Scultore (Marsiglia 1620 - ivi 1694). L'interpretazione della scenografia barocca, della teatralità enfatizzata da un'atmosfera luminosa, trovò espressioni di una certa originalità nell'opera di P. Egli, infatti, seppe interpretare la sensuale scioltezza dei volumi berniniani in accenti melodrammatici, con un aperto compiacimento per la materia sapientemente rifinita.
Figlio di un muratore, la sua vocazione si rivelò presto. Dopo un apprendistato presso uno scultore decoratore dei cantieri navali di Marsiglia, P. completò la sua formazione, tra il 1638 e il 1643, a Roma e a Firenze nella cerchia di Pietro da Cortona. Lavorò con lui ai soffitti di Palazzo Pitti. Più decisivamente tuttavia subì l'influsso del Bernini. Tornato in Francia, lavorò nei cantieri reali. Nel 1644 ritroviamo P. all'arsenale di Tolone ove lavorò alla decorazione delle galee reali, ispirandosi ai disegni delle galee toscane dovute a Pietro da Cortona. Dipinse anche pale d'altare a Marsiglia e a Tolone: qui ricevette la prima commissione importante, il portale del municipio, con i suoi Atlanti (1656) che si impongono per il possente senso plastico, la veemenza del sentimento, il grande effetto decorativo, caratteristiche costanti nella scultura di P., decisamente distante dal classicismo ufficiale di Versailles. Chiamato dal ministro Fouquet, P. fu mandato a Carrara a scegliere i marmi per la decorazione del Castello di Vaux-le-Vicomte. Cominciò, tuttavia, a ricevere commissioni dalla corte parigina (Ercole e l'Idra, 1659, per il castello di Vaudreuil, ora nel Mus. des beaux-arts di Rouen); recatosi in Italia per realizzare un Ercole in riposo (Louvre), commissionato da N. Fouquet, quando questi cadde in disgrazia P. decise di fermarsi a Genova (1661-67), dove si trattenne qualche tempo (1661-77) e fu il periodo più felice della sua vita. Molto apprezzato dall'aristocrazia genovese, vi ricevette numerose ordinazioni. Le opere che lasciò nella città, dove tornò per brevi periodi anche in seguito, furono di grande importanza per la scultura genovese: S. Sebastiano e il Beato Alessandro Sauli in S. Maria di Carignano, l'Immacolata nell'oratorio di S. Filippo Neri, l'Assunta per l'Albergo dei poveri. Reminiscenze berniniane sono palesi in queste opere, cui la spontaneità e la tecnica dell'artista dànno nondimeno originalità. Rientrato in Francia, lavorò ancora a Tolone alla decorazione delle navi reali e si dedicò a progetti architettonici e urbanistici per Marsiglia, mai realizzati. Nel 1670, ottenne da Colbert di utilizzare due grandi blocchi di marmo, lasciati sulla banchina di Tolone, dai quali ricavò il Milone di Crotone (1682), che con l'approvazione del re fu posto nei giardini di Versailles (ora al Louvre), e il grande rilievo con Alessandro e Diogene (1671-93, Louvre), due delle più significative opere del suo ultimo periodo.