BERNARDO, Pietro (Pietro Bernardino, Bernardino de' fanciulli)
Nato a Firenze verso il 1475, esercitò il mestiere dell'orafo. Spirito predisposto all'entusiasmo religioso, avrebbe avuto il privilegio di visioni sin dall'età di dieci anni. Ammiratore e seguace del Savonarola, si distingueva per l'eccezionale memoria, che gli permetteva di ripetere fedelmente le prediche del maestro. Si occupava dell'istruzione dei fanciulli (donde il soprannome, adottato già nel titolo del primo opuscolo che di lui si abbia), e forse anche per questo motivo aveva relazioni particolarmente strette, nell'ambiente savonaroliano, con fra' Domenico da Pescia. Non a tutti i religiosi di S. Marco era però bene accetto: diffidavano di lui fra' Bartolomeo Cavalcanti e, almeno secondo una tradizione un po' tarda, il Savonarola stesso.
Il B. predicava presso compagnie laicali almeno dal 28 ott. 1496,allorché, secondo quanto scriveva nell'anno successivo, avrebbe assicurato, come facevano contemporaneamente il Savonarola e fra' Domenico, che l'imperatore Massimiliano, allora minacciante Livorno, non sarebbe potuto entrare in Firenze. Pure da sue menzioni sappiamo di altre prediche pronunziate nei primi mesi del 1497.Nota è anche una visione avuta nel marzo dello stesso anno e da lui rivelata solo parzialmente. Nella Epistola mandata ai fanciulli l'11 giugno 1497 ripeteva i motivi savonaroliani delle tribolazioni che sovrastavano Firenze (dalla quale però si sarebbe poi esteso il "lume" divino), Roma e tutta l'Italia, e della conversione degli infedeli, riprendendo anche la condanna di alcuni poeti latini, delle cui opere auspicava il bruciamento. Nell'autunno dello stesso anno pronunziava, davanti ai fanciulli e ad alcuni sacerdoti, esortazionì, pubblicate col titolo di Compendio di contemplazione. Si tratta di un'opera, pare, stesa per iscritto prima di essere recitata. I temi delle sette contemplazioni di cui è composto il Compendio sono l'eccellenza divina, la vanità del secolo, le pene dell'inferno, la gloria del paradiso, la passione del Salvatore, il giorno del giudizio, la benignità di Dio. Non vi compaiono riferimenti rilevanti agli avvenimenti contemporanei, sebbene risulti che la lettura fu interrotta il 10 dic. e conclusa il 24 marzo 1498, verso il culmine della crisi savonaroliana.
Non pare che il B. fosse coinvolto nella persecuzione che i piagnoni subirono dopo la cattura e la condanna del predicatore, e neppure si trova rammentato nei processi, o perché non aveva frequentato S. Marco nei tempi più recenti, o perché la sua esigua posizione sociale lo aveva fatto trascurare come insìgnificante.
In seguito il B. appare come capo di una piccola setta, clandestina o quasi. Si ha a stampa il testo di due prediche, pronunziate il 16 febbr. e il 2 marzo 1500, in casa propria e in una località del contado. Vi accennava a detrazioni subite, a persecuzioni e ad accuse di eresia che diceva di attendersi, mentre raccomandava agli ascoltatori di non divulgare quanto andava dicendo. Attaccava i "tiepidi" e accentuava un certo fideismo antintellettualistico. Il suo uditorio comprendeva sia adulti sia fanciulli, ma solo a questi ultimi egli pareva rivolgersi.
Da fonti cronistiche sappiamo che i componenti della setta conducevano vita comune, in povertà e in volontaria lontananza dal clero, reputato indegno, mentre spiavano in eventi insignificanti l'inizio dell'avveramento delle profezie savonaroliane. In attesa della rinnovazione della Chiesa, si astenevano dalla confessione e dalle messe, ed avevano adottato, forse per surrogare i sacramenti, il rito di farsi ungere le tempie con olio, per cui fu loro dato il nome di "unti". Alcuni accusatori sostennero che il B., presumibilmente in questa fase della sua attività, inducesse i fanciulli suoi seguaci a pronunziare i tre voti monastici, ma il suo apologeta Giovan Francesco Pico replicò che il B. si limitava ad esortarli all'obbedienza, a "fuggire li doni", a conservare la castità fino all'età di trent'anni.
Avvisaglie di persecuzioni contro la setta si ebbero, pare, nella primavera o nell'estate del 1500. Il B. fu citato a comparire dal vicario dell'arcivescovo e vi fu forse anche un intervento degli Otto di Balìa. Allora egli, con una parte almeno della setta, lasciò di nascosto Firenze e si recò a Bologna e di lì alla Mirandola, presso Giovan Francesco Pico.
Forse di poco posteriore è una lettera, non datata e rimasta inedita, indirizzata dal B. agli "amatori della verità", con la quale rammenta le persecuzioni subite e giustifica la sua fuga. Un'altra lettera, datata il 30 sett. 1500 da un luogo non identificato ("in monte Olympa"), indirizzò al vicario dell'arcivescovo di Firenze. Scrivendo come in nome di una comunità o di una compagnia, prometteva di dare ogni informazione che fosse da lui richiesta e di inviare dei "capitoli" perché fossero esaminati e confermati. Del giorno precedente (29 settembre) è l'edizione delle due prediche del 16 febbraio e del 2 marzo, accompagnate da due lettere (rispettivamente del 26 giugno e del 31 luglio) del raccoglitore, Antonio Buonsignori, che raccomandava il B. e la sua opera alla protezione della Signoria fiorentina. Non risulta però che il fuggiasco sia mai tornato a Firenze.
Del settembre 1501 è la difesa del B. composta da Giovan Francesco Pico e inviata al canonico fiorentino Domenico Benivieni. Il Pico sosteneva la realtà delle doti profetiche e la bontà della predicazione del suo ospite; le sue rivelazioni poi, pur coincidendo in parte con quelle del Savonarola, gli sembravano contenere anche elementi originali.
L'anno seguente, il 6 agosto, Giovan Francesco Pico fu spodestato, per opera di suoi congiunti, del dominio della Mirandola, e fuggì. Il B., che pare lo avesse incitato alla resistenza, fu giudicato ed arso per sodomia. In carcere aveva composto un commento al salmo LXVIII, che fu stampato. I suoi seguaci fiorentini, tra i quali era il canonico Amerigo de' Medici, furono rinviati a Firenze, dove pare che tenessero in vita la setta ancora per qualche tempo.
è degno di nota che l'accusa, forse calunniosa, per la quale fu giustiziato, venisse dimenticata di fronte alla sua figura di innovatore religioso: nel breve di Leone X del 17 aprile 1517 il Savonarola e il B. sono rammentati insieme, come persone condannate dalla Sede apostolica per eresia e scisma. Poco dopo il savonaroliano fra' Luca Bettini, che aveva potuto vedere gli atti dei processo contro il B., ne accettava le conclusioni, e anche da esse arguiva il carattere surrettizio di quel breve, difendendo cosi la memoria del Savonarola e dissociandone quella dei Bernardo. In questo secolo lo Schnitzer, che ne è stato fino a ieri il maggior studioso, sostenne dapprima, in opposizione al Pastor, che il B. era psichicamente anormale, che il suo movimento fu senza importanza, che non poteva dirsi legittimo discepolo del Savonarola; in seguito cambiò opinione almeno su quest'ultimo punto.
Le edizioni originali, ed uniche, di scritti del B. sono descritte nel Gesamtkatalog der Wiegendrucke ai nn. 3895-3898. Si avverta però che il terminus post quem per la stampa del Compendio di contemplatione è il24 marzo 1498, non 1497, e che l'esposizione del salmo LXVIII non può essere anteriore al 1502. Le epistole agli "amatori della verità" ed al vicario dell'arcivescovo sono nelle cc. 60b-75a del ms. della Biblioteca Nazionale di Firenze, Magliabechiano XXXV,116, descritto, con qualche inesattezza, da P. Cherubelli (Una miscell. savonaroliana inedita, in La Rinascita, IV[1941], pp. 603-14).
Fonti e Bibl.: G. F. Pico della Mirandola, Operecta in defensione della opera di P. B. da Firenze servo di Iesu Cristo, a cura di P. Cherubelli, Firenze 1943 (nozze Bellini-Manfredi); (ma cfr. il testo nel cit. ms. Magliabechiano XXXV,116, cc. 106a-116a); D. Moreni, Continuaz. delle mem. istor. dell'ambrosiana imperial basilica di S. Lorenzo di Firenze, II, Firenze 1817, pp. 511-513; C.v. Höfler, Analecten zur Geschichte Deutschlands und Italiens, in Abhandl. der histor. Classe der k. bayerisch. Akademie der Wissenschaften, IV, 3, München 1846, pp. 31-33; J. Schnitzer, Bartolomeo Cerretani, in Quellen und Forschungen zur Geschichte Savonarolas, III, München 1904, p. 76; Id.. Savonarola nach den Aufzeichnungen des Florentiners Piero Parenti, ibid., IV, Leipzig 1910, pp. 292 s.; Id., P. B. il capo degli Unti, in Ricerche religiose, VI(1930), pp. 317-332; Id., Savonarola, II, Milano 1931, passim; L. von Pastor, Storia dei Papi, III, Roma 1912, pp. 156-158, 869-871; A. Giorgetti, Fra' Luca Bettini e la sua difesa del Savonarola, in Arch. stor. ital., LXXVII (1919), II, p. 222; M. Petrocchi, Una "Devotio moderna" nel Quattrocento ital. ed altri studi, Firenze 1961, pp. 52 s.; C. Vasoli, L'attesa della nuova era in ambienti e gruppi fiorentini del Quattrocento, in L'attesa dell'età nuova nella spiritualità della fine del Medioevo,Todi 1962, pp. 390-402.