BALBI (Balbo, Barbo), Pietro
Nacque nel 1399 a Pisa, sebbene la maggior parte degli autori - perpetuando un errore dell'Ughelli, che ebbe probabilmente a confonderlo con l'omonimo (e lontano parente) asceso al soglio pontificio con il nome di Paolo II - lo dica di Venezia: ma "civis Pisanus" si dichiara egli stesso nel colophon della traduzione in latino del trattato De poenitentia di s. Giovanni Crisostomo.
Iniziò gli studi a Padova e li proseguì a Mantova sotto la guida di Vittorino da Feltre, da cui apprese soprattutto la matematica, l'astronomia e la lingua greca. Rientrato a Pisa, si trasferì poco dopo a Roma, dove la consanguineità col cardinale Pietro Barbo, nipote di Eugenio IV e destinato a succedere a Pio II, gli giovò per essere introdotto nella corte pontificia, dove peraltro il B. si mise ben presto in luce per le sue doti di erudizione umanistica e particolarmente per la padronanza del latino e del greco.
Pio II lo creò vescovo di Nicotera, secondo alcuni cronisti locali il 15 febbr. 1461, ma più probabilmente il 18 genn. 1462, come sostiene l'Eubel: la sua nomina fu tuttavia viziata dall'erroneo convincimento che fosse già morto il predecessore (Francesco o Giovanni Alabranca: le liste episcopali di Nicotera contengono entrambi i nomi, ma le date rispettive risultano assai confuse); conosciuto l'errore, lo stesso pontefice trasferì il B. dopo pochi mesi alla cattedra episcopale di Tropea, dove il presule, pur senza tralasciare i suoi studi, dette prova di saper reggere saldamente le sorti della diocesi, sia con l'esempio della propria virtù sia con la difesa tenace della giurisdizione ecclesiastica minacciata dal governatore regio di Tropea, Francesco Marrades, che fu colpito di scomunica. Si ha menzione del B. a Tropea nel dicembre 1465 (nei registri delle Taxae pro communibus servitiis) e nel gennaio 1468 (nel colophon della traduzione del Sermo de Dei Ecclesia deque divinis Sacramentis non contemnendis e in quello della versione del De poenitentia, entrambi di Giovanni Crisostomo): non si sa se e quando abbia lasciato la sede per tornare a Roma, dove morì il 9 sett. 1479. Fu tumulato in Vaticano e l'epigrafe sepolcrale lo ricorda ancora con il titolo di "episcopus Tropeiensis". Erroneamente il necrologio della Basilica Vaticana riporta la notizia della inorte del B. sotto la data del 12 dicembre, che potrebbe essere il giorno della reposizione.
Ancor prima di rivestire la dignità vescovile il B. tradusse in latino il Λόγος διδασχαλιχὸς τῶν Πλάτωνος δογμάτωνdi Alcinoo, lavoro dedicato a Niccolò di Cusa, cardinale di S. Pietro in Vincoli, e pubblicato a Roma nel 1469 "in domo Petri de Maximo", insieme con il testo delle Metamorfosi di Apuleio a cura di Giovanni di Andrea, con una prefazione di Giannandrea de' Bussi, vescovo di Aleria (seguirono altre edizioni a Roma nel 1472, a Vicenza nel 1488, a Venezia nel 1493). Ugualmente anteriore all'elezione vescovile è la traduzione della Theologia di Proclo, di cui non si conoscono esemplari. Nell'anno stesso della sua morte (1479) vide invece la luce a Bruxelles la versione del libro XXI delle Omeliae di s. Giovanni Crisostomo, ma se ne ignora la data di compilazione. Tra il 16 e il 19 genn. 1468, in Tropea, attese a tradurre in latino il Sermo de poenitentia di S. Giovanni Crisostomo, e tra il 20 e il 26 dello stesso mese il Sermo de Dei Ecclesia deque divinis Sacramentis non contemnendis, entrambi noti attraverso i manoscritti della biblioteca Gaddiana, ora alla Laurenziana di Firenze, dove si trovano pure versioni in latino ad opera del B. del De venerabilibus et sanctis imaginibus e del De assumptione Corporis et Sanguinis Christì di Giovanni Damasceno (appartenenti forse al periodo romano), del Sermo de Nativitate Domini e di due sermoni De statuis di Giovanni Crisostomo, dell'epistola di s. Massimo a Giovanni cubiculario De dolore secundum Deum e di alcuni capitoli del De charitate dello stesso autore, nonché dell'epistola di s. Basilio Magno a Gregorio De vita solitaria.
Secondo una testimonianza indiretta riferita dall'Ughelli, altri codici di versioni del B. sarebbero esistiti presso la biblioteca capitolare di Capua (il dialogo De immortalitate animae di Gregorio di Nissa, e dello stesso la Vita della sorella Macrina, un sermone De amore paupertatis di Gregorio Nazianzeno, uno di Giovanni Crisostomo De eleemosyna, uno di s. Basilio De oratione, uno non specificato di s. Massimo e del De charitate di quest'ultimo quaranta capitoli, invece dei diciotto dei manoscritto fiorentino). Si ha pure notizia della traduzione in latino ad opera del B. di uno dei Dialoghi dei morti di Luciano e dell'opuscolo di Cirillo Alessandrino De sacerdotio Christi.
Bibl.: F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra..., IX, Venetiis 1721, coll. 414, 468 s.; [M. Canensi], Pauli II Veneti pont. max. Vita ex codice Angelicae Bibliothecae desumpta.... Romae 1740, pp. 237-252; G. Fiore, Della Calabria illustrata,II, Napoli 1743, pp. 312, 322 s.; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia,II, 1, Brescia 1758, pp. 89 s.; F. Adilardi, Memorie storiche su lo stato fisico morale e politico della città e del circondario di Nicotera,Napoli 1838, pp. 40 s.; V. Capialbi, Memorie per servire alla storia della santa Chiesa Tropeana,Napoli 1852, pp. 30-38; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia..., XXI, Venezia 1870, pp. 214, 221; D. Taccone Gallucci, Monografia delle diocesi di Nicotera e Tropea, Reggio Calabria 1904, pp. 21, 70, 166, 169; C. Eubel, Hierarchia catholica medii aevi,II, Monasterii 1914, pp. 203, 257.