CHIESA, Pietro
Nacque a Sagno (Canton Ticino) il 29 luglio 1876 da Innocente, pittore decoratore, e Maddalena Bagutti di Rovio. Dopo un primo periodo di studi presso il liceo di Lugano, il C. entrò nel 1891 all'Accademia di Brera, alla scuola di Giuseppe Mentessi, professore di prospettiva e scenografia.
Dal Mentessi il C. trasse un orientamento verso un gusto narrativo, verso soggetti ricchi di commozione umana: pittura di sentimento in cui il C. riversò molto del suo irrequieto eclettismo, attento alla lezione dei contemporanei, in particolare del Segantini, di Previati, di Mosè Bianchi e Cesare Tallone.
"Avevo 15 anni - racconta il C. a C. Cotti (in La Cooperazione,Ippogrifo, n. 17, 4 apr. 1959, p. 1) - quando mio padre mi condusse a Milano, dove frequentai l'Accademia di Brera. Allora di là dai bastioni della città si cercavano i motivi per far pittura luminosa, un po' come il grande Segantini, del quale ogni tanto arrivava alla Galleria Grubicy un'opera nuova che noi si correva entusiasti a vedere". Nel 1894 espose per la prima volta alla Permanente di Milano un ritratto del pittore G. Buffa che gli valse i primi riconoscimenti ufficiali; nel 1895 abbandonò gli studi accademici "avendo preso in uggia il troppo metodico e compassato insegnamento ufficiale" (Pica, 1912, p. 245).
Il primo periodo della sua attività pittorica può estendersi fino ai primi anni del 1900. È il periodo in cui l'interesse umano del pittore, attento ai fermenti sociali e culturali, si traduce in tele come L'abbrutito, esposto alla Permanente di Milano nel 1897, Lavoratrice stanca, che nel 1898 figura nell'Esposizione nazionale di Torino. La lezione del Segantini è evidente: il naturalismo del C., lontano dal realismo integrale di Courbet, sensibile al naturalismo romantico di Millet, è permeato di valori etici, di contenuti "poetici", che matureranno in visione "religiosa" del lavoro agricolo, del paesaggio e della vita familiare.
Nel 1900 all'Esposizione universale di Parigi il C. espose il dipinto Quiete (Ginevra, Musée d'Art et d'Histoire) che gli valse la medaglia di bronzo, larghi favori della critica e l'acquisto dell'opera da parte del governo svizzero. Il soggiorno parigino lo avvicinò al movimento impressionista così da fargli dire: "...je me sentais lié à Monet, Pissarro et quelques autres maîtres, dont l'impressionnisme coïncidait avec ma sensibilité" (Esp. Moos, 1919, p. 5).
Sempre nel 1900, a soli ventiquattro anni, il C. fu eletto socio onorario dell'Accademia di Brera su proposta di Camillo Boito. Nel 1901 espose alla quarta Biennale di Venezia il trittico Primavera, il primo di una serie di trittici che orientava l'artista verso una più precisa posizione di gusto, organizzando i suoi mezzi espressivi verso sintesi di arte-narrazione, arte-letteratura. Nel catalogo (p. 156) il C. è menzionato "fra le migliori promesse della giovane scuola lombarda" (il C., che espose alla Biennale sino al 1930, vi fu sempre presente come italiano).
Nel 1903 espose alla quinta Biennale veneziana un secondo trittico, La festa nel villaggio, e tre illustrazioni per il poema La cattedrale del fratello Francesco: fu l'inizio promettente della sua attività di illustratore in cui si palesò l'influenza di Giuseppe Mentessi e di Luigi Conconi. In collaborazione con il Mentessi, il Rossi, E. Berta e P. Franzoni, illustrò La reggia, versi, sempre del fratello, editi a Milano nel 1904 dall'editore Castoldi. Partecipò anche al concorso Alinari nel 1900-1902 per illustrazioni dantesche (F. Solmi-C. Cresti, E nell'idolo suo..., Bologna 1979, p. 80). L'illustrazione resterà uno dei suoi interessi: nel 1928 (Ginevra, Sadak ed.), pubblicò un volume di schizzi dal titolo Immagini infantili e materne con prefazione scritta dallo stesso artista (rec. di E. Corradini, in Giornale d'Italia, 30 maggio 1928); ma un capolavoro di espressività e di ricostruzione dello spirito dell'opera di Fogazzaro sono le illustrazioni di Piccolo mondo antico (Milano, Mondadori, 1934) presentate alla galleria Pesaro nel 1934 (per le capacità illustrative del C. si veda il volume P. C., disegni e silografie, pubblicato a Lugano nel 1952).
Nelle successive Biennali ripropose un interesse per i temi sociali: Sobborghi milanesi verso sera nel 1905, Pietas e La sosta del vagabondo nel 1907.
Nel 1909 partecipò all'Esposizione internazionale di Monaco con il trittico Thaïs, soggetto tratto dal romanzo di Anatole France, vincendo la medaglia d'oro ed acquistando fama internazionale (il trittico fu acquistato nel 1911 dal Museo di arte moderna di Buenos Aires). In Thaïs, nella ricerca di una pittura che sia anche poesia, si avverte un raffinamento della sensitività dell'artista ed un legame con il simbolismo francese, con le evanescenti o accese composizioni di un O. Redon o di un G. Moreau. Ma nel suo scritto autobiografico del 1919 il C. scriveva: "Malgré l'avantage du succès matériel, je compris le danger d'un genre qui peut conduire la peinture vers une détestable hybridité littéraire et idéologique" (Esp. Moos, p. 6). Si comprende così il ritorno a temi di vita domestica, in una ricerca di conferma della validità dei valori borghesi, che nell'opera del C. avvincono per la loro autenticità. Consultando i cataloghi delle Biennali di Venezia si trovano quindi titoli come Vita infantile (trittico, 1909, Milano, coll. Vonwiller); Accanto alla culla (1914, ill. n. 78 nel catal.); Ritratto di madre e bambina (1920). Nel 1910 si inaugurava a Milano una personale del C. nelle sale della "Famiglia artistica", e con essa l'artista riportava un grande successo di critica. Una delle opere esposte, Mattino d'estate, veniva acquistata dalla Galleria d'arte moderna di Milano, dove è tuttora conservata. Nel 1911 il C. sposò Germaine Petitpierre, da cui ebbe due figlie, Maddalena e Simonetta.
Sono di questo periodo l'Annunciazione esposta nel 1912 alla X Biennale veneziana (ill. nel catal., n. 118) ed acquistata dalla Galleria naz. d'arte moderna di Roma, e Madre e bambino, in cui il ritratto della donna è colto nel vivo dell'intimità domestica, sensibile alla tradizione ritrattistica di T. Cremona, mediata attraverso l'intimismo di G. Previati (è ora al Museo Caccia di Lugano).
Nel 1912 il C. conseguì all'Esposizione mondiale di San Francisco una medaglia d'argento; insegnava a Milano all'Umanitaria e si dedicava a fortunate ricerche sui filtri della luce per l'eliminazione della differenza tra luce solare ed elettrica. Le sue lampade, brevettate in Svizzera ed in Italia, furono usate per l'illuminazione del Cenacolo di Leonardo.
Nel 1914 un suo quadro, Maternità, fuacquistato dai Musei Capitolini (A. Colasanti, in Emporium, XL[1914], pp. 24 s.).
Nel 1916 scolpì i medaglioni per la tomba Curioni, nel cimitero monumentale di Milano. L'attività di scultore del C. è documentata a Sagno, nella casa natale dei Chiesa, da un inedito ritratto della madre Maddalena Bagutti, eseguito intorno al 1908, e da alcuni gessi preparatori per ritratti di familiari, tra cui quello della figlia Maddalena.
Nel 1917 si trasferì a Sagno, quindi a Lugano ed infine a Sorengo dove si stabilì definifivamente.
Nel 1919 (Esp. Moos., p. 7), accennava alle sue ultime ricerche "qui tendent à la simplification et voudraient arriver à la fresque".
Queste ricerche si concretizzarono solo nel 1931 allorché eseguì per la parrocchiale di Riva San Vitale tre Episodi della vita del beato Manfredo Settala; seguirono nel 1933 l'Emigrante nell'atrio della stazione di Chiasso, nel 1938 la decorazione della cappella Forni (cimitero di Sorengo), nel 1939 Vita ticinese, affresco su eternit esposto a Zurigo ed ora in parte (lo Sposalizio) nella casa Semmler a Breganzona (Lugano), mentre altre parti si conservano nella coll. Chiesa a Sagno. Nel 1941 decorò la scalinata della parrocchiale di Morcote (Visitazione e Maternità), e nel 1942-45 nella parrocchiale di Perlen (Lucerna) affrescò il ciclo comprendente l'Annunciazione, il Riposoin Egitto, la Crocefissione e quattordici stazioni della Via Crucis (P. Hilber, Passio Christi, Freiburg 1945).
La pittura murale, con le sue leggi compositive ed il suo carattere si rifletterà anche nelle sue opere minori, nelle tele, nei disegni; i segni della sua adesione al divisionismo di Segantini, apparsi già nel 1901 nella Primavera e presenti ancora nel 1913 nel quadro Autunno, scompariranno per essere invece sostituiti da una stesura totale del colore. Nel 1943 eseguì a Zurigo, in casa Abegg, la Natività, un altro affresco a cui fecero seguito nello stesso anno Pane e Mietitura per casa Hug a Seeburg (Lucerna).
Nel 1945 affrescò due pitture agresti per casa Kunath ad Aarau, nel '49 lavorò nell'aula magna di Lugano, nel '58-'59 eseguì tre affreschi religiosi per il cimitero di Sagno e nel 1959 La famiglia nel palazzo comunale di Sorengo.
Contemporaneamente il C. continuava ad esporre in Italia ed all'estero.
Tra le esposizioni più importanti, oltre quelle già citate, si ricordano: 1918, Zurigo, Kunsthaus; 1919, Berna, Kunsthalle, Esp. di arte ticinese, e Ginevra, galleria Moos (personale con centouno opere); 1922, Zurigo, galleria Wolfensberg, e Ginevra, IV Esposizione nazionale di Belle Arti; 1923, Winterthur, Museo; 1924, Milano, galleria Pesaro (personale, catal. di V. Pica) e Museo Poldi Pezzoli, e Parigi, Salon d'autômne; 1925, Berlino, Nationalgalerie; 1931, Roma, Esposizione d'arte sacra (medaglia d'oro); 1936 Zurigo, Kunsthaus; 1941, '46, '57, Zurigo, galleria Neupert (personali); 1942, Lucerna, Museo, e San Gallo, Museo (personali); 1950, Milano, Angelicum, Esposizione di arte sacra per la casa (diploma di onore); 1953, isole di Brissago (personale); 1956, Lugano, Museo di Villa Ciani (personale in occasione dei suoi ottant'anni); 1957, Ginevra, Museo Rath (personale).
Negli ultimi anni il C., anche se oramai cieco, continuò a dipingere vedute, ritratti, nature morte (ma anche Mater dolorosa, 1956) che presentano caratteri di continuità con le opere della sua maturità (Gazzetta ticinese, 2ag. 1960).
Il C. morì a Sorengo il 17 marzo 1959.
Una mostra retrospettiva fu allestita dai familiari dell'artista l'anno seguente a Sorengo (L. Caglio, in Corriere del Ticino, 29 ag. 1960; G. Biscossa, in Giornale del popolo [Lugano], 27 ag. 1960; C. Manzoni, in Gazzetta ticinese, 27 ag. 1960; C. Huber, in National Zeitung [Basel], 7 sett. 1960).
Fonti e Bibl.: V. Pica, Artisti contemporanei: P. C., in Emporium, XXXVI (1912), pp. 243-256; N. Altan, L'esposizione artistica di Berna, in Arte cristiana, II (1914), p. 312; Galleria Moos, P.C. (catalogo, prefaz. del C.), Genève 1919 (rec. di L. Dunand, in Tribune de Genève, 15 marzo 1919; L. Florentin, in La Suisse, 15 marzo 1919); Esposizione a Ginevra di P. C., in Rass. d'arte antica e moderna, VIII (1921), pp. 179 s.; C. Valsangiacomo, Una mostra di P. C. a Zurigo, in Il Dovere (Bellinzona), 20 ott. 1936; L. Caglio, P. C., in Il Corriere del Ticino, 20 ott. 1936; L. Bindschedler, P. C., Basel 1936; P. C. Il mondo delle arti decorative, in Realtà (Milano), 1º apr. 1938; G. Schonenberger, Sulla pittura di P. C., in Gazzetta ticinese, 20 ott. 1955; G. Calgari, Gli ottant'anni di P. C., in Journal (Losanna), aprile 1956, p. 3; J. Rossetti, P. C. a 80ans, in La Tribune de Genève, 30 luglio 1956; P. Bernasconi, P. C., in Gazzetta ticinese, 20 marzo 1959; P. C., Aus seinem Werke (testo di P. e F. Chiesa), Zürich 1959; G. Biscossa, Esplosione di giovinezza l'opera dell'autentico P. C., in Giornale del popolo (Lugano), 15 sett. 1959; A. Brechtold, Souvenir de P. C., in Journal de Genève, 11 luglio 1961; G. Martinola, Inv. delle cose d'arte e di antichità del distretto di Mendrisio, Lugano 1975, p. 451; G. Biscossa, P. C. multanime dalle grandi opere celebrative al "Piccolo mondo antico", in Giornale del popolo, 27 luglio 1976; Ist P. C. vergessen?, in Neue Zürcher Zeitung, 29 luglio 1976; L. Caglio, Mem. del pittore P. C., in Corriere del Ticino, 29 luglio 1976, p. 13; Id.; La figura e l'opera del pittore P. C., in Gazzetta ticinese, 29 luglio 1976; Id.; La figura e l'opera del pittore P. C., in Donna, agosto 1976, p. 23; U.Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 494; L. Servolini, Diz. ill. degli incis. ital., Milano 1955, p. 197; H. Vollmer, Künstlerlexikon des XX. Jahrh.s, I, p. 433.