CAPULIO, Pietro
Nacque a Cortona intorno al 1560.
Come incerta è la data di nascita, così la forma stessa del nome varia: Capuleus, Capullejus, Capullius (Capulli). Anche il nome di battesimo è discusso: nel registro dei battezzati di Cortona dal 1538 al 1562 si trovano almeno dieci "Del Capulla", e il Mancini (p. 113 n.) suppone che Pietro sia uno dei due Capulio contrassegnati con una lineetta perché segnalatisi per dignità, cioè Bastiano o Francesco di Senso dei Capulla, nati il 22 febbr. 1543 e il 25 apr. 1545; bisognerebbe però mutare i dati anagrafici del C., e comunque tale anticipazione dell'anno di nascita contrasta con tutti i biografi, compresi i contemporanei.
Come baccelliere frequentò lo Studio di Rimini, poi quello di Venezia per sei anni; divenne poi reggente degli studi nella "Magna Domus Venetiarum" a Bologna. Intorno al 1586 è ricordato dal padre P. Rodolfi (p. 265) come singolare esempio di virtù e di probità e per l'acutezza dell'ingegno. Entrò nei francescani prendendo gli ordini minori. A quel tempo egli viveva nel convento del sacro Alvernalmonte, che era considerato quasi un'altra Gerusalemme per le molte reliquie che vi erano conservate. Divenuto procuratore generale dell'Ordine, si diede all'insegnamento, ma contemporaneamente iniziava la sua meditazione sui dottori della Chiesa. Nel 1593 divenne il sesto reggente del collegio di S. Bonaventura a Roma, ecome tale si attenne sempre ai principi ispiratori del collegio.
Esso era stato istituito nel 1587 dal pontefice Sisto V nel convento dei SS. Dodici Apostoli dei frati minori conventuali, con lo scopo di disporre di un centro per l'approfondimento degli studi sull'opera di s. Bonaventura, ma anche per diffondere l'influsso della sua dottrina presso i migliori allievi dell'Ordine e presso gli insegnanti, già esperti in teologia e nelle discipline scolastiche, destinati agli altri collegi; inoltre Sisto V intendeva creare una specie di facoltà teologica dell'Ordine dei minori, perché questi potessero conseguirvi la laurea dottorale.
L'attività e l'opera del C., assieme a quelle di altri teologi come De Augustinis, Grabrielli, Ferchio, rappresentano e rafforzano la direzione, bonaventuriana degli studi nel collegio, che spesso era diventato un focolaio di scotisti, preferendosi allo studio del "dottor serafico", per cui era stato istituito, quello del "dottor sottile". Sotto l'impulso del C. al collegio si studiava la dottrina di s. Bonaventura sul testo dei commenti alle sue Sentenze, con raffronti con le sentenze di altri dottori, innanzi tutti s. Tommaso e poi Duns Scoto; dal collegio uscirono infatti teologi bonaventuriani tra i più illustri scrittori dell'Ordine dei minori, quali Mastrio, Ferchio, Sbaraglia, Sgambati, Clemente XIV. I collegiali di S. Bonaventura stamparono inoltre almeno due fra le più poderose opere sul commento alle Sentenze del santo di Bagnoregio, rimaste incomplete per la sopravvenuta morte degli autori (il C. e De Augustinis), vari trattati speciali e opere teologiche ritenute di gran pregio.
La presenza del C. presso il collegio, cui diede un notevole impulso, durò fino al 1605, anno in cui il papa Paolo V lo creò vescovo di Conversano, vicino a Bari, alla morte del vescovo Francesco Maria Sforza, avvenuta il 18 luglio 1605. Investito dell'alta carica il 31 agosto, fu consacrato dal card. Evangelista Pallotto il 14 settembre nella basilica romana dei SS. Apostoli, presso la quale era il convento che l'aveva visto reggente per dodici anni. Trascorse gli ultimi vent'anni della sua vita a Conversano, preso dalle cure pastorali, ma non tanto da non poter continuare i suoi studi bonaventuriani.
Si era proposto di portare a termine l'intero commento alle opere di s. Bonaventura, ma riuscì soltanto a pubblicare due volumi di commento alle Sentenze: Commentaria in primum librum Sententiarum s. Bonaventurae (Venetiis 1621) e Commentaria in secundum librum Sententiarum s. Bonaventurae (Venetiis 1624). Gli scritti, ricchi di dottrina e preceduti da un copioso prologo, risentono dei lunghi anni di insegnamento del "maestrino" (così era soprannominato il C. per la sua bassa statura), e costituiscono il primo tentativo di un organico commento all'opera bonaventuriana. Si tratta di volumi assai rari, soprattutto il secondo, dedicato a s. Antonio da Padova (il primo è invece dedicato al card. Alessandro Peretti).
Il C. morì a Conversano il 28 giugno 1624 (il 24 giugno 1625 secondo l'Eubel, p. 177), e fu sepolto nella cattedrale della stessa sede episcopale dedicata a s. Francesco, nel sacello da lui fatto costruire nel 1609 in onore di s. Bonaventura.
Fonti e Bibl.: P. Rodolfi, Historiarum seraphicae religionis libri tres, Venetiis 1586, p. 265; B. Teoli, Triumphus seraphicus, Velitris 1655, p. 40; G. Franchini, Bibliosofia e mem. lett. di scrittorifrancescani conventuali, Modena 1693, p. 520; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, VII, Venetiis 1721, col. 715; Sigismondo da Venezia, Biogr. serafica degli uomini illustri che fiorirono nel francescano istituto, Venezia 1846, p. 565; P. De Martigné, La scolastica e le tradizioni francescane, Foligno 1890, II, p. 287; L. Wadding, Scriptores Ordinis minorum, Romae 1906, p. 186; G. G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptorestrium Ordinum s. Francisci, II, Romae 1921, pp. 333 s.; G. Mancini, Il contributo dei Cortonesialla cultura ital., in Arch. stor. ital, LXXIX (1921), 2, pp. 112 s.; G. Abate, Series episcoporum exOrdine fratrum minorum conventualium, in Miscell. francescana, XXXI (1931), p. 113; L. Di Fonzo, Lo studio del dottore serafico nel Collegiodi S. Bonaventura in Roma,ibid., XI, (1940), pp. 170, 179, 181; H. Hurter, Nomenclator literarius theologiae catholicae, III, p. 647; Dictionnaire de théologie catholique, II, col. 1696; G. Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica..., III, Monasterii 1923, p. 177, P. Gauchat, Id., IV, ibid. 1935, p. 163; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., XI, col. 974; Encicl. catt., III, p. 732.