CARBONE (Carbonesi), Pietro
Nacque a Bologna, presumibilmente intorno alla metà del sec. XIII, da una famiglia nobile di parte ghibellina, aderente alla fazione dei Lambertazzi e avversaria dei Geremei, che erano di parte guelfa. La prima notizia a noi nota sul C. risale al 1279, quando a Imola fu conclusa la pace generale fra le due fazioni bolognesi. Tale "pace" venne stipulata da cinquanta esponenti delle due parti, che giurarono - anche per i compagni di fazione - di osservarla in perpetuo, sotto pena di unamulta di 10.000 marche d'argento. Tra coloro che furono presenti al convegno e che giurarono la "pace" le fonti citano anche il Carbone. Tuttavia, poco dopo, a Bologna presero il sopravvento i guelfi: insieme con altri esponenti ghibellini, anche il C. venne espulso dalla città, e si trasferì a Mantova. Non sappiamo se la scelta del luogo di esilio fosse dovuta a un preciso invito di Pinamonte Bonacolsi, che, allora di fatto signore della città lombarda, era passato - probabilmente a causa della sua alleanza con Verona - alla parte imperiale. Certo è che il C., poco dopo il suo arrivo, nominato podestà dal Bonacolsi, già dal 1º gennaio esercitava in Mantova le sue delicate funzioni di carattere essenzialmente giudiziario. Nonostante le difficoltà insorte nel primo periodo della sua amininistrazione - nel 1280 Mantova fu sconvolta da una disastroso nubifragio, che la sommerse per metà - il C. si adoperò attivamente per dare ordine alla vita e all'attività cittadine. I risultati della sua opera intelligente e costruttiva non tardarono a farsi notare: segno della stima che egli seppe suscitare furono le successive riconferme nella carica di podestà nel 1281 e nel 1282.
Risale al 1281 la sua riforma degli statuti della Università dei beccai: tra l'altro, con essa si vietava di abbattere o scuoiare il bestiame da macello in altro luogo che sulle rive del lago. Il 23 luglio di quello stesso anno il C. stabilì che tutti gli atti pubblici dovessero venir redatti da notai. Né mancarono, tra i provvedimenti presi dal C., quelli di carattere più spiccatamente politico. Di questo stesso periodo è infatti il decreto con cui venivano colpiti, per la seconda volta nella storia cittadina, i da Riva: alcuni di essi furono incarcerati, altri mandati al confino, altri infine banditi.
Stimato per la sua cultura giuridica, il 1º genn. 1284 il C., assunse nuovamente la carica di podestà di Mantova, carica che gli venne riconfermata anche per l'anno successivo. Il campo cui si volsero la cura e l'attenzione del C. fu, ancora una volta, soprattutto quello economico: promosse l'arte della tessitura dei panni di lana, e pubblicò un bando in cui si faceva espresso divieto ai cittadini di Mantova di vendere immobili a persone che risiedessero fuori del territorio del Comune. Nel successivo 1285 introdusse un dazio di 8 soldi piccoli per carro da quattro some su tutte le merci importate o comunque in transito per Mantova. I proventi della nuova imposta (dalla quale erano però esenti gli operatori commerciali veneziani, veronesi e ferraresi) dovevano andare per metà alla cassa del Comune, mentre l'altra metà doveva essere divisa tra i signori di Rivolta - forse a titolo di indennizzo per antichi diritti feudali, forse perché imparentati con il Bonacolsi - e la Camera vescovile. Il C. ricoperse per l'ultima volta la carica di podestà di Mantova nel 1289; e fu nel corso della sua ultima amministrazione che venne firmato a Suzzara, il 12 marzo, l'accordo tra Mantova e Verona da un lato, e Reggio nell'Emilia dall'altro. Il trattato, che fissava i risarcimenti per quanti avessero patito danni per le ostilità di una delle due parti contraenti - senza riferirsi per altro alle conseguenze di eventi bellici anteriori alla stipulazione del contratto -, consentiva tra l'altro, a condizioni di reciprocità, ai cittadini di Reggio il libero transito per i territori di Mantova e di Verona.
Nel 1293 il C. ricoprì la carica di podestà a Genova, svolgendo con intelligenza e fermezza il suo mandato: ristabilì l'ordine pubblico colpendo inesorabilmente i delinquenti - gli assassini e i furti erano aumentati negli anni precedenti in modo preoccupante -; si adoperò per rendere più consistente il patrimonio del Comune, curando l'acquisto di parecchi terreni. Per fronteggiare le crescenti spese della guerra contro Pisa, durante l'amministrazione del C. fu ordinato che gli uomini di Genova e del suo distretto pagassero da quel momento e sino a guerra finita 10 soldi a testa, e in più tre soldi per ogni cento di stipendio, in modo tale però che ognuno non dovesse pagare più di sei lire. Nel luglio venne a turbare lo stato di tregua con i Veneziani la notizia dell'incidente di Corone. Un convoglio genovese di sette galee in navigazione nelle acque del golfo di Messina era stato intercettato e attaccato da una squadra veneziana. Nello scontro i Genovesi ebbero il sopravvento sugli avversari, che uccisero in gran numero, riuscendo a impadronirsi dei navigli. Il governo della Repubblica ligure, timoroso delle ripercussioni che l'accaduto poteva avere in campo internazionale, si affrettò ad inviare a Venezia ambasciatori, dichiarandosi pronto a discutere dell'incidente e delle altre questioni in pendenza. Venne convocata a Cremona una conferenza, che si aprì nel settembre: dopo circa tre mesi di discussioni i rappresentanti delle due potenze si separarono senza aver nulla concluso.
Sono, queste, le ultime notizie che noi possediamo sul C.: ignoriamo se, scaduto il suo mandato, egli sia rimasto a Genova, così come ignoriamo il luogo e la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: Breve chronicon Mantuanum ab anno MXCV ad annum MCCXCIX, a cura di C. d'Arco, in Arch. stor. ital., I (1855), t. 2, pp. 51-55; Liber iurium Reipublicae Genuensis, a cura di E. Ricotti, in Monumenta historiae patriae, IX, Augustae Taurinorum 1857, coll. 300-304; Leges Genuenses, a cura di V. Poggi, ibid., XVIII, Augustae Taurinorum 1901, col. 1067; Petri Cantinelli Chronicon, in Rer. Ital, Script., 2 ediz., XXVIII, 2, a cura di F. Torraca, pp. XXXVII s., 31; Annales Ianuenses, V, a cura di C. Imperiale di Sant'Angelo, Roma 1929, in Fonti per la storia d'Italia..., XIV, pp. 165-173; A. Giustiniani, Annali della Repubblica di Genova, I, Genova 1884, p. 494; Mantova. La storia, a cura di G. Coniglio, I, Milano 1958, pp. 275-284 passim.