BARATTA, Pietro
Figlio di Isidoro, nacque a Carrara nel 1668 circa (benché nei registri della Milizia da Mar egli sia indicato nel 1705 come di 46 anni), fratello maggiore di Giovanni. Nel 1693 si recò a Venezia, passando per Brescia, e subito cominciò a lavorare per lo scultore F. Cabianca. Il Temanza racconta che il Cabianca "lo fece travagliare molto sopra alcuni bassi rilievi in marmo, rappresentante bataglie navali che doveva servir per il deposito del q. m. Doge Franco Morosini Peloponesiaco che poi non fu posto in opera. Il Cabianca poi s'infastidì di Pietro e lo licenziò dalla sua bottega onde il povero Pietro restò con pochi quattrini e senza appoggio di alcuno essendo molto fredo perché era Natale". Il B. andò allora a lavorare presso un altro scultore, Zuane Toschirú, e, sempre secondo il Temanza, "stete con lui molti anni, e poi partito il Toschini per Ravenna restò Pietro nel possesso della bottega e della buona Fortuna. Suo Frattello Giovanni poi Le mandò da Toscana una buona quantità di modelli per istudiare".
La prima opera documentata, datata 1701, del B. è il busto del doge Silvestro Valier (Rovigo, Accademia dei Concordi): opera piuttosto piatta. Per Rovigo eseguì pure una statua di S. Barbara nella chiesa di S. Domenico, datata dal Bartoli 1700. Poco dopo pare che abbia scolpito il gruppo della Sacra Famiglia,firmato, per la cappella di Ca' Barbaro a Casier (Treviso). Allo stesso periodo appartiene un altare con statue della Madonna con bambino, S. Pietro e S. Paolo e un rilievo con la Madonna della misericordia sul paliotto, firmato "P. B. F.", nella chiesa di S. Maria dei Battuti a S. Vito al Tagliamento. Tra il 1705 e il 1708 eseguì una statua della Sapienza (e probabilmente quella della Ricchezza che non è firmata), nonché rilievi con la Carità e l'Umiltà per il gran monumento alla famiglia dogale Valier nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo a Venezia, progettato da Andrea Tirali. Nello stesso periodo, certamente dopo il 1705, scolpì un S. Sebastiano perla facciata di S. Stae e uno dei quattro dottori della Chiesa (probabilmente S.Agostino) per l'interno (non si può accettare l'attribuzione al B. di un busto di Lodovico Foscarini nella stessa chiesa).
Nel 1708 il B. scolpì il grandioso mausoleo Brandolin nella parrocchia di Cison di Valmarino (Treviso) con tre grandi figure e rilievi. Allo stesso periodo appartengono un bel paliotto con un bassorilievo rappresentante S. Sebastiano e le pie donne, nella chiesa di S. Sebastiano a Venezia, e la statua dell'Immacolata (firmata) nella chiesa di S. Francesco delle Muneghette a Chioggia.
Secondo il Temanza, il B. si recò a Roma, intorno al 1710, con un gruppo di architetti e scultori veneziani passando per Firenze e per Pisa. Poco dopo egli lavorò insieme con Giuseppe Torretti (che si era recato a Roma con lui) e con Francesco Cabianca alle statue per il transetto e l'altar maggiore della cattedrale di Udine, statue che venivano offerte dalla famiglia Manin. La stessa famiglia promosse l'erezione della chiesa di S. Maria Assunta dei gesuiti, a Venezia, per la quale il B. scolpì, nel 1726 circa, una statua di S. Pietro per la facciata e nell'interno una statua di S. Ignazio e un bassorilievo con Episodio della vita del santo. Tutte queste opere mostrano uno stile più rigido e più severo delle opere più antiche.
Nel frattempo il B. aveva ricevuto varie commissioni dall'estero: per i giardini Pavlovsk a Pietroburgo scolpì nove fra statue e gruppi e due busti; la prima statua, rappresentante La clemenza,è datata 1714 e l'ultima, un gruppo con La Pace e l'Abbondanza,1722. Per i giardini reali di Dresda il B. scolpì le statue della Magnificenza, Magnanimità, Valore e Gloria, che il Cicognara giudicò di "goffa invenzione e cattivo gusto di esecuzione"; ma nonostante ciò, il B. era tra i più quotati scultori del primo quarto del Settecento a Venezia.
Intorno al 1727 il B. lasciò Venezia per ritornare a Carrara, dove probabilmente scolpì l'elegante altare per il duomo di Sarzana con le statue di S. Agostino, S. Caterina da Genova e S. Giovanni Nepomuceno. Secondo il Temanza "fu dichiarato Scultore della Moscovia, ne più operò; ma solo si trateneva amaestrando du Giovani Moscoviti, che le furono da quella Maestà raccomandati"; secondo lo stesso autore morì a Carrara il 2 febbr. 1727, benché N. Gabburri, con maggiore attendibilità, lo dichiari morto nel 1733.
Fonti e Bibl.: Venezia, Semin. patriarcale, T. Temanza, Zibaldon di memorie stor. [sec. XVIII], ms.; Firenze, Bibl. naz., N. Gabburri, Vite,cod. Pal. 1380, f. 2181; P. A. Pacifico, Cronaca Veneta,Venezia 1736, pp. 341-343, 382; R. Soprani-S. G. Ratti, Delle Vite de' pittori…, III,Genova 1769, p. 333; Id., Riviera di Genova,Genova 1780, p. 47; F. Bartoli, Pitture, sculture…, di Rovigo,Venezia 1793, p. 24; G. A. Moschini, Guida di Venezia,Venezia 1815, I, pp. 137, 662 s.; II, pp. 30, 142, 310; L. Cicognara, Storia della scultura, III,Venezia 1818, p. 106; N. Biscaccia, L'Accad. dei Concordi di Rovigo,Venezia 1846, p. 36; G. Camipori, Mem. biogr. degli scultori... di Carrara,Modena 1873, p. 18; G. Maculevič, Letnij sad i ego skul'ptura, Leningrad 1936, pp. 67-73; G. Mazzotti, Le Ville Venete,Treviso 1954, p. 530; G. Lorenzetti, Venezia e il suo estuario, Roma 1956, pp. 125, 342, 394, 469, 470, 541, 544; C. Semenzato, Lo scultore P. B.,in Critica d'arte,s. 4, V (1958), pp. 150-168; H. Honour, Count Giovanni B. and his brothers, in The Connoisseur, CXLII (1958), 11, pp. 172 s., 176 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon,II,p. 457; Encicl. Ital.,VI, p.110.