DANTI, Piervincenzo
Figlio del notaio Bartolomeo Ranaldi (Il notariato a Perugia, a cura di R. Abbondanza, Roma 1963, pp. 64, 329) e di Felice Pucciarelli, nacque a Perugia dopo la metà del sec. XV.
Fu iscritto alla Matricola degli orafi perugini (Santi, 1953, p. 169) il 17 dic. 1488 nel rione di Porta Eburnea come "pervincentius: ser bartolomei ranaldi alias Dante". Assunse il soprannome "Dante" per passione letteraria e ammirazione per il grande poeta fiorentino, come ricorda lo stesso nipote Egnazio (nella dedica della Sfera). A seguito di ciò venne mutato in Danti il cognome famigliare, esteso anche a lui dai primi biografi perugini; il Sozi ricorda i Danti tra le "Fameglie Nobile, et Antiche della Magna Città di Perugia" (c. 164r).
Il cognome Danti è attribuito anche al fratello più giovane del D., GiovanniBattista, soprannominato "Daedalus"; fuinfatti architetto militare, studioso di matematica e meccanica, al servizio di Giovan Paolo Baglioni; rimase famoso anche perché in occasione delle nozze di quest'ultimo (1491), 0 della sorella Pantasilea Baglioni con Bartolomeo d'Alviano (1494) a Perugia, tentò di volare con una macchina di sua invenzione (P. Pizzoni, Il volo attribuito a G. B. Danti, in Boll. della Dep. di storia patria per l'Umbria, XLII [1945], pp. 209-225).
Nonostante il quadro incerto delle sue opere, il D. può essere considerato non solo l'iniziatore del cognome famigliare, ma anche dell'interessante connubio tra capacità teorico-speculative e realizzative nel campo delle arti che contraddistinse i suoi eredi, secondo un modello comune nel sec. XVI ma esemplarmente rappresentato, anche per l'importanza dei risultati, dalla famiglia Danti.
Il D. fu allievo del matematico Alfano Alfani, cui dedicò la traduzione dal latino della Sfera di Giovanni Sacrobosco, della quale non è stato tuttavia mai rintracciato il manoscritto pubblicato postumo dal nipote Egnazio a Firenze nel 1571 e poi a Perugia nel 1574. Secondo la tradizione, il D. lavorò alla Sfera nella sua villa di Prepoli per esercizio letterario-matematico suo e dei figli, Giulio e Teodora. Nessuna notizia si ha invece dei restauri di architetture perugine a lui genericamente attribuiti, né dei Ragionamenti accademici datigli dal Pascoli (1732), né in genere dell'opera letteraria. Egnazio nell'edizione perugina della Sfera del 1574 lo ricorda inoltre costruttore di strumenti astronomici, tra i quali cita un astrolabio di eccellente esecuzione conser vato in casa Alfani a Perugia (forse quello costruito dal D. nel 1498: Bulgari, 1966).
Il 31 dic. 1494 il D. era presente all'adunanza degli orafi da lui stesso indetta in qualità di camerario per il secondo semestre dell'anno, il 3 genn. 1506 partecipava a simile adunanza come saggiatore e ancora saggiatore lo troviamo per il primo semestre del 1512 (Bulgasi, 1966).
Morì a Perugia nello stesso anno 1512, e fu sepolto in S. Domenico, ove il nipote Egnazio pose un'iscrizione a sua memoria.
I versi scritti in suo ricordo da Francesco Cameni sono riportati dal Vermiglioli (1829, p. 372).Un suo ritratto postumo è nella edizione perugina della Sfera (1574) e nella seconda edizione fiorentina (1679).
Fonti e Bibl.: Perugia, Bibl. com. Augusta, ms. E.70: R. Sozi, Mem. diverse, c. 164r; Ibid., ms. 1213: C. Alessi, Elogia ill. virorum Augustae Perusiae, II, cc. 1142r-43r; L. Pascoli, Le vite de' pittori, scultori ed archit. perugini, Roma 1732, p. 23; A. Mariotti, Lettere pittoriche perugine, Perugia 1788, pp. 116, 119, 244; G. B. Vermi glioli, Biografia degli scrittori perugini e notizie delle opere loro, I, Perugia 1829, pp. 370-72; F. Santi, Statuto e matricola dell'arte degli orefici in Perugia, in Boll. della Deputaz. di storia patria per l'Umbria, L (1953), p. 169; C. Bulgari, Argentieri, gemmari e orafi d'Italia, III, Roma 1966, p. 241.