradenigo, rappresentò il Comune di Venezia in una lite relativa all'eredità di Cangrande della Scala e nella stessa veste, il 26 sett. 1390, trattò a Venezia con i delegati di Amedeo VII. Il 29 marzo del 1390 si trovò in contrasto con il procuratore Michele Steno, futuro doge, contrario alla vendita per 40.000 ducati di un balascio del tesoro di S. Marco (poi venduto per decisione della Signoria). Nel 1394 dedicò assieme allo Steno una croce d'argento a S. Marco. Fu a Nicosia il 18 ott. 1397 per la ratifica di un trattato, l'anno seguente ambasciatore e commissario nella pace con il duca di Milano. Nel 1400 fu testimone della pace stipulata a Venezia fra i membri della lega antiviscontea e i procuratori del signore di Milano (21 marzo). Nello stesso anno consegnò aiconsiglieri ducali alcuni preziosi per farne una "zoia" nuova per il doge (14 giugno) e partecipò all'elezione dello Steno concorrendo a sua volta al dogato (1° dicembre). Lo troviamo a Venezia il 12 luglio 1402 come tutore di minori, e a Gorizia il 5 settembre, come rappresentante della Repubblica nell'acquisto del castello di Raspo. Nel 1405 fu commissario nelle trattative di pace con il marchese di Ferrara.
Morì il 27 marzo 1407. Il suo corpo venne sepolto nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo. È pervenuto sino a noi il suo testamento, datato 30 giugno 1406.
Fonti e Bibl.: Venezia, Bibl. d. Civ.Museo Correr, Cod. Cicogna 3117/54 (test. del C. procur. di S. Marco); Ibid., Cod. Cicogna 3781: G. Priuli, Pretiosi frutti del Maggior Consiglio. I, ff. 206r-v; Ibid., Bibl. naz. Marc., Mss. It., cl. VII. 15 (= 8304): G. A. Cappellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, I, f. 323r; Ibid., Mss. It., cl. VII, 128a (= 8639): G. Caroldo, Historia diVenetia, ff. 260r, 321r, 327v, 336r, 342r, 348v, 355v, 363r, 389r, 391v, 397v, 399r, 400v, 401r; M. Sanuto, Vitae ducum Venetorum, in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., XXII, Mediolani 1733, coll. 678, 746 s., 749, 777, 780; I libricommemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, II, Venezia 1878, l. iii, n. 530; l. v, n. 265; l. vi, n. 330; III, ibid. 1883, l. viii, n. 60, 96, 206, 352; l. ix, nn. 174, 185, 203, 241; Diplomatarium Veneto-Levantinum siveacta et diplomata res Venetas Graecas atque Levantis illustrantia, II, a cura di R. Predelli, Venetiis 1899, n. 148, pp. 257-260; Raphayni de Caresinis Chronica aa. 1343-1388, in RerumItalicarum Scriptores, 2 ed., XII, a cura di E. Pastorello, p. 23; Vita Caroli Zeni auctore la copo Zeno, ibid., XIX, 6, a cura di G. Zonta, pp. 56, 80, 93; D. Di Chinazzo, Cronica de la guerrada Veniciani a Zenovesi, a cura di V. Lazzarini, Venezia 1958, p. 20; Duca di Candia. Bandi (1313-1329), a cura di P. Ratti Vidulich, Venezia 1956, p. XII; F. Manfredi, Dignità procuratoriadi San Marco di Venetia, Venezia 1602, p. 54; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, VI, Venezia 1853, pp. 70 s., 76; V.Lazzarini, Storievecchie e nuove intorno a Francesco il Vecchio daCarrara, in Nuovo Arch. veneto, X (1895), p. 356; E. Molmenti, La storia di Venezia nella vitaprivata, I, Bergamo 1927, p. 323; M. Brunetti, recens. a "Dispacci di Pietro Cornaro", in Archivio veneto, s. 5, XXVII (1940), pp. 89-95; A. Berruti, Ilpatriziato veneto. I Cornaro, Torino 1952, pp. 21 s.; A. Da Mosto, I dogi di Venezianella vita pubblica e privata, Milano 1960, pp. 143, 145, 152.