CANEVARI, Pietro (in cinese Nieh Pe-to e Shih-tsung)
Nacque a Genova nel 1596 e il 3 ott. 1622 entrò come novizio nella Compagnia di Gesù a Roma, dove aveva terminato gli studi di diritto. Essendo stata accolta la sua domanda di esser inviato in terra di missione e preferibilmente in Cina, che egli aveva inoltrato nel gennaio 1625 (Arch. Rom. Soc. Iesu, Fondo Gesuitico 737, f. 239), il 3 apr. 1629 si imbarcò a Lisbona e l'anno seguente giunse a Macao.
Nel mese di ottobre entrò in Cina insieme con altri quattro padri: l'italiano T. Grassetti, il portoghese B. de Matos, il francese E. Le Fèvre e il belga N. Trigault, al seguito di quattrocento militari portoghesi, comandati da Pedro Cordeiro e Antonio del Campo, che erano stati inviati ad assistere i Ming contro gli invasori mancesi. Il piccolo esercito arrivò fino a Nan-ch'ang nel Kiangsi, dove ricevette l'ordine di far ritorno a Macao. Il C. venne allora trasferito ad Hangchow (1631) per meglio apprendere la lingua cinese e di là, nel 1635, nella provincia del Fukien per assistere il confratello G. Aleni. Nonostante l'ostilità dei mandarini locali, il C. svolse attiva opera di evangelizzazione, soprattutto fra gli ex schiavi negri, fuggiti ai padroni portoghesi di Macao e che si erano stabiliti nei villaggi costieri. Il 10 maggio 1637 fece professione dei tre voti e successivamente venne nominato superiore a Ch'üan-chou. Quando, il 3 ag. 1649, tre francescani e quattro domenicani provenienti da Manila sbarcarono ad An-hai, sempre nel Fukien, il C. cercò di indurli a ripartire, essendosi reso conto che i nuovi venuti, poco conoscitori della realtà cinese, avrebbero finito per interferire a sproposito nella sua attività. Non essendo riuscito nel suo intento, l'8 sett. 1649 diffidò formalmente i fedeli dall'aver rapporti con essi. Poco dopo i domenicani lasciarono la città, mentre i francescani rimasero più a lungo creando non pochi imbarazzi al Canevari. Frattanto le collettività negre, che avevano seguito le parti di Coxinga (Cheng Ch'engkung, 1624-1662), che era l'ultimo sostenitore dei Ming, vennero disperse dopo che i Mancesi, divenuti ormai signori della Cina, avevano deciso di applicare la tattica della terra bruciata lungo le coste del Fukien onde privare i loro avversari delle necessarie basi d'appoggio. Rimasto praticamente senza fedeli, il C. venne trasferito nel 1651 nella provincia del Kiangsi. Si trovava nella città di Nanch'ang, dove aveva cura di un migliaio di fedeli, allorché nel 1665, in occasione della persecuzione provocata dalle accuse di Yang Kuang-hsien, contro i missionari, egli fu arrestato e trasportato a Pechino, dove giunse il 28 giugno 1665. Processato, venne espulso con gli altri missionari nel settembre dello stesso anno e bandito a Canton. Arrivato in questa città nel marzo 1666, partecipò insieme con gli altri missionari alle riunioni che ebbero luogo dal 18 dic. 1667 al 26 genn. 1668 per fissare i criteri cui avrebbe dovuto ispirarsi la futura opera di apostolato il giorno in cui essa fosse stata nuovamente permessa in Cina. Sottoscrisse pertanto il documento intitolato, Praxis servanda in missione sinensi (Acta Cantonensia Authentica, s. l. [1700], pp. 19-33). Terminata la persecuzione, egli fece ritorno nel 1671 a Nan-ch'ang, nei cui pressi morì nel 1675.
Del C. restano una lettera al generale Paolo Oliva, datata Canton, 22nov. 1668 (Arch. Rom. Soc. Iesu, Jap.-Sin. 162, ff. 235-236)nonché l'Annua da Vice Provincia da China per il 1643scritta in collaborazione con F. Brancati e A. de Gouvea (Lisbona, Bibl. naz., 722, ff. 189-265).P. Couplet nel suo Catalogus Patrum Societatis Iesu del 1686attribuisce al C. un'opera scritta in cinese sulmartirio, senza però indicarne l'esatto titolo. La notizia è stata ripresa da successiviautori come il Pfister (p. 202), il Sommervogel (c. 613) e il Bernard (p. 376). Nessuna indicazione al riguardo si trova nella breve biografia del C. pubblicata in cinese nel Sheng-Chiao hsin-cheng (Testimonianze della santa religione) forse del 1678, né nel catalogo dei libri cinesi donati dallo stesso Couplet alla Biblioteca Vaticana nel 1685 (Bibl. Apost. Vaticana, Vat. lat. 13201, ff. 281-295).
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. Rom. Soc. Iesu, Jap.-Sin. 134: Cat.Brev. et Triennal. 1621-1755, anni 1636, 1639, 1645, 1666 e 1669; D. Bartoli, Della Historia della Compagnia di Giesù. La Cina, Roma 1663, pp. 961, 1057, 1066; A. Greslon, Histoire de la Chine sous la domination des Tartares, Paris 1671, pp. 211, 217-223; F. de Rougemont, Historia Tartaro Sinica nova, Lovanii 1673, p. 70; G. D. Gabiani, Incrementa Sinicae Ecclesiae a Tartarisoppugnatae, Viennae 1673, I, p. 5; Han Lin e Chang Keng, Sheng-Chiao hsin-cheng (Testimonianze della santa religione), Pechino s.d. (forse 1678), ff. 14b-15a; P. Couplet, Catalogus Patrum Societatis Iesu, qui post obitum S. Francisci Xaverii primo saeculo, sive ab anno 1581, usque ad 1681, in Imperio Sinarum Iesu Christi fidem propagarunt, s. l. 1686, p. 25 n. XXXVII; ed in F. Verbiest, Astronomia Europaea, Dilingae 1687, p. 113; Roma, Arch. Rom. Soc. Iesu, Jap.-Sin. 102-103: Th. Ign. Dunin-Szpot, Hist. Sinarum Imperii (ms. circa 1700), I, f. 232a; II, ff. 9a, 10a, 67b, 88a, 129b; L. Pérez, Relaçion de la persecucion en China porfr. Antonio de Santa Maria, in Arch. Ibero-Americano, II(1914), pp. 47-78; III (1915), pp. 259-88, 416-434; O. Maas, Cartasde China,Sevilla 1917, pp. 33-34 e passim; R. Streit, Bibliotheca Missionum, V, Aachen 1929, p. 847; L. Pfister, Noticesbiographiques et bibliographiques sur les jésuites de l'ancienne mission de Chine 1552-1773, I, Shanghai 1932, pp. 200-202, 214, 297, 306; A. Van Den Wyngaert, Sinica Franciscana, II-III, Firenze 1933-36, passim; VII, Roma 1965, passim; A. W. Hummel, Eminent Chinese of the Ch'ing Period, I, Washington 1943, p. 318; H. Bernard, Les adaptations chinoises d'ouvrages européens, in Mon. Serica, X (1945), p. 376 n. 472; J. Dehergne, Les chrétientés de Chine de la période Ming...,ibid., XVI (1957), pp. 22-28; Id., La Chine centrale vers 1700, II, Les vicariats apostoliques en Chine..., in Archiv.histor. Soc. Iesu, XXX (1961), pp. 319, 359-360; III, Les vicariats apostoliques de l'interieur: Le Kiangsi,ibid., XXXVI (1972), p. 241; F. Bontinck, La lutte autour de la liturgie chinoise aux XVII et XVIIIe siècles, Louvain-Paris 1962, p. 109; J. Wicki, Liste der Jesuiten Indienfahrer 1541-1758, in Aufsätze zur Portugiesischen Kulturgeschichte, VII (1967), p. 293; J. Dehergne, Répertoire des Jésuites de Chine 1552-1800, Roma 1973, s.v.; C. Sommervogel, Biblioth. de la Comp. de Jésus, II, c. 613.