BOTTO, Pietro
Il più importante di una famiglia di scultori in legno e intagliatori, originaria di Savigliano.
Ignota la sua data di nascita. In base ai documenti reperiti sappiamo che nel 1603 entra giovanissimo al servizio dei Savoia. Tra il 1607 e il 1609 risiede a Torino dove esegue - insieme con suo fratello Giorgio - per la Confraternita della Misericordia di Savigliano quattro coriferari. Dal 1619 paga annualmente 4 ducatoni per l'imposta del cotizzo. L'anno dopo esegue gli stalli per la chiesa dello Spirito Santo (Tamburini, p. 401). Tra il 1628 e il 1630 è pagato con 390 fiorini per apparati di una festa, a servizio del cardinal Maurizio di Savoia. Intorno al 1629 il B. compie numerose opere per S. Pietro di Savigliano: gli stalli del coro, l'urna dei Corpi Santi e le ante del "loro deposito", l'armadio delle reliquie, i banchi e probabilmente i confessionali.
Durante la peste del 1630 il B. si trasferisce a Cherasco dove esegue per la chiesa del Carmine un S. Rocco (da lui stesso donato) e un S. Sebastiano. E di poco posteriore è l'ancona della Vergine, sempre per la stessa chiesa; rientra quindi a Savigliano dove compie per S. Andrea un confessionale, trasformato poi in cattedra. Nel 1634 viene accolto al servizio del cardinale Maurizio di Savoia alla "Vigna" di Torino. Nel 1638 la reggente madama Cristina continua a impegnare il B. e intende favorire i suoi figli Bartolomeo e Carlo Francesco che lo seguiranno nella carica e spesso collaboreranno con lui. L'anno successivo, nel dicembre, il principe Francesco Tommaso e il card. Maurizio di Savoia lo nominano "gentiluomo ordinario dell'artiglieria di S.A.R. ..." (Schede Vesme, p. 191).Dopo avere eseguito nel 1642 l'ancona per l'altar maggiore di S. Domenico in Savigliano (per Mallè, di S. Pietro), il B. continua a operare per madama Cristina negli anni 1644, 1647, 1648.
Secondo il Turletti, intorno al 1653 erano opera del B., nella cappella di Nostra Signora dell'Apparizione a Savigliano, un "vaghissimo trittico ...ed i famosi il trono, carro trionfale, padiglione e statua della Fama" usati in quell'anno per l'incoronazione di Nostra Signora del Rosario e ancora, nella chiesa dei padri cappuccini, il Crocifisso "colle statue della Vergine e di S. Giovanni e due angeli", e forse l'ancona colossale dell'altare maggiore (ora tutto in S. Pietro).
Nel luglio del 1655 Carlo Emanuele II rimunera il B. "primo scultore in legno" con lire 400, specie per quanto, da lui fatto "in cotesto Domo di Torino". A Natale del 1658 gli fa pagare un anticipo "per la soffietta della camera nostra di parata nel palazzo reale verso mezzogiorno..." (Schede Vesme, p. 191).Nel 1659 il B. esegue il modello della cappella della S. Sindone (Tamburini, p. 224) e l'anno dopo il leggio siglato, riccamente ornato di statue e volute, nel coro del duomo di Chieri, con caratteri stilistici ancora tardorinascimentali. Negli anni 1660-61 l'artista risulta essere ancora attivo per il palazzo reale di Torino.
Quivi egli lavorò in parallelo con gli intagliatori Emanuele e Francesco Dugar, Guglielmo Tolfi, Quirico Castelli, Francesco Borello e in collaborazione con i familiari per vari anni, sostenuto da progetti di valenti architetti come Carlo e Michelangelo Morello. Secondo il Rovere, in una sua prima citazione, il B. sarebbe già stato attivo intorno al 1648alla decorazione di alcune stanze: notizia, questa, quanto mai generica e in parte errata. Gli studiosi che si sono occupati del palazzo, pur discordando in qualche attribuzione e data, attribuiscono al B. alcuni soffitti e fregi della reggia quali: il soffitto della sala del trono del re (1660 c.), della camera da parata (dal 1658 sino alla morte), della sala di udienza (1661, e forse iniziata anche prima del 1658), della sala del consiglio con fregio di Francesco Borello (1660). Opera sua sarebbero stati pure gli intagli della "grande scala di legno" (1661), poisostituita dalla scala delle forbici. Egli applica qui, con gli altri intagliatori coevi, ancora una struttura tardorinascimentale, arricchendola di soluzioni ornamentali sfarzose, mosse, a sapore talvolta ancora artigianale; segna tuttavia di una particolare impronta la fase più opulenta del palazzo.
Al B. spetterebbero inoltre: a Torino, la statua di S. Rocco ora nell'abside della chiesa dedicata al santo (v. L. Tamburini, in A. Bosio, Iscrizioni torinesi, Torino s.d. [ma 1969], p. 149 n. 179), l'altar maggiore, gli stalli e il pulpito già in S. Domenico di Torino; lavori nella cappella del castello di Racconigi; a Chieri, in S. Domenico, il tabernacolo sull'altar maggiore (ivi posto nel 1628 e ora non più in loco) e nel duomo, nella cappella della Madonna delle Grazie, la statua della Vergine col Bambino.
Secondo il Vesme, che cita - a convalida di quanto afferma - un Summarium per la canonizzazione del b. Amedeo (Roma 1676, p. 139), il B., nel luglio del 1665, dovrebbe già essere morto.
Fonti eBibl.: I documenti citati sono tutti tratti dall'Arch. di Stato, dagli Archivi camerali e dalla Biblioteca Reale di Torino: in gran parte riportati in Schede Visme, I, Torino 1963, pp. 190-192 (riprendendo G. Claretta, Storia di Carlo Eman. II, Torino 1877, p. 613, distingue il B. da un omonimo da Piobesi); A. Voersio, Diario del congresso e della pace di Cherasco 1630, a cura di G. B. Adriani, Torino 1863, pp. 70-75; F. Bartoli, Notizia delle pitture,sculture..., Venezia 1776, pp. 19, 42; C. Rovere, Descrizione del Reale palazzo di Torino, Torino 1858, pp. 15, 120-123, 222; A. Bosio, Mem. storico-artist. del duomo di Chieri, Chieri 1880, pp. 36, 80 s., 250, 272; C. Turletti, Storia di Savigliano, II, Savigliano 1887, pp. 804-806; A. Midana, L'arte del legno in Piemonte nel '600 e '700, Torino 1924, pp. 54 ss.; A. Pedrini, Il mobilio,gli ambienti e le decorazioni nei secc. XVII e XVIII in Piemonte, Torino 1953, pp. 3 s., 262; M. Bernardi, Il Palazzo reale di Torino, Torino 1959, pp. 45, 58, 114, 120; A. Guarienti, La chiesa di S. Domenico di Chieri, Torino 1961, pp. 48, 98; L. Mallè, in Mostra del Barocco piemontese (catal.), II, Torino 1963, pp. 5, 8 s., 29 s.; V. Viale, ibid., III, tavv. 313, 316, 376; A. Griseri, La metamorfosi del Barocco, Torino 1967, ad Indicem (con documenti); L. Tamburini, Le chiese di Torino..., Torino s.d. (ma 1968), pp. 188 n. 6, 224, 401, 407; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 423.