PERRIN, Pierre
Librettista e impresario, nato a Lione verso il 1620, morto a Parigi il 25 aprile 1675. Appartenente al gruppo di poètes crottés di cui facevano parte Charles de Beys e Ch. Dassoucy, P. si dedicò presto a scrivere versi per musica. Fornì il testo di airs de cour e canzoni a tutti i compositori del tempo: Boësset, Lambert, Lulli, Le Camus, Cambert, Perdigal, ecc.
Nel 1659 fece rappresentare in una casa privata d'Isly una pastorale, la cui musica era stata scritta da R. Cambert e che il P. fece pubblicare nelle sue Øuvres de Poésie col titolo di Première comédie française en musique. In realtà era stato preceduto dal Dassoucy e da Charles de Beys; del resto, in quel tempo i dialoghi di pastori del Lambert e talune scene dei balletti del Lulli dimostrano nella musica francese un orientamento non meno evidente verso le forme drammatiche nate in Italia. Il P. si vantava di comporre le sue pastorali per mezzo di couplets, di canzoni e di duetti giustapposti, senza nessun intreccio vero e proprio: i pastori cantavano i loro amori, entravano e uscivano senza un perché. La parte d'innovatore che si è voluto attribuire al P. e al suo collaboratore, il musicista R. Cambert, non ha fondamento. Unico merito del P. fu di avere creduto per primo alla possibilità di avere a Parigi un teatro pubblico d'opera come avevano i Veneziani. A tal fine egli si fece attribuire un privilegio il 28 giugno 1669. La costituzione d'una compagnia francese di cantanti gli procurò molte noie; comunque, il teatro s'inaugurò il 3 marzo 1671 con la Pomone del Cambert.
Il P. dovette mettersi in società con A. de Rieux marchese di Sourdéac e con il finanziere Champeron, che dovevano occuparsi il primo delle scene e il secondo dell'amministrazione; ma poiché il P. fu mandato in prigione per debiti, i due soci s'impossessarono del teatro e rifiutarono di presentare i conti. Il P., ridotto a mal partito, vendette due volte di seguito il suo privilegio, ciò che lo fece rientrare nella prigione da cui il lucro di questa operazione fraudolenta gli aveva permesso di uscire. Fu allora che si presentò il Lulli, il quale, d'accordo col Colbert, riscattò al P. il privilegio e lo fece confermare dal re, tagliando corto in tal modo a tutti i processi in corso. Lungi dall'essere vittima del Lulli, il P. deve invece a lui se poté vivere libero e indipendente.
Bibl.: Ch. Nuitter, e E. Thoinan, Les origines de l'Opéra franç., Parigi 1886; H. Prunières, Lully, ivi 1910; L. de La Laurencie, Lully, ivi 1911.