BARDELLINO (Bardellini), Pietro
Nacque a Napoli nel 1731; non si hanno molte notizie sulla sua formazione artistica e sulla sua attività prima del 1756, anno in cui decorò il soffitto della farmacia degli Incurabili. Con le opere successive egli si inserisce nella tradizione pittorica dei seguaci del Solimena, pur apparendo attratto, nelle cose migliori, verso la maniera di Giacomo del Po, derivata da Luca Giordano.
Nominato membro dell'Accademia di Belle Arti, vi fu chiamato, come assistente senza stipendio, da Luigi Vanvitelli nel 1773; nel 1779 venne nominato maestro della Regia Accademia di disegno e di pittura.
Nel 1789 venne eletto presidente dell'Accademia il Tischbein, contro il quale il B. elevò una protesta in una lettera indirizzata al re (edita in Napoli nobilissima, IX [900], pp.125 s.). Convinto seguace della pittura tradizionale, il B. rimase indifferente agli stimoli del neoclassicismo, che penetravano in vari modi nell'ambiente napoletano, e preferì seguire una maniera fantasiosa, ricca di colori vivaci e di effetti luministici. L'amore per le composizioni affollate di figure, per i panneggi mossi e ricchi, il senso ornamentale e il colore squillante, fanno sì che le sue opere migliori siano gli affreschi, come quelli nei palazzi Maddaloni e d'Angri, e quello sul soffitto del salone dei Museo borbonico, con le Virtù che incoronano Ferdinando e Maria Carolina d'Austria (1781). Meno efficaci sono i colori nella tela con la Madonna tra i ss. Francesco e Antonio,nella Confraternita dei Bianchi allo Spirito Santo, firmata (Catalani), in quella più tarda con la Morte di s. Chiara nella chiesa omonima e nei due quadri per la chiesa di Regina Coeh, con Ester e Assuero (ora al Museo di S. Martino a Napoli) e il Battesimo di s. Agostino.
Nell'appartamento vecchio della reggia di Caserta si vedono sette tarde tele del B. rappresentanti la Scienza e le arti,la Pace e la guerra, l'Innocenza, la Semplicità,la Verità, il Giorno,la Notte,buon esempio dell'armonia e della vigoria coloristica che gli sono proprie.
Nel 1803 al B. era stata affidata, insieme a Desiderio De Angelis, la scuola del nudo presso l'Accademia, diretta allora da G. B. Wicar; l'incarico gli venne confermato dal governo napoleonico nel 1806, anno della sua morte.
Il B. aveva condotto affreschi nella chiesa (ora distrutta) di S. Giuseppe Maggiore: "le leggere graduazioni del colore, il vivace chiaroscuro, l'ariosità pittorica, li fanno considerare l'estremo vitale accento della pittura napoletana barocca (Lorenzetti, p. 203).
Bibl.: L. Catalani, Le chiese di Napoli, Napoli 1853, p. 40; G. Ceci, Un convento di canonichesse, Regina Coeli, in Napoli nobilissima, VIII (1899), p. 65; A.Bozzelli, L'accademia del disegno'ibid., IX (1900), pp. 7-3,, 125 5.; X (1901), pp. 4, 23;G. Chierici, La reggia di Caserta,Roma 1930, p. 34;C. Lorenzetti, La mostra dei pittori napoletani dei secc. XVII, XVIII, XIX (catal.), Napoli 1938, pp. 202 ss.; Id., L'Accademia di Belle Arti a Napoli, Firenze 1952, v. Indice; W. Nespoli, M. Napoli, F. Caiazzo, Mostra celebrativa del bicentenario dell'Accademia di Belle Arti, Napoli 1954, pp. 27, 28.