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Pietrapania

di Adolfo Cecilia - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Pietrapania (Pietrapana)

Adolfo Cecilia

In If XXXII 25-30 D. paragona lo spessore del ghiaccio del Cocito, nella prima terzina, allo spessore delle acque invernali gelate del Danubio e del Don; nella seconda terzina accentua l'immagine e aggiunge: se Tambernicchi / vi fosse sù caduto, o Pietrapana, / non avria pur da l'orlo fatto cricchi. P. (" quae est montanea altissima omnium Tusciae, quae olim vocata est Petra Appuana sicut saepe patet apud Titum Livium et est prope Petram sanctam non longe a civitate lucana in confinibus Tusciae ", Benvenuto), è certo un monte delle Alpi Apuane, localmente chiamate Catena delle Panie; Pania è infatti toponimo comune ad alcune vette della catena.

Molti autori identificano la P. dantesca con la Pania della Croce, visibile da Firenze, e anche da Mulazzo (Bassermann, Orme 376) ove D. fu probabilmente ospite dei Malaspina. Il Revelli mette in discussione se D. intendesse la Pania della Croce che, ben visibile da molti luoghi anche lontani, fu per molto tempo ritenuto il più alto monte delle Apuane (in realtà è il secondo dopo il Monte Pisanino), oppure " l'intero aspero masso montuoso " (p. 142). Ma il De Stefani sostiene che il nome usato da D. era già da molto tempo assegnato alla Pania della Croce, quando ancora le altre cime delle Apuane non avevano denominazioni precise; e il commento di Benvenuto avvalora questa posizione.

Bibl. - C. De Stefani, P., in D. e la Lunigiana, Milano 1909, 153-163.

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