MAUPERTUIS, Pierre-Louis Moreau de
Uno dei maggiori rappresentanti dell'illuminismo francese. Nato a Saint-Malo il 17 luglio 1698, dopo un breve periodo di vita militare si dedicò agli studî matematici con tale successo da essere accolto, appena venticinquenne, all'Académie des sciences di Parigi. Nel 1745 si stabilì a Berlino, chiamatovi da Federico II per riorganizzare e presiedere l'Accademia delle scienze fondata dal Leibniz. Al sommo della fama, e abituato alle lodi e alle adulazioni, fu così ferito dalla polemica col König (per cui v. sotto), da perderne la salute; e morì a Basilea il 27 luglio 1759.
Tra i suoi scritti sono principalmente da ricordare le due memorie presentate nel 1732 all'Académie des sciences di Parigi, Sur les lois de l'attraction e Discours sur la figure des astres, l'Essai de philosophie morale (Berlino 1749), l'Essai de cosmologie (Berlino 1750) e l'Examen philosophique de la preuve de l'existence de Dieu (in Histoire de l'Académie Royale des Sciences et Belles lettres, cioè dell'Accademia di Berlino, 1756). La migliore edizione delle Øuvres (che non contengono però tutta la produzione scientifica del M.) è quella apparsa in 4 volumi a Lione nel 1768. Partendo dalle dottrine del Newton, il M. ne difese la concezione gravitazionale contro l'antica ipotesi cartesiana del vortice, e confermò con la spedizione scientifica in Lapponia, da lui diretta, per la misurazione del grado di longitudine, la tesi newtoniana dello schiacciamento della sfera terrestre in corrispondenza dei due poli. Il M. mise inoltre in luce il significato filosofico della concezione newtoniana dell'universo, scorgendovi la prova (sia nell'Essai de cosmologie, sia nell'Examen) della tesi deistica, concludente, dalla perfezione dell'universo, all'assoluta potenza e sapienza del suo autore. E diede a questa tesi un particolare carattere teleologico con la sua Loi de la moindre quantité d'action, asserente che ogni processo naturale raggiungeva il suo scopo col minore dispendio possibile di forza (v. azione minima, principio dell'). Il leibniziano Samuel König obiettò peraltro, a ragione, che questa concezione del M. era già stata enunciata dal Leibniz nel suo principio di continuità: da ciò nacque una polemica, che l'Accademia delle scienze di Berlino decise in favore del M. ponendo in dubbio l'autenticità della lettera leibniziana a cui si riferiva il König, mentre questi protestava con l'Appel au public du jugement de l'Académie royale de Berlin sur un fragment de M. de Leibniz (Leida 1853) e Voltaire ironizzava sull'accademia e su M. con la Diatribe du docteur Akakia, médecin du pape, che Federico II fece bruciare su tutte le piazze di Berlino. La concezione teleologico-deistica faceva d'altronde contrasto, nel M., con le sue convinzioni gnoseologiche, in cui egli spingeva all'estremo l'empirismo del Hume, considerando anche le verità della matematica e della meccanica razionale come risultanti da una generalizzazione abitudinaria di dati sensibili, e quindi riducendo la stessa scienza a un sistema di segni, non meno convenzionali di quelli di cui era composto il linguaggio.
Bibl.: M. Du Bois-Reymond, M., in Sitzungsberichte d. Berliner Akademie, 1892; H. Helmholtz, Zur Geschichte des Prinzips der kleinsten Aktion, ibid., 1887; B. Erdmann, in Archiv für Geschichte der Philosophie, IV (1889), p. 326 segg.; H. A. Mayer, Geschichte des Prinzips der kleinsten Aktion, in Leipziger Berichte, XXXVIII (1886); G. de Santillana e H. Jordan, Le principe de moindre action, 1933. A proposito della controversia circa la lettera leibniziana v. inoltre C. I. Gerhardt, in Sitzungsber. d. Berl. Akad., 1898, p. 419 segg., e W. Kabitz, ibid., 1913, p. 632 segg.