BRAMBILLA, Pietro
Nato a Trieste l'11 nov. 1835 da Giuseppe, di famiglia oriunda della Brianza, aprì a ventiquattro anni col fratello Zanetto, a Milano dove si era trasferito, una ditta bancaria.
La Banca milanese si indirizzò nel settore del credito a medio o lungo termine, e fu tra le prime del genere a iniziare l'attività all'indomani della cessata guerra contro l'Austria. Il passaggio dall'ambientazione austriaca a quella piemontese e italiana del capitale causava gravi difficoltà agli operatori economici. Il ceto agrario, predominante in Lombardia, preferiva redditi sicuri non arrischiando affatto i propri risparmi negli investimenti industriali. Mentre per le esigenze creditizie di artigiani in quegli anni operava la Cassa di Risparmio e, qualche anno dopo, la Banca popolare, le iniziative manifatturiere e industriali dovevano ricorrere al prestito di istituti privati come la ditta del B., o la Belinzaghi, la Vonwiller, la Pisa.
Nonostante le difficoltà generali, la banca del B. poté superare i momenti critici dei primi anni del nuovo regime politico e finanziario grazie ad una oculata amministrazione e a una intelligente scelta del settore di operazione. Fin dai primi anni il B. si era rivolto alle iniziative intese allo sviluppo dei collegamenti ferroviari. Del resto, col fratello il B. aveva partecipato (1856) alle conferenze svoltesi a Vienna per la cessione delle strade ferrate del Lombardo-Veneto e della Centrale Italiana ad una società privata di undici soci (fra di essi i banchieri Belinzaghi e Ponti) con un capitale di 22,5 milioni. Poiché incontrava difficoltà nel settore delle ferrovie lombarde, che erano ormai entrate nel giro d'interessi dei Rothschild, il B. si associò nel 1862 all'iniziativa del Bastogi, la Società italiana per le strade ferrate meridionali. Delle 167.995 azioni da 500 lire effettivamente sottoscritte, la ditta Brambilla e C. fu intestataria per 3.500. Più tardi il B. sarà nominato vicepresidente della Società e nel 1899, alla morte del Bastogi, ne assumerà la presidenza.
Il 1º genn. 1884, per iniziativa di un comitato promotore costituito tre anni prima da G. Colombo e da alcune personalità finanziarie, si costituì a Milano la Società generale italiana di elettricità sistema Edison, nel cui capitale il B. era presente, e della quale diverrà poi vicepresidente.
Per interessamento del B. la Società per le strade ferrate meridionali (Rete adriatica) s'occupò - dell'iniziativa di costruire la ferrovia Lecco-Colico, che mirava ad allacciare Milano e Coira nel cantone dei Grigioni mediante una galleria alpina sotto lo Spluga. Svizzeri e Lombardi da tempo discutevano sul progetto per collegare più celermente la zona lombarda con quella del lago di Costanza e quindi con la Germania centrale. La Strade ferrate meridionali fece approntare (1888) un progetto esecutivo per il tratto Lecco-Coira, progetto che servì poi di base a tutti quelli, di massima, venuti dopo, fra cui quello svizzero Moser (Arch. di Stato di Como, Fondo camerale, cart. 375). Il traforo dello Spluga, in sede esecutiva, doveva poi subire intralci d'ordine internazionale che ne ritarderanno la realizzazione.
Vivo interesse nel B. sollevarono le esperienze, condotte dalla ditta Ganz di Budapest, per l'introduzione del sistema a doppio trolley nella trazione elettrica. Fin dal 1884 la ditta aveva esposto a Torino una serie di applicazioni che in Alta Italia dovevano destare ampia curiosità. Nel 1898 esperimenti del genere, inclusi quelli per l'introduzione del sistema trifase nella forza motrice, iniziati sulla Lecco-Colico-Chiavenna e sulla Colico-Sondrio a cura della Rete adriatica e mediterranea della Società per le strade ferrate meridionali, venivano seguiti dal B., che proprio alla vigilia della morte faceva pubblicare sulla Perseveranza (28 maggio 1900, p. 2) un brevissimo scritto, Grandi esperimenti per la trazione elettrica, annunciando che ormai si era prossimi alla applicazione di tale tecnologia.
Il B., che era stato nominato senatore per censo il 20 nov. 1891, fu presentato per lettera a Giolitti dal ministro della Real casa U. Rattazzi (25 ott. 1892), perché, "persona fra le più competenti e serie", fosse ascoltato insieme con il commendator Frascara (direttore del Credito mobiliare, andato in dissesto nel 1893), quali persone che "vivono nella vita pratica e operosa del paese", in merito ai problemi allora scottanti della circolazione monetaria e dell'aggio sull'oro. Nella sua missiva il Rattazzi allegava due lettere del B. relative ai problemi monetari dalle quali appare la sua competenza, la sua conoscenza delle insufficienze della pubblica pratica finanziaria e, insieme, la dirittura del suo carattere.
A Milano il B. godeva di considerazione anche perché aveva confermato la sua posizione nell'ambiente altolocato cittadino sposando Vittorina Manzoni, figlia di Pietro primogenito del grande scrittore. Le carte e i libri dell'avo, che questa custodiva amorosamente, furono donati il 21 nov. 1886, in occasione del centenario della Braidense, per la Sala manzoniana; tra i manoscritti parecchi gli inediti. In quella occasione, presenti i reali d'Italia, R. Bonghi pubblicamente ringraziò il B. e la sua consorte.
Il B. morì a Milano il 28 maggio 1900.
Bibl.: A. De Gubernatis, Piccolo diz. dei contemporanei ital., Roma 1885, p. 142; Opere ined. o rare di A. Manzoni, "pubblicate per cura di P. B. da R. Bonghi", I, Milano 1883, p. 8; T.Sarti, Il Parlamento italiano..., Roma 1898, p. 107; Il Sole, 28-29 maggio 1900; La Perseveranza, 29 maggio 1900; A. Malatesta, Ministri,deputati,senatori dal 1848 al 1922, I, Milano 1940, ad vocem;C. Belloni, Diz. stor. dei banchieri italiani, Firenze 1951, p. 49; A. Volonterio, Donne nella vita di Alessandro Manzoni, Torino 1960, pp. 134-135; Storia di Milano, XIV, Milano 1960, p. 579; Dalle carte di G. Giolitti. Quarant'anni di politica italiana, I, Milano 1962, pp. 108-110; L. De Rosa, Il Banco di Napoli e la crisi economica del 1888-90, in Rassegna economica del B. d. N., 1964, n. 2, pp. 388 ss.; G. Luzzatto, L'economia italiana dal 1861 al 1894, Torino 1968, p. 49.