CAETANI, Pietro
Figlio primogenito di Roffredo - fratello di Bonifacio VIII e conte di Caserta - e di Elisabetta Orsini, secondo di questo nome, nacque probabilmente intorno al 1245.Poco si sa della sua attività prima della morte del padre (1296), dopo la quale svolse un ruolo preminente nell'attuazione della politica dello zio volta a creare una grande signoria territoriale per i Caetani in Campagna e nella regione circostante. Crebbe, probabilmente, nelle terre della famiglia in Campagna e si sposò prima del 1265con Giovanna da Ceccano, appartenente a quella famiglia baronale dei signori di Ceccano che in seguito passerà tra i più decisi oppositori dei Caetani e di Bonifacio VIII. Dal matrimonio nacquero almeno tre figli, Roffredo, Benedetto e Francesco e almeno una figlia, Francesca. Le scarse e frammentarie notizie rimasteci dei suoi primi anni lo indicano a Frosinone nel 1282 e ad Anagni nel 1286.
Forse subito dopo l'elezione pontificia dello zio (dicembre 1294), ecertamente almeno dal marzo del 1295, il C. fu chiamato a coprire un importante ufficio nello Stato pontificio, quello di rettore del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia: a tratti - o forse per tutto il periodo - si fece rappresentare da un vicario, un certo Amato di Anagni. Il 31 marzo 1296 al C. subentrò nell'ufficio il figlio Roffredo, mentre a lui veniva affidato (la nomina porta la data del 20 apr. 1296) il rettorato della Marca d'Ancona che egli tenne inizialmente fino al maggio del 1300. Anche qui si fece rappresentare da un vicario, un certo Davide Paparone di Ferentino. Nel frattempo (8 genn. 1296) Carlo II d'Angiò lo nominava consigliere regio e suo familiare. In questo periodo fu tra coloro che usufruirono dell'accordo, raggiunto tra il papa e il Comune di Orvieto dopo una lunga disputa, accordo in virtù del quale la valle del lago di Bolsena passava ad Orvieto, mentre veniva assegnato alla famiglia Caetani il contado aldobrandesco. Come parte dell'accordo, raggiunto nella prima metà del 1296, il C. riceveva alcune proprietà in Orvieto e diventava podestà di questa città a partire dal 1º luglio.
Alla morte del padre (maggio-agosto 1296) il C. ne ereditò la posizione di guida nella realizzazione dell'ambiziosa politica territoriale della famiglia. Succeduto al padre come conte di Caserta, ereditò considerevoli possedimenti in Molise e Terra di Lavoro (Caserta, Ducenta, Atina, Presenziano, Fontana, Vairano, Calvi). Nell'aprile-maggio del 1297 fu impegnato nell'acquisto di varie terre nei pressi delle antiche proprietà familiari in Campagna. I primi acquisti procurarono ai Caetani una tale impopolarità che i loro rivali, i Colonna, assalirono un convoglio di muli che trasportava denaro per una compravendita (3 maggio 1297): l'azione dette origine a una serie interminabile di rappresaglie.
Nel frattempo il C. aveva creato una vasta signoria in Campagna, della quale possono essere qui indicati soltanto i profili generali (si veda al riguardo la "carta feudale del Lazio" pubblicata da G. Marchetti-Longhi, in Quellen und Forsch. aus italien. Archiven und Bibliotheken, XXXVI [1956], dopo la p. 326). Alla fine del 1297 aggiunse alle sue proprietà terre e diritti a Trevi, Filettino e Vallepietra, acquistati dal capitolo episcopale di Anagni, e a Sermoneta, San Donato e Bassiano, acquistati dagli Annibaldi per più di 150.000fiorini. Nello stesso anno dava inizio ad una lunga serie di acquisti a Ninfa: questo "ditissimum castrum… uberrimum in redditibus" - secondo le parole del Nogaret (P. Dupuy, Hist. dudifférand d'entre le pape Boniface VIII et Philippe le Bel, Paris 1655, p. 343) - venne acquistato gradualmente e passò definitivamente al C. nell'anno 1300 quando Bonifacio VIII glielo dette in feudo perpetuo. Nel 1299 il C. acquistò Filettino, Collalto e Vallepietra (tenuti prima da Rinaldo Rubeo; il C. vi inviò come vicario generale Giovanni de Pruno di Anagni) e una parte di Collemezzo, situato tra Segni e Nonna. Nel 1300 acquistò Ienne e completò l'acquisto dell'importante fortezza di Sgurgola, presso Anagni. Le sue proprietà (di cui qui sono state ricordate soltanto alcune) costituivano un potente baluardo attraverso le vie meridionali di accesso a Roma, in buona posizione per sostenere la guerra contro i Colonna.
Da questo momento il C., pur continuando ad accrescere i propri possedimenti in Campagna, cominciò a volgere anche altrove le sue mire. A Roma acquistò la torre delle Milizie e molti altri edifici sul Quirinale da Riccardo Annibaldi (nel 1301), ricevendo anche il titolo di dominus militiarum. Sulla via Appia fortificò la tomba di Cecilia Metella costruendovi accanto anche una fortezza: il complesso venne indicato come civitas caietana. Insieme con altri membri della famiglia acquistò anche Giove e Porchiano presso Orte (nel 1301). Mentre procedevano i suoi lavori di fortificazione del palazzo alla torre delle Milizie, cercava di colmare le distanze tra le sue proprietà meridionali cercando terre che congiungessero quelle che aveva in Campagna con quelle che teneva nel Regno. Nel 1301-1302 acquistò terre a San Felice, nel monte Circeo e nella regione limitrofa, compresa Terracina. Bonifacio VIII cercò anche di persuadere Carlo II d'Angiò a concedere al C. Gaeta. Il 10 febbr. 1302 il papa gli confermò come feudi, con un lungo e completo privilegio, tutte le proprietà che il C. teneva in Campagna e Marittima: la sua signoria comprendeva anche il controllo sulle città della regione; così troviamo il C. come podestà a Sezze nel 1298 e nel 1301.
Sotto Bonifacio VIII egli non fu soltanto un grande signore feudale, ma svolse anche un ruolo importante nel controllo delle province dell'Italia centrale a nome del pontefice; e quando nel 1300 perse il rettorato della Marca (stando a un rapporto di un inviato aragonese la perdita lo addolorò al punto da costringerlo a letto) fu subito dopo reintegrato nell'ufficio, che tenne, per il tramite di un vicario, dal 18 giugno 1301 fino al 2 gennaio del 1302. In Campagna e Marittima, ove dalla fine del 1297 (o gennaio 1298) era rettore suo figlio Roffredo, il C. dominava e controllava le autorità pubbliche. Stando a quanto si afferma in lettere di inviati aragonesi, corsero anche voci in Curia secondo le quali Bonifacio VIII aveva intenzione di incoronare il C. patricius Romanorum o dargli in feudo la Sardegna e la Corsica. In queste lettere il C. viene descritto come personaggio preminente in Curia, abituato a desinare con i sovrani in visita al papa e ossequiato dai rappresentanti dei Comuni e dai cardinali in cerca di favori. Si diceva che il cardinale Gerardo da Parma aveva contribuito con la somma di 12.000 fiorini alla ricostruzione della torre delle Milizie.
Il C. aveva anche un palazzo ad Anagni e lì si trovava al momento dell'"oltraggio" a Bonifacio VIII (7 sett. 1303). Difese il suo palazzo dall'assalto dei nemici, ma alla fine fu costretto a cedere.
Dopo la morte dello zio (11 ott. 1303) pensò soltanto a difendere la signoria dei Caetani dagli attacchi dei Colonna e degli altri nemici. Furono anni di guerra costosa, combattuta specialmente in Campagna. Vendute alcune terre, assoldò nel Regno mercenari catalani e vi cercò alleati feudali; ma si trovò ad affrontare una lega molto più potente, composta da Alatri, Ferentino, dai signori di Ceccano e di Supino e dai de Papa.Iltentativo di pacificazione tra gli avversari promosso nel 1304-1305 dalle autorità romane, secondo il quale il C. e i suoi figli dovevano versare 100.000 fiorini ai Colonna per conservare le loro terre, fallì. Anche le proprietà a Giove furono molestate dai nemici. Il C. fu costretto a vendere o ipotecare varie proprietà; in seguito si lamentò di aver speso in questa lotta più di 300.000 fiorini. è difficile seguire la lotta in tutti i suoi particolari: possiamo solo dire che il C. fu costretto ad arrivare a un accordo per Sezze, ma che riuscì a riprendersi le terre di Ferentino che gli erano state sottratte dai suoi avversari. Ferentino e Anagni restavano i centri del suo potere. Nel marzo del 1308 fu convocato davanti alla regia corte di giustizia di Napoli per una vertenza che lo opponeva alla città di Caserta a ragione della vendita da parte del C. del titolo di conte di Caserta (egli l'aveva ceduto nel settembre 1305 a Bartolomeo Siguinolfo per la somma di 2.000 once); a causa delle "guerre di Campagna" non poté presentarsi. Nel settembre 1308 il C. e i suoi seguaci si accordavano con i conti di Supino, quelli di Ceccano e altri avversari. Poco dopo il C. fu ucciso in una imboscata tesagli da alcuni esuli anagnini mentre tornava da Ceccano.
Fonti e Bibl.: Cronica Urbevetana, in Rerum Italic. Script., 2 ed., XV, 5, a cura di L. Fumi, pp. 202-204; Les registres de Benoît XI, a cura di C. Grandjean, I, Paris 1883, n. 270; Regestum Clementis papae V, VIII, Romae 1888, n. 9910; Les registres de Boniface VIII, a cura di A. Thomas-M. Faucon-R. Fawtier-G. Digard, Paris 1884-1935, ad Indices; Acta Aragonensia, a cura di H. Finke, I, Berlin-Leipzig 1909, pp. 66, 86, 131, 389; Regesta chartarum, a cura di G. Caetani, I, Perugia 1925, ad Indicem; G. Caetani, Varia. Regesto delle carte più antiche…, Città del Vaticano 1936, pp. 21-25; H. Finke, Aus des Tagen Bonifaz VIII. …, Münster 1902, pp. XL, XLVIII, LIV, LVI; A. Eitel, Der Kirchenstaat unter Klemens V., Berlin 1907, pp. 109-111; L. Mohier, Die Kardinäle Jakob und Peter Colonna…, Paderborn 1914, pp. 221-223, 243; G. Caetani, Caietanorum genealogia, Perugia 1920, pp. 47 s., tav. A-XXXVII; G. Marchetti-Longhi, Il palazzo di Bonifacio VIII in Anagni, in Arch. della R. Soc. rom. di storia patria, XLIII (1920), p. 390; G. Falco, IComuni della Campagna e della Marittima nel Medio Evo, ibid., XLVIII (1925), p. 33 n.; XLIX (1926), pp. 133-136; G. Caetani, Domus Caietana, I, 1, San Casciano Val di Pesa 1927, pp. 175-178, 182-184, 192 s.; G. Falco, Sulla formazione e la costituzione della signoria dei Caetani (1283-1303), in Riv. stor. ital., XLV (1928), pp. 225-278; G. Digard, Philippe le Bel et le Saint-Siège…, I, Paris 1936, pp. 244 n., 288 n.; E. Duprè Theseider, Roma dal comune di popolo alla signoria pontificia, Bologna 1952, ad Indicem; D.Waley, The Papal State in the thirteenth Century, London 1961, ad Indicem.