BAGNOLI, Pietro
Nacque a San Miniato (Pisa) il 21 dic. 1767, da famiglia di umili condizioni.
Il suo primo maestro fu un barbiere, cantore del duomo della città, al quale i suoi lo affidarono perché gli insegnasse le prime elementari nozioni. Sin da bambino, nonostante la resistenza del padre che avrebbe voluto far di lui un fattore, si diede a vaste letture, compose versi e studiò il latino, infine poté frequentare le scuole pubbliche. La protezione del canonico Filippo Buonaparte - quello stesso che il generale Bonaparte, nel giugno del 1796, risalendo la valle dell'Arno, per raggiungere la sua armata a Mantova, volle visitare - gli valse l'ammissione nel seminario vescovile di San Miniato, e allora si vestì da abatino. A undici anni, con l'ambizioso intento di continuare l'Orlando Furioso dell'Ariosto, cominciò un poema al quale dette il titolo di Orlando Savio (esso venne pubblicato solo nel 1835 e una ulteriore edizione si ebbe ancora, con data di Firenze 1843, con una prefazione dell'ab. G. Bertini). Fallito il padre, prima cantiniere in una fattoria del luogo poi piccolo commerciante, dovette adattarsi a fare lavori di copisteria per mantenere sé e la famiglia, soffrendone molto anche nel fisico. Studiò sacra teologia sotto la direzione di Brunone Fazzi, vescovo di San Miniato, che lo nominò suo segretario, conducendolo con sé all'assemblea (Firenze 1787) degli arcivescovi e dei vescovi toscani, connessa alla nota vicenda del vescovo Scipione de' Ricci e alla politica ecclesiastica leopoldina.
Presi gli ordini maggiori, nel 1791 il B. si recò a studiar legge all'università di Pisa, dopo aver ottenuto un posto gratuito nel Collegio Ferdinando e si laureò nel 1795 in entrambe le leggi. Nel 1795, con data di Pisa, pubblicò il poemetto L'Agricoltura. Mentre frequentava l'università, fece leggere il manoscritto dell'Orlando Savio a Lorenzo Pignotti, storico e autore di favole pregevoli, che nell'ateneo di Pisa teneva la cattedra di fisica, il quale lo prese a stimare e lo fece assumere, appena laureato, in qualità di segretario, dal marchese Federigo Manfredini, già aio dei figli di Pietro Leopoldo e maggiordomo della corte granducale. Nel 1799 Ferdinando III, che lasciava la Toscana invasa dai Francesi, lo nominò suo confessore e il B. seguì il granduca in esilio, a Vienna, a Buda, a Würzburg, provvedendo all'educazione degli arciduchi Francesco e Leopoldo. Per il breve ritorno della Toscana al granduca, interrotto dalla battaglia di Marengo, aveva pubblicato Ottave per la liberazione della Toscana (Firenze 1799). Curioso un poemetto che scrisse allora Sul problema perché i tedeschi riescono perfetti di gusto e di genio nella musica e non così nella poesia (Pisa 1804). Nel 1807, rientrato in Toscana, dove la nostalgia lo aveva ricondotto, venne nominato dalla regina d'Etruria professore di storia e letteratura nell'università di Pisa, ma rifiutò per lealtà verso il suo principe. L'anno successivo si reco a Vienna, dove rimase sino al 1811, con l'incarico di comporre per il teatro di corte drammi da musicare. Fece quindi definitivamente ritorno in patria: ebbe un canonicato nel capitolo della cattedrale di San Miniato e fu precettore dei figli del principe Corsini; un suo sonetto comparve nella raccolta di poesie di vari autori Per la Venere Italica scolpita da Antonio Canova (Pisa 1812). Nel 1814 poteva salutare la restaurazione del granduca con un poemetto composto Per il faustissimo ritorno in Toscana di S. A. I. e R. il Gran Duca Ferdinando III, nostro augusto sovrano (Firenze 1814).
In esso, auspicando una stretta unione fra gli Italiani per tenere lontani gli stranieri dall'Italia, indicava in Ferdinando di Toscana il principe che avrebbe potuto realizzare quest'aspirazione che si andava diffondendo tra gli uomini più illuminati della penisola.
Nel 1817 veniva chiamato alla cattedra di lettere greche e latine dell'ateneo di Pisa, dove si segnalò per professione di idee liberali e per solidità di dottrina; contemporaneamente entrava a far parte dell'Accademia della Crusca.
In quegli anni pubblicava le Stanze sul ritorno dei monumenti delle belle arti ricuperati dalla Toscana per la pace del 1815 (Firenze 1815), il poemetto La felicità dell'Arno (ibid. 1817), un'azione coreo-drammatica Giove in Creta (ibid. 1819), varie poesie auliche e d'occasione (Stanze per l'avvenimento di Mons. Morali all'Arcivescovado di Firenze, ibid. 1815; Per le R. Nozze del Principe di Carignano con S. A. I. e R. Maria Teresa d'Austria, ibid. 1817; Canzone pel parto dell'Arciduchessa M. Anna di Sassonia Gran Principessa di Toscana, Pisa 1822) e dava alle stampe una raccolta della sua produzione poetica (Poesie varie, Pisa 1821; altra ediz. in 2 volI., San Miniato 1834, e una successiva col titolo di Poesie scelte,con un discorso introduttivo e con note di Augusto Conti, Firenze 1857).
Nel 1821 pubblicava a Pisa anche Il Cadmo ossia l'introduzione della civil cultura (2 voll.), un poema in ottava rima e in venti canti, alla cui stesura aveva atteso sin dal 1792 e con il quale aveva inteso cantare la civiltà umana. Ad esso il B. aveva sognato di legare la sua fama, ma l'ambizione fu troppa e il poema, malgrado le lodi sperticate di alcuni (ab. Ferdinando Orlandi, Difesa del Cadmo, Firenze 1837; Id., Osservazioni apologetiche,ibid. 1844), non piacque, perché troppo classicheggiante e mitologico, al gusto dei contemporanei che si andava indirizzando verso forme romantiche. Del Cadmo abbiamo anche un'ulteriore edizione del 1836 (con correzioni e note del B., 4 voll., Pisa).
Il B. era amico di Gino Capponi, che aveva conosciuto a Vienna durante l'esilio, di G. B. Niccolini, di G. Rosini, di G. Carmignani e di molti altri toscani colti del suo tempo; quando progettava la sua Antologia, G. P. Vieusseux pensò di avvalersi della sua collaborazione, ma non vi fu intesa. Morì a San Miniato il 22ott. 1847.
Il B. collaborò al Nuovo giornale dei letterati che si stampava a Pisa, nella cui sezione letteraria comparvero molti suoi scritti, tra i quali degni di attenzione: Squarcio di lettera al dr. Rosellini sull'interpretazione di due versi dell'Orlando Furioso, 1822,t. II, pp. 315-318 e t. III, pp. 42-65, 160-166; Discorsi sulla lingua ital., Discorso I, 1822, t. III, pp. 42-65, 181-208; Discorso II, t. IV, pp. 215-238 e t. V, pp. 239-271 (pubbl. in vol., stesso titolo, Pisa 1822); Sulla pubblicazione delle opere di Lorenzo il Magnifico, 1825, t. XI, pp. 76-83; Sulla collezione di "Opere scelte di Scrittori italiani viventi", 1826, t. XII, pp. 106-123; Sugli "Idillij" di G. B. Pizzi, 1827, t. XIV, pp. 80-88; Intorno un bassorilievo egiziano della R. Galleria di Firenze illustrato da I. Rosellini, 1827, t. XV, pp. 70-72; Sul "Discorso sopra l'educazione" di Ferd. Malvica,1 827, t. XV, pp. 206-214. In Atti della I. R. Accademia della Crusca, 1829, t. III, pp. 463-480, si trova Della somiglianza d'Omero e di Dante nel magistero poetico - Lezione di P. B. detta nell'adunanza pubblica del dì 11 settembre 1827.
Nel 1822 Ferdinando III di Toscana gli concesse la medaglia d'oro per i benemeriti e Leopoldo II, pochi anni dopo, gli conferì l'Ordine al merito di S. Giuseppe. Fu presidente della sanminiatese Accademia degli Euteleti, venne nominato vicario della diocesi di San Miniato e fu tra i soci fondatori della Cassa di risparmio di quella città.
Anche i suoi concittadini nel settembre del 1847, in occasione della benedizione delle bandiere della Guardia civica concessa dal granduca, vollero tributargli una manifestazione di riconoscimento per i meriti da lui acquisiti nei riguardi della patria, con il suo atteggiamento di costante assertore della libertà italiana che in lui si conciliava con un profondo attaccamento alla Toscana lorenese.
Bibl.: D. Moreni, Bibliografia storico-ragionata della Toscana, Firenze 1805, I, p. 61; L. Borrini, Il Cadmo, poema di P. B., in Antologia,1821, t. III, pp. 514-525, t. IV, pp. 135-152; 1822, t. V, pp. 533-545, t. VI, pp. 345-375; I. Cantù, L'Italia scientifica contemporanea, Milano 1844, pp. 17 s.; A. Conti, Cenni biografici, elogio funebre e canto lirico in memoria di P. B., Samminiato 1849; D. Müller, Biografie autografe ed inedite di illustri italiani di questo secolo, Torino 1853, pp. 41-43; N. Tommaseo, Di Giampietro Vieusseux e dell'andamento della civiltà italiana in un quarto di secolo, Firenze 1863, pp. 41 s.; A. Vannucci, Ricordi della vita e delle opere di G. B. Niccolini, Firenze 1866, I, pp. 36, 476; II, p. 293; G. Rondoni, Memorie stor. di S. Miniato al Tedesco, San Miniato 1876, pp. 198, 336-354; G. Capponi, Scritti editi ed ined., Firenze 1877, II, p. 8; A. v. Reumont, G. Capponi e il suo secolo, Milano 1881, I, p. 21; A. Linaker, La vita e i tempi di E. Mayer, Firenze 1898, I, pp. 29 s.; Lettere di G. Capponi e di altri a lui, Firenze 1898, I, pp. 26, 58, 88, 140, 141; IV, p. 286; V, pp. 3, 32 s., 41, 48 ss., 52 s., 58, 64; VI, pp. 204, 207; F. Bugiani, Seb. Ciampi nello Studio pisano dal 1801 al 1817, in Bullett. stor. pistoiese, VII (1905), pp. 68 s.; A. Alfani, Della vita e delle opere di Augusto Conti, Firenze 1906, p. 40; M. Rosi, L'Italia odierna, Torino 1918, I, pp. 921, 966; G. Delli, Un poeta dimenticato, P. B. samminiatese (1767-1847), in Miscell. stor. della Valdelsa, XXVII, 3 (1919), pp. 117-138; G. Bocri, Discorso pronunziato nella tornata del 25 genn. 1923 per il primo centenario dell'Accademia degli Euteleti, in Boll. d. Accad. d. Euteleti, V, 1 (1923), pp. 17-19, 37-40; F. Baldasseroni, Ilrinnovamento civile in Toscana, Firenze 1931, pp. 122, 124; G. Mazzoni, Storia letteraria d'Italia: l'Ottocento, Milano 1934, pp. 238, 392, 434 ss., 459, 820; A. De Rubertis, Varietà storiche e letterarie, Pisa 1935, p. 241; N. Micheletti, Nel 1°cent. di morte del poeta P. B. in Boll. dell'Accad. degli Euteleti, XIII (1947), pp. 9-17; R. Ciampini, G. P. Vieusseux, i suoi viaggi, i suoi giornali, i suoi amici, Torino 1953, p. 184; F. Flora, Storia della letteratura italiana, Milano 1953, IV, p. 96; Cassa di Risparmio di S. Miniato (1830-1955), San Miniato 1955, p. 21; F. M. Galli Angelini, L'archivio dell'Accad. degli Euteleti, in Arch. stor. ital., CXIV (1956), p. 606; E. Michel, Maestri e scolari dell'Università di Pisa (1815-1870), Firenze 1949, pp. 13, 21; Dizionario del Risorgimento nazionale, II, p. 147.