BIANCHINI, Pietro
Nacque a Venezia il18 ott. 1828, da Giuseppe e Luigia Sarello. A undici anni iniziò lo studio del violino; nel 1842, poco piùche tredicenne, fu ammesso a far parte, quale alunno, dell'orchestra del Teatro La Fenice; in pochi anni divenne violino di spalla. Nel contempo, pur senza aver compiuti regolari studi, componeva terzetti e quartetti, giudicati degni di considerazione dal direttore d'orchestra del teatro, G. Mares. In seguito studiò contrappunto, fuga e composizione con il maestro A. Pallarin, seguendo i testi e il metodo di A. Reicha. Dopo un anno di assiduo lavoro preferì proseguire da solo approfondendo la conoscenza della musica mediante lo studio diretto degli autori classici antichi e moderni.
A sedici anni scrisse una Sinfonia eseguita con successo al Teatro La Fenice; il 22 nov. 1854 fu eseguita dalla Società di S. Cecilia a Venezia una sua Messa da requiem a tre voci con grande orchestra, che destò vasti consensi. Dal 1855 al 1857 dimorò nell'isola di San Lazzaro (sede dei padri armeni), dove si dedicò a riordinare ed armonizzare l'antico canto liturgico armeno (il suo lavoro, Les chants liturgiques de l'èglise arménienne traduits en notes musicales européennes, fu poi stampato nel 1877 a Venezia).
Nello stesso periodo il B. scrisse due Messe da gloria, a 3 e 4 voci con grande orchestra, due Marcie funebri e due Sinfonie per la cappella di S. Marco, composizioni tutte rimarchevoli, secondo la Gazzetta ufficiale di Venezia del 27 giugno 1863. Successive composizioni furono Dodici preludi pastorali per violino e pianoforte, scritti fra il 1865-1866, l'inno Alla mia patria, eseguito nell'ottobre 1866 in occasione delle celebrazioni per l'annessione di Venezia all'Italia, un Trio per violino, violoncello e pianoforte, una Sinfonia d'addio, eseguita dall'orchestra della Fenice nel 1868 e altre musiche. Nel 1869 si trasferì a Feltre come maestro della locale Società filarmonica; ivi compose anche due Cantate e svolse attività direttoriale. Con la stessa qualifica fu a Conegliano nel 1871, poi per breve tempo a Milano (dove iniziò la composizione di una seconda Messa da requiem e condusse a termine una Sinfonia per orchestra e dieci Studi per violino), nell'aprile 1874 a Parenzo d'Istria (qui scrisse due tempi,Andante e Scherzo, di un quartetto, eseguiti con successo nell'autunno del 1875 dalla Società del quartetto Heller a Trieste), a Capodistria nel 1876 e, infine, nel 1878 a Trieste. In questa città entrò a far parte dell'orchestra del Teatro comunale che eseguì, con clamoroso successo, il 29 nov. 1879 la sua Ouverture a grande orchestra; una Marcia trionfale dello stesso B. venne invece eseguita al Politeama Rossetti, sotto la direzione di F. Faccio. Ambedue le composizioni furono giudicate vincitrici di un concorso bandito dal Circolo artistico musicale Bellini di Catania, cui avevano partecipato oltre sessanta musicisti italiani e stranieri (cfr. Il Bellini: giornale artistico letterario teatrale, Catania, 12 ottobre 1879).
Il B. rimase a Trieste sino al giugno 1887, impegnato nell'insegnamento del violino, del contrappunto e della composizione; poi, per circa undici anni, occupò il posto di direttore della scuola musicale dei padri armeni di Venezia. Nel 1890 si ritirò a Cuneo, dove morì il 29 genn. 1905.
Altre sue composizioni degne di ricordo, oltre a quelle citate, sono: Album romantico per violino e pianoforte (4 pezzi), una Sonata sinfonica, in quattro tempi a grande orchestra, una Elegia per violino e pianoforte, Album caratteristico per violino e pianoforte (6 pezzi), due Quartetti per archi, Romanze da camera, Sonate per violino e pianoforte, composizioni varie per organo e pianoforte. "Tutti questi lavori - scrive lo Schmidl - ci fanno conoscere il B. per un profondo contrappuntista ricco di vena melodica molto originale". Inediti rimasero un Trattato d'armonia e Primi elementi di contrappunto.
Bibl.: G. Masutto, I maestri di musica italiani del sec. XIX, Venezia 1884, pp. 22-24; Anonimo,Cenni biografici di P. B. maestro e compositore, Venezia 1887; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 180.