PIETRAPERZIA BRANCIFORTE BUTERA, Salvatore
PIETRAPERZIA BRANCIFORTE BUTERA, Salvatore. – Nacque in Sicilia, in una data imprecisata, comunque posteriore al 1727, anno in cui fu celebrato il matrimonio dei genitori, Ercole Michele Branciforte e Gravina e Caterina Branciforte e Ventimiglia, principessa di Butera e di Pietraperzia.
Nulla si sa della sua formazione; da adulto, tuttavia, era noto per dilettarsi nel campo della pittura, della scultura e della musica, oltre che per la perizia nelle discipline cavalleresche. Ugualmente sconosciuta è la data del suo matrimonio con Anna Maria Pignatelli Tagliavia Aragona Cortés, da cui ebbe Ercole. La famiglia si stabilì a Napoli, a corte, pur compiendo frequenti viaggi in Sicilia.
Sin dalla giovinezza Salvatore ebbe incarichi da parte dei sovrani: Carlo III di Borbone, fra l’altro, lo nominò colonnello di un reggimento, composto dallo stesso Branciforte a sue spese nella Val di Noto, in Sicilia orientale.
Alla morte della madre, avvenuta nella cittadina di Bagheria il 9 maggio 1763, Salvatore ne ereditò, oltre l’enorme patrimonio fondiario e feudale, il grandato di Spagna. Tuttavia, egli preferì cedere la sua eredità al padre. Dopo la morte di quest’ultimo, avvenuta il 4 agosto 1764, Salvatore, il 30 giugno 1765, venne investito dei beni feudali della famiglia, assommando i titoli di principe di Butera e di Pietraperzia, nonché di marchese di Barrafranca e di Militello, di conte di Raccuja e di Mazzarino, di barone di Belmonte, di Radali, di Torre della Falconara, di Cassibile e di Fontana murata, di signore di Occhiolà (l’odierna Grammichele) e di Santa Maria di Niscemi.
Il 2 febbraio 1766, Salvatore venne insignito dal sovrano del cavalierato del cordone rosso di S. Gennaro. Nello stesso anno, grazie al titolo di principe di Butera, primo del Regno, capeggiò il braccio militare durante la celebrazione del Parlamento di Sicilia. Nel 1772 venne nominato brigadiere dell’esercito regio, detenendo al contempo l’incarico di cavallerizzo maggiore a corte.
Malgrado i lunghi soggiorni a Napoli, Salvatore si sentì sempre siciliano, al punto di parlare preferibilmente – come ricordano i contemporanei – nell’idioma isolano. Si preoccupò particolarmente dei possedimenti di Bagheria. Qui, il suo antenato Giuseppe Branciforte, principe di Pietraperzia e di Leonforte e conte di Raccuja, si era rifugiato dopo la rivolta di Palermo del 1647, costruendo una villa sulla cui facciata verso Palermo era scolpita la scritta: «O Corte a Dio». A partire dal 1769 Salvatore Branciforte si dedicò alla ristrutturazione dell’edificio e alla sistemazione urbanistica del piccolo centro abitato che vi era sorto intorno dopo il ritiro in loco dell’illustre antenato. La costruzione secentesca fu ampliata con una nuova ala, mentre per giungere alla villa, sul cui prospetto orientale venne posto il busto di Giuseppe Branciforte, fu costruito un rettifilo. Lungo tale via, denominata Butera dal titolo principale del suo fondatore, furono costruiti palazzetti destinati alle famiglie più importanti del luogo.
Salvatore, inoltre, ebbe cura di promuovere lo studio storico della Sicilia, come testimonia la carica di ‘istorico genealogico’ del casato conferita nel 1772 al frate Dionigi di Pietraperzia, autore di ricerche sulla storia di Militello in Val di Catania.
Morì con tutta probabilità a Palermo il 15 gennaio 1799.
Fonti e Bibl.: F.M. Emmanuele Gaetani, marchese di Villabianca, Appendice alla Sicilia nobile, t. I, Palermo 1775, pp. 8-10; Fra Dionigi di Pietraperzia, Relazione critico-storica della prodigiosa invenzione d’una immagine di Maria Santissima chiamata comunemente della Cava di Pietrapercia, Palermo 1776, pp. 62-63; C. Ferina, Orazione funebre in morte di S. B. principe di Butera, Palermo 1799; F. San Martino De Spucches, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalla loro origine ai giorni nostri, IX, Palermo 1924, p. 336; G. Lanza Tomasi, Le ville di Palermo, Palermo 1974, p. 111.