CARNEVALE, Pietro
Nato a Castelnuovo Scrivia (Alessandria) nel 1839, della sua formazione culturale si sa solo che iniziò come intagliatore in legno e poi a Roma, studiò presso l'architetto A. Cipolla (cfr. Thieme-Becker).
Il C. appartiene a quel gruppo di architetti, tutti estranei per formazione all'ambiente culturale romano, che, arrivati da parti diverse nella città dopo il 1870, tentarono diverse strade nella mediazione tra la cultura eclettica dominante e la tradizione romana. Il C., per parte sua, cerca di innestare alcuni sintagmi di derivazione purista e toscaneggiante (in specie l'arco su colonne) sugli schemi organizzativi delle facciate sangallesche romane, nel tentativo di risolvere diversamente il problema del "palazzo", di cui accetta manieristicamente ogni altro valore tipologico. è una posizione quella del C. che, se per un verso lo porta assai vicino al purismo di Luca Carimini (per alcune scelte grammaticali soprattutto), per altro ne costituisce una puntuale contestazione nelle commistioni stilistiche continue, anche se raffinate, che presentano tutte le sue opere. Queste diversità, che caratterizzano sempre la sua attività, lo portano automaticamente al di fuori degli schieramenti professionali dominanti, contro i quali peraltro si schiera decisamente nei suoi scritti. Non esita ad attaccare sia il Boito sia Raffaele Canevari (I progetti del Palazzo del Parlamento. Critica dell'architetto P. C., Roma 1884): il primo è accusato di essere un cattivo maestro, di non conoscere la storia dell'arte e, nonostante ciò, di disprezzare le tradizioni, mentre "…la sua opera sorpassa l'originalismo di moda per la nuova architettura…"; del secondo dice addirittura "…che è diventato famoso viaggiando in ferrovia…". Questa posizione sprezzante si ripropone nel secondo, e più famoso, dei suoi scritti (La vecchia e nuova Roma, Roma 1885): in questa occasione, prendendo lo spunto dal discorso sulla città che si va realizzando, pur senza far nomi, accusa tutti di "rattoppar Roma con luridi cenci…", e va anche molto oltre indicandone come causa "la speculazione privata, l'intrigo, la malintesa protezione, la sedicente autorità della penna e l'ignoranza di chi fa un mestiere pel quale non è stato votato…". Contrasta tuttavia con lo spirito dello scritto la visione che prospetta della città, di cui loda il monumento a Vittorio Emanuele II e, per la piazza Esedra, il progetto dell'oscuro Jannetti: in ogni caso una città che, sia pure disprezzando il piccone demolitore, si realizza per poli monumentali, risultati in seguito non certo sempre qualificanti.
Se si fa eccezione per alcuni lavori di modesta entità (sopraelevazioni e simili), la sua prima opera architettonica deve essere considerato il fabbricato sull'odierna via IV Novembre (prima dell'anno 1877) cui poi (1880) aggiunse una galleria sulla via delle Tre Cannelle. Questo edificio segna l'avvio di un primo gruppo di opere, tutte lungo la via Nazionale e le sue strade trasversali, progettate e realizzate tra il 1877 ed il 1880: l'importante edificio in angolo con la via Venezia (1877), il palazzo del conte Pasinni (terminato nel 1880) e quello d'angolo tra via Venezia e via Palermo (1880). Il C. rimase d'altronde esclusivamente un architetto dei "nuovi" quartieri romani, mentre gli mancava del tutto il confronto con il tessuto viario ed edilizio degli antichi rioni. Le altre sue opere si trovano tutte nel quartiere Esquilino, di cui realizzano anche alcuni episodi particolarmente significativi, come il palazzo, molto importante, sulla omonima piazza antistante l'abside di S. Maria Maggiore (1882, terminato dopo il 1883). Ed ancora l'edificio di speculazione in via Principe Amedeo (1882, terminato dopo il 1883) e, sulla stessa strada, in angolo con la via d'Azeglio, il palazzo Arvoli (1886, terminato dopo il 1887). Infine l'ultimo in via Leopardi (1887), profondamente rimaneggiato nel 1901 dopo la sua morte. Questi due gruppi di edifici, divisi tra via Nazionale ed il vicino quartiere Esquilino, rappresentano anche due precisi momenti dell'evoluzione culturale del C., testimoniata da due altre realizzazioni, la casa a logge accanto alla torre dei Colonna (1882, terminata dopo il 1885) ed il palazzo Sacconi in via Torino (attribuzione del Portoghesi, 1958): questo va datato, per i caratteri stilistici analoghi, agli anni del palazzo sulla piazza dell'Esquilino (1882-1885).
Degli edifici sulla via Nazionale, dopo quello d'angolo con la via Venezia e l'altro tra questa e la via Palermo, ambedue di robusta e decisa marca tardomanierista, un momento di svolta è rappresentato dal palazzo Pasinni. Il lotto, molto stretto ed allungato, gli offre l'occasione per una soluzione molto brillante ed articolata lungo un atrio estremamente approfondito, tanto da attraversare l'intero corpo di fabbrica, mentre il prospetto è impostato tutto sulla sovrapposizione degli ordini architettonici: notevole eccezione questa del C., solo, insieme con il Carimini, ad essere sensibile al rigore dei motivi del purismo in architettura. Gli stessi temi vengono ripresi anche nell'edificio in via Principe Amedeo, a livello sia tipologico sia di linguaggio, mentre l'altro in angolo con la via d'Azeglio segna un ritorno agli schemi tardomanieristi romani, anche se rinvigoriti da un disegno molto raffinato degli elementi architettonici: qualità questa che manca completamente all'ultima sua realizzazione, il palazzo in via Leopardi. Le sue opere migliori rimangono, tuttavia, il palazzo Sacconi, l'altro in piazza dell'Esquilino ed il piccolo edificio seriale accanto alla torre dei Colonna in via Nazionale. Tutti e tre caratterizzati dalla sovrapposizione degli archi su colonne, testimoniano ancora del gusto purista del C., molto personale in queste occasioni, e di quel piacere per il dettaglio che fa ricordare subito le sue origini di intagliatore. Una ricerca del particolare che si esprime in soluzioni forti e vigorose nei primi due edifici, e che alle modeste dimensioni dell'ultimo offre delicati motivi pittorici, in forma di logge sovrapposte.
Morì a Roma nel 1895 (Thieme-Becker).
Oltre alle opere sin qui ricordate, e di sicura attribuzione, vengono anche dati al C. l'albergo Laurati (Callari), tre palazzi rispettivamente in via del Tritone, via Arenula e via Vittoria Colonna, ed infine un edificio sulla via Ostiense (tutti attribuiti dal Portoghesi). Tutti troppo generici nel linguaggio architettonico per permetterne una precisata definizione, anche se non possono certo essere sottaciuti nel complesso dell'opera di un architetto che in appena un ventennio di attività dimostra un continuo sperimentalismo di linguaggio.
Fonti e Bibl.: I documenti ed i progetti delle opere del C. sono tutti conservati nel fondo Titolo 54 dell'Archivio Capitolino di Roma: sopraelevazione in piazza dei Maroniti, anno 1878, busta 55001; edificio in via Nazionale angolo via Venezia, anno 1879, busta 1/20.000; palazzo Pasinni in via Nazionale, anno 1879, busta 1/20.000; sopraelevazione in via dell'Arco dei Cenci, anno 1879, busta 56001; edificio in via Venezia angolo via Palermo, anno 1880, busta 45001/60.000; galleria in via delle Tre Cannelle, anno 1880, busta 45001/60.000; sopraelevazione in via Capocci, anno 1880, busta 20.001/43.000; sopraelevazione in via dei Goti anno 1881, busta 2.801/25.000; edificio in via Principe Amedeo, sanno 1882, busta 60.001; palazzo in piazza dell'Esquilino, anno 1885, busta 15001/25000; casa Rubboli in via Nazionale, accanto alla torre dei Colonna, anno 1886, busta 23351/30.000; sopraelevazione in via dei Neofiti, anno 1887, busta 40.001/48.000; edificio in via Principe Amedeo, angolo via D'Azeglio, anno 1887, busta 1/7100; edificio in via Leopardi, anno 1901, busta 95001; L. Callari, St. dell'arte contemporanea ital., Roma 1909, p. 131; P. Portoghesi, La vicenda romana, in La Casa (Roma), 1959, n. 6; Id., L'eclettismo a Roma, Roma s.d., pp. 28 s., ill. pp. 36 s.; G. Accasto-V. Fraticelli-R. Nicolini, L'architettura di Roma capitale, Roma 1971, ad Ind.; G. Spagnesi, L'Esquilino il primo quartiere di Roma capitale, in L'Esquilino e la piazza Vittorio,una struttura urbana dell'Ottocento, Roma 1974, pp. 29-48 passim;Id., Edilizia romana nella seconda metà del XIX sec., Roma 1974, p. 83 n. 119 (via di Acquasparta); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp.21 s.(sub voce Carnevali).