ALCIONIO, Pietro
Nato a Venezia nel 1487, di umile famiglia, fu discepolo del Musuro, insegnò greco a Venezia e nel 1521 a Firenze, protetto dal card. Giulio de' Medici. Nel 1524 passò a Roma, con molte speranze. Insegnante d'eloquenza, ebbe aspre contese; fu presente al saccheggio dei Colonnesi nel settembre del 1526; all'arrivo dei lanzichenecchi, riparò a Castel S. Angelo, ma fu ferito; morì nel 1527, più per i disagi morali che per la ferita. Maledico, superbo, litigioso, ebbe amici e detrattori; apprezzato grecista e insegnante, tradusse in latino, con eleganza ma non con fedeltà, Aristotele, Galeno, Isocrate, Demostene; lesse varie orazioni, compose versi latini e, pare, una tragedia sulla morte di Cristo. Lo scritto più importante è Medices legatus, sive de exilio libri duo (Venezia, 1522), dialogo inteso a dimostrare l'esilio non essere un male; e che, per l'elegante fattura, fu creduto in parte copia del De gloria di Cicerone.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Scrittori d'Italia, I, pp. 376-383.