BARDI, Pietro
Nacque a Firenze prima del 1570 da Giovanni dei conti di Vernio e Lucrezia Salviati. Giovanissimo, entrò a far parte dell'Accademia degli Alterati, ove fu detto '1'"Avvinato" ed ebbe per impresa una tazza di fragole spruzzata di vino con il motto: "Perché s'immeglj". Più tardi fu ascritto anche alla prima Accademia Fiorentina, ove nel 1584, sotto il consolato di B. Neretti, tenne "erudite lezioni", e della quale fu poi due volte consigliere, nel 1604 con il console G. Ricci e nel 1642 con B. Manetti.
Quando nacque l'Accademia della Crusca il B. vi venne accolto tra i primi con il nome di "Trito" (intorno al 15 86) e per oltre mezzo secolo fu per essa un organizzatore instancabile e uno zelante difensore. Ne fu anche il cronista, e nel Diario (p. 211) di B. Buommattei (Firenze, Bibl. Naz. Centr., Magliab., POL 4, cod. 24) si conservano, copiati per mano di A. Alamanni, i Frammenti di notizie dell'Accademia della Crusca descritte dal Trito,che è quanto ci rimane di una sua opera più vasta: queste notizie, diffuse e ricche di particolari, sono assai importanti per la storia dei primi anni dell'Accademia. Sempre del B. si conservano manoscritti quei diciannove Capitoli,ossia gli statuti e le leggi della Crusca, che furono approvati il 23 ag. 1589 dallo Stritolato (L. Cambi) arciconsolo.
Al B. si attribuivano anche le Considerazioni di Carlo Fioretti di Vernio intorno a un discorso di M. G. Ottonelli da Fanano sopra ad alcune dispute dietro la Gìerusalèm di Torq. Tasso, Firenze 1586. Più giustamente pare che esse siano da assegnarsi, almeno in parte, a L. Salviati, e l'equivoco è forse nato dallo essere le Considerazioni dedicate al B. e dal fatto che il Fioretti fu per un certo tempo suo segretario. li B. vi avrà posto mano, non si sa in che misura, e della polemica antitassesca della Crusca si può certo supporre sia stato convinto assertore.
Nel 1588 fu delegato con altri per "far reverenza e offrire l'Accademia * a Piero de' Medici; nel 1589 gli fu affidata la lettura del Purgatorio.
Nel 1590 il B. fu eletto per la prima volta arciconsolo (7 febbraio-io agosto) e nei giorni 28, 29 e 30 d'agosto di sua iniziativa convocò un'"adunanza generale" per la riforma delle leggi, nella quale propose di "stampar qualche cosa a ciò non paia l'Accademia dorma" e di rispondere sistematicamente a chi avesse rivolto critiche a quanto sotto il nome dell'Accademia si pubblicava. In queste tre tornate il B. ebbe la parte più attiva, iniziando delle lezioni sull'Etica Nicomachea,che continuò per tutto l'anno successivo. Nel 1591 brigò senza succ esso per fondere gli Alterati e i Desiosi con i Cruscanti; da questo momento fino ai primi anni del sec. XVII tenne con continuità nell'Accademia le più varie magistrature, da consolo a censore, a massaio; il 12 nov. 1592 fu eletto anche consolo di una colonia de a rusca a Roma.
Riguardo ai lavori per il vocabolario, che procedevano senza metodo e con lentezza, il 12 marzo 1597 il B., arciconsolo per la seconda volta, presentò ventidue quesiti, per fissare il sistema e gli scopi della ricerca, ai quali gli Accademici risposero il 14 aprile. Il 9 luglio 1597 venne eletto fra i deputati che avevano il compito di sottoporre di continuo il lavoro di revisione all'intera assemblea, e tenne questa carica sicuramente fino al 13 ott. 1610. Dopo il suo terzo arciconsolato (28 luglio 1604-luglio 1605), il B. tornò alla suprema carica l'8 febbr. 1608 e in quell'occasione diede nuovo impulso ai lavori per il vocabolario di cui annunziò l'avvenuta compilazione il 26 luglio dello stesso anno.
Quando, il 10 nov. 1610, l'Inferigno (B. de' Rossi) partì per Venezia per occuparsi della stampa dell'opera elesse il B. segretario in sua vece "come il più anziano e più pratico d'ogni altro negli affari dell'Accademia"; a lui si deve quindi il Diario della Crusca fino al ritorno a Firenze del Rossi. Nel 1642 furono pubblicati in Venezia per i Giunti I Discorsi di Massimo Tirio Filosofo Platonico,che il B. aveva tradotti dalla versione latina di Cosimo de' Pazzi arcivescovo di Firenze.
Nel 1643, dopo aver preso parte attiva anche alla seconda edizione del Vocabolgrio (1623), il B. fu eletto arciconsolo per l'ultima volta e in quello stesso anno, con lo pseudonimo di Brivio Pieverdi (anche Beridio Darpe), pubblicava in Firenze il suo Avino Avolio Ottone e Berlinghieri.
Conosciuto comunemente come il Poemone,era stato iniziato alla fine del Cinquecento, ma compiuto (e con una certa rapidità come dimostra la soverchia concitazione dell'ultima parte) solo molti anni dopo. Il titolo è tolto dal Furioso (c.XVIII, st. 8),ma le maggiori suggestioni derivano dall'aretiniano Orlandino. Vi si narrano, parodiando i poemi cavallereschi, le imprese dei quattro figli di Namo di Baviera, ma la comicità raramente è arguta e lo scherzo genera a lungo andare una certa monotonia. Gli unici pregi sono forse quelli derivanti da una lingua corretta e vivace, che il B. padroneggia con indubbia disinvoltura, tanto da imporsi come modello per la Presa di San Miniato di I. Neri e per l'Aione di M. Buonarroti il giovane a lui "consacrato" (in Opere varie, Firenze 1863, pp. 313 s.).
Il B. fu ancora in rapporti con G. B. Doni, che gli dedicò il Discorso sopra la divisione eguale attribuita ad Aristosseno,e col Tassoni, che lo ricorda nella Secchia rapita, c. XII,st. 15. Un problema, proposto dal B.: "Onde avvenga che l'acqua a chi v'entra appaia prima fredda, e poi calda più der'aria temperata", fu svolto dal Galilei (cfr. Opere, II, Bologna 1655, pp. 124-126).
Il B. morì poco dopo il 1660.
Bibl.: S. Salvini, Fasti consolari dell'Accademia Fiorentina, Firenze 1717, pp. 275, 332, 356, sii; G. M. Maizuchelli, Gli Scrittori d'Italia,li, 1, Brescia 1758, pp. 339 s.; G. B. Zannoni, Storia della Accademia della Crusca,Firenze 1848, pp. 2, 8-13; F. Foffano, Un secentista plagiario dell'Aretino,in Dai tempi antichi ai tempi moderni..., Milano 1904, P] p. 427-432; C.Marconcini, L'Accademia della Crusca dalle origini alla prima edizione del Vocabolario,Pisa 1910, pp. 44, 65, 75 s., 86 s., 89, 91-94, 98-104, 108 s., 192-195, 212-215; E. Allodoli, Le Più belle Pagine dei poeti burleschi del Seicento,Milano 1925, PD. 111, 279 S.; A. Belloni, Il Seicento,Milano 1947, pp. 278, 282-284.