Bruegel, Pieter il Vecchio
Il pittore dei proverbi, dei giochi e del paesaggio nordico
Bambini che giocano nei vicoli del villaggio, invitati a un pranzo di nozze, contadini che lavorano, cacciatori in un paesaggio innevato: come un fotografo della vita popolare del Cinquecento nelle campagne e città, Pieter Bruegel, pittore fiammingo, racconta la vita quotidiana, con umorismo e con umanità, e nasconde nelle figure anche qualche segreto
Bruegel nasce attorno al 1527 probabilmente a Breda, nelle Fiandre (oggi Belgio), studia ad Anversa e nel 1552 intraprende un viaggio in Italia. L'immagine più comune che si ha di lui è quella di un pittore burlesco e quasi volgare. Ma chi è veramente Bruegel?
Egli rimane fedele alla visione realistica dei pittori fiamminghi (v. fiamminga, arte) e la sua invenzione consiste nell'osservare con ironia e distacco il genere umano, catalogarlo e descriverlo nei suoi aspetti anche meno nobili, così come nello stesso periodo facevano Rabelais o Erasmo. L'effetto umoristico, in molti dipinti, è ottenuto traducendo in immagini pittoriche modi di dire coloriti o espressioni verbali popolari.
Per la prima volta con Bruegel la vita del popolo acquista importanza. La vita in tutte le sue varie forme è la fonte inesauribile delle sue rappresentazioni. Questo si può notare nel gruppo di dipinti cosiddetti enciclopedici degli anni 1559-60: Combattimento fra Carnevale e Quaresima, I proverbi, Giochi di fanciulli. In quest'ultimo quadro sono riportati ben novanta tipi di giochi diversi, alcuni dei quali familiari anche ai ragazzi di oggi, come mosca cieca o cavallina.
Nel 1563 Bruegel si sposa e si trasferisce da Anversa a Bruxelles. Probabilmente cambia città per sfuggire alle persecuzioni religiose messe in atto sotto il dominio spagnolo. Le Fiandre, infatti, erano governate dalla Spagna cattolica. L'opposizione alla politica dispotica e religiosa di Filippo II aveva in quei paesi un largo fronte che abbracciava calvinisti, cattolici, nobili, borghesi e artigiani. Erano sorte numerose sette eretiche, che contestavano alcuni principi e regole della Chiesa cattolica. A una di queste, la Schola charitatis, aveva aderito anche Bruegel. Si ispirava a una visione religiosa più rigorosa e austera e contestava lo sfarzo della Chiesa di Roma.
Il geografo Abramo Ortelius, amico e collezionista di Bruegel, legato alla setta, scrive: "Egli ha saputo dipingere le cose che non si possono dipingere […] in tutte le sue opere bisogna saper intendere sempre più di quello che è stato dipinto", indicandoci così un significato segreto, probabilmente eretico, di molti dipinti.
Si può spiegare così un'opera misteriosa come la Gazza sulla forca del 1568, dove alcune persone ballano sotto il patibolo. "Ballare sotto la forca" è un detto fiammingo che significa "essere in pericolo". Il pittore, infatti, non era rimasto indifferente agli orrori commessi contro gli eretici durante la repressione spagnola, che aveva instaurato a Bruxelles un regime di terrore.
In punto di morte, Bruegel fa bruciare gran parte delle sue "strane e complicate allegorie", decisione forse presa per paura di ritorsioni sui suoi familiari. Nel 1569 l'artista muore nel fiore degli anni dopo aver dato origine a una feconda dinastia di artisti.
"Si diceva di lui" racconta Karel van Mander "che viaggiando attraverso le Alpi avesse inghiottito le montagne e le rocce, per risputarle poi al suo ritorno su tele e pennelli". Bruegel, nell'estate del 1552, attraversa le Alpi, alla volta dell'Italia, eseguendo molti schizzi dal vero. Questi disegni alpini sono il repertorio di immagini che il pittore utilizza per gli sfondi dei suoi quadri più famosi. Con Bruegel nasce la visione moderna del paesaggio montuoso. Nel corso del Cinquecento a poco a poco sorgono un interesse scientifico e un'ammirazione estetica per le vette e la loro maestosa bellezza. I picchi rocciosi, finora rappresentati come immagini fantastiche lontane dalla realtà, ora diventano rappresentazioni autentiche del paesaggio naturale.