BRAGIOLA (Bragiola Bellini), Pietro
Nato a Isola Vicentina (Vicenza) il 23 apr. 1835 da Francesco e Anna Miazon, da una famiglia di negozianti, abbandonò giovanissimo il Veneto rifugiandosi, sotto il falso nome di Bellini - che più tardi farà legalmente aggiungere al proprio - prima in Piemonte, poi a Londra, dove si stabilì nel 1853. Qui entrò ben presto in contatto con Mazzini e il suo gruppo. Dopo un periodo economicamente assai difficile, trovò lavoro come tipografo presso la stamperia dove si pubblicava il mazziniano Pensiero e Azione.
Scoppiata la guerra di Crimea, il B. vi avrebbe preso parte a fianco delle truppe inglesi (P. F. Gaslini, p. 210). A Londra, alla fine della guerra, riprese il lavoro presso il giornale, pubblicandovi anche un articolo "L'Italia nella congiuntura attuale" (Pensiero e Azione, n. 14, 15 marzo 1859).
Secondo L. Ravenna (Il giornalismomazziniano, Firenze1939, p. 198), il B. sarebbe successo nella direzione del giornale al Mazzini quando, scoppiata la guerra con l'Austria, questi tornò in Italia. Anche il B. allo scoppio della guerra volle tornare in Italia, ma le autorità inglesi gli concessero il permesso soltanto verso la metà del '60. Dall'Epistolario di G. Mazzini risulta che nel maggio 1860 il B. era ancora in Inghilterra (LXVII, p. 288, ad A. Saffi, Genova, 12 maggio 1860), mentre in settembre era a Genova (LXX, p. 34, a M. Quadrio, Firenze, 1º sett. 1860).
A Genova il B. entrò subito in contatto con i numerosissimi mazziniani lì convenuti. Lavorò nell'amministrazione del nuovo giornale mazziniano L'Unità italiana, diretto da M. Quadrio, trasferendosi anch'egli a Milano quando vi si trasferì il giornale (1º genn. 1861). Nel 1862 lo troviamo, sempre a Milano, amministratore dell'Unità Italiana, ufficio che mantenne fino alla scomparsa del giornale.
Sull'attività del B. in quegli anni conosciamo poche testimonianze, poiché il suo carteggio con A. Delbecchi - la fonte più ricca - ampiamente citato nella voce "L'Unità Italiana" del Dizionario del Risorgimento Nazionale, non è stato rintracciato. Rimangono alcune sue lettere a G. Ugolini (Museo Centrale del Risorgimento, b. CCXLI, n. 35)che, insieme con altre testimonianze indirette, fanno capire che il B., come amministratore, dovette affrontare critiche situazioni economiche dovute all'estrema difficoltà di procacciarsi i fondi necessari, che portarono a screzi - sempre di natura economica - con lo stesso Mazzini (Epistolario, LXXIII, passim;LXXIV, p. 13).
Quando l'Unità italiana cessò le pubblicazioni, il B. passò a un nuovo quotidiano, fondato a Milano il 1º apr. 1865: Il Sole. Nato come giornale economico-politico, fu dapprima diretto da V. Prestini, poi da A. Guerzoni, anch'egli mazziniano; ma l'indirizzo politico, apertamente democratico, gli fece incontrare scarso successo presso la borghesia commerciale cui si rivolgeva, sì che, nel '67 ne fu decisa la soppressione. Il B., che al Sole lavorava sin dalla fondazione, presentò allora ai suoi principali finanziatori, V. Semenza ed E. Cantoni, un programma di ristrutturazione. Il programma fu accettato e, dal 1º apr. 1867, trasformato in quotidiano economico, Il Sole uscì sotto la direzione del Bragiola.
Il B., oltre a smussare e accantonare l'aspetto dell'impegno politico democratico, ne dimezzò il formato, si preoccupò di offrire un panorama il più possibile completo dell'andamento dei mercati italiani ed esteri, fece pubblicare i listini quotidiani delle borse italiane e di quelle estere più importanti, e presentò ai lettori non solo tutte le leggi di carattere economico che si venivano facendo in Italia, ma anche quelle straniere che potessero in qualche modo interessare il commercio italiano. Inoltre si assicurò una schiera di collaboratori molto qualificati, tra cui A. Rossi, G. Rosa, V. Ellena e, più tardi, G. Luzzatti e G. Cantoni.
Divenuto nel 1871 comproprietario del giornale, ne divenne unico proprietario nel 1886 per la cessione delle altre azioni da parte degli eredi degli altri proprietari. Si era, nel frattempo, messo in società con A. Repetti - di cui, nel 1891, sposerà la figlia Maria, già della Tipografia Elvetica di Capolago, e insieme avevano fondato una piccola stamperia (dove era passato a stamparsi il Sole)e una società di pubblicità chiamata "Miazon" dal nome della madre del B. stesso. In quegli anni, interrotta la pubblicazione degli Scritti di Mazzini per la chiusura della casa editrice Daelli, il B. si interessò di farne continuare, presso la sua stamperia, la pubblicazione (Epistolario di Mazzini, LXXXVIII, p. 304, a P. Bragiona [sic] Bellini, Genova, 13 genn. 1870), ma la pubblicazione, affidata a L. Robecchi, si fermò definitivamente all'ottavo volume.
Il B. morì a Milano il 26 genn. 1902.
Fonti e Bibl.: Arch. Parr. di Isola Vicentina, a. 1835; Roma, Museo Centrale del Risorg., bb. CCXLI (35) e 435 (4); Ediz. naz. degli scritti di G. Mazzini,Epistolario, LXIII, pp. 269, 271; LXVII, pp. 101 s., 176, 288; LXX, p. 34; LXXIII, pp. 219, 313, 315 s., 360; LXXIV., p. 13; LXXXVIII, p. 304; Appendice, VI, p. 84; R. Caddeo, La tipografia elvetica di Capolago, Milano 1931, pp. 363 s., 537; L. Ravenna, Il giornalismo mazziniano, Firenze 1939, pp. 198, 201; L. Balestreri, Patrioti veneti nella storia del giornalismo genovese, in Rassegna storica del Risorg., XLIV (1957), pp. 603, 609; Le carte di A. Bertani, Milano 1962, pp. 269, 277, 474, 770, 778, 781, 968; P. F. Gaslini, in Il Sole, 23 ott. 1965, suppl. al n. 246, p. 210.