BURATTI, Pietro
Nacque a Venezia il 13 ottobre 1772, morì a Sambughè (Treviso) il 20 ottobre 1832. Costretto sino ai trent'anni agli affari dell'ufficio paterno, cominciò presto a scriver satire, tra gli stravizi e le perdite di gioco. Figure notissime del tempo rivivono nei suoi versi spesso osceni, ma robusti, fluidi, armoniosi. Famosa l'ode al prefetto Galvagna, patriottica e coraggiosa, sullo stato miserando di Venezia bloccata nel 1813, che gli guadagnò tre mesi di arresto. Diseredato dal padre, continuò a sfogarsi in versi quali il poemetto l'Elefante (1819) per cui subì altri tre mesi di carcere. Rinomatissime le canzonette, musicate, quasi tutte, dal Perucchini, che fecero anche dimenticare la Biondina in gondoleta del Lamberti e corsero l'Europa. La raccolta completa manoscritta delle opere del Buratti comprende 15 grossi volumi, depositati presso il Museo Correr di Venezia. Il B. tradusse e pubblicò, in lingua italiana, l'Ester del Racine; tradusse in vernacolo la sesta satira di Giovenale (ancora inedita).
Bibl.: V. Malamani, Il principe dei satirici veneziani, P. Buratti, Venezia 1887; D. Valeri, Un poemetto inedito del satirico veneziano P. B., Castiglione delle Stiviere 1910.