PINO, Piero
PINO, Piero. – Nacque a Trieste il 9 aprile 1921 da Armando e Luisa Samaia.
Compiuti gli studi superiori nella città natale, si iscrisse prima all’Università di Pavia, poi a quella di Firenze, dove si laureò in chimica nel 1943, discutendo una tesi sulla sintesi degli eteri vinilici sotto la direzione di Adolfo Quilico. Restò come incaricato e assistente volontario a Firenze per alcuni anni, ma nel giugno del 1946 divenne assistente al Politecnico di Milano presso l’istituto di chimica generale diretto da Quilico, tornato lì dal 1943 dopo gli anni fiorentini.
Nel novembre del 1950 Pino si trasferì come assistente di ruolo in un altro istituto del Politecnico, quello di chimica industriale, in cui operava Giulio Natta. Qui rimase ininterrottamente fino al dicembre del 1955, salvo un periodo di otto mesi in cui, con una borsa di perfezionamento per l’estero, lavorò presso l’ETH (Eidgenössische Technische Hochschule) di Zurigo con il chimico organico Leopold Ruzicka.
A Milano, nel 1947, egli si sposò con Giulia Brunelleschi, anche lei laureata in chimica e assistente di Quilico. In questi anni milanesi, per dirla con le parole di Natta in una sua dichiarazione a supporto di una domanda per un concorso, le ricerche di Pino si spostarono dal campo della chimica organica classica verso «una più ampia visione dei problemi». Esse spaziarono dagli studi sulla struttura e le proprietà dei carbonili di cobalto a innovativi metodi di polimerizzazione mediante i quali era possibile costruire «nuovi tipi di alti polimeri destinati ad avere notevoli applicazioni pratiche» (Milano, Archivi storici del Politecnico - Titolo VIII. Piero Pino - AG 1250). All’interno del gruppo di Natta, Pino contribuì alla scoperta della polimerizzazione stereoregolare di α-olefine, che avvenne a Milano all’inizio del 1954 e che avrebbe portato nel 1963 all’attribuzione del premio Nobel allo stesso Natta, unitamente al chimico tedesco Karl Ziegler. La formazione metallo-catalizzata di legami carbonio-carbonio accrebbe l’interesse di Pino per la chimica organometallica, in particolare in relazione all’uso di complessi organometallici di cobalto e rodio come precursori catalitici nelle reazioni di carbonilazione.
In base a un accordo con la Montecatini, in quegli anni venne istituito a Milano un corso di perfezionamento in chimica organica alifatica, frequentato dai laureati neoassunti, prima di essere inseriti nell’attività aziendale. Pino fu di fatto il coordinatore di tale corso.
Nel dicembre 1955 divenne professore di chimica organica industriale presso la facoltà di scienze dell’Università di Pisa. Nelle lettere che nell’occasione scambiò con il rettore del Politecnico Gino Cassinis, egli, nel dirsi lieto del successo conseguito, dichiarò tuttavia il suo rimpianto nel lasciare l’ambiente in cui aveva proficuamente operato. Nella risposta Cassinis espresse la certezza che anche nella nuova sede Pino avrebbe portato con sé «lo spirito del Politecnico» (Milano, Archivi storici del Politecnico, Titolo VIII. P. P. - AG 1250). Pino introdusse a Pisa quanto aveva appreso negli anni di collaborazione con Natta, sul piano sia organizzativo sia scientifico. Egli ristrutturò l’istituto pisano rinnovando i piani didattici per gli studenti e rendendo più efficienti i laboratori per le esercitazioni. Dal punto di vista scientifico introdusse i suoi temi di ricerca quali la polimerizzazione stereospecifica, la chimica dell’ossido di carbonio e dei complessi carbonilici, oltre allo studio dei composti eterociclici. Realizzò un centro per lo studio delle macromolecole stericamente ordinate e otticamente attive, dotandolo di avanzate apparecchiature. Grazie a ciò Pino poté approfondire gli aspetti strutturali e catalitici connessi con la polimerizzazione stereospecifica e chiarire le relazioni tra stereoregolarità e attività ottica nelle macromolecole.
Nel 1967 Pino fu invitato a ricoprire la cattedra di chimica macromolecolare all’ETH di Zurigo, dove era già stato per alcuni mesi negli anni della sua formazione. Accettò l’incarico dal settembre del 1968, attratto probabilmente dalla sfida di ripetere in una realtà internazionale quanto mai competitiva e all’avanguardia ciò che di buono aveva saputo organizzare a Pisa in ambito didattico e scientifico. A Zurigo esisteva già un nucleo di chimica macromolecolare, ma la sua attività crebbe notevolmente con l’arrivo di Pino. Grazie alla sua iniziativa vennero istituite due nuove cattedre di chimica fisica di polimeri e di biopolimeri. Fu in seguito tra i promotori della fondazione del dipartimento di scienza dei materiali e dell’istituto dei polimeri. Allo scopo di rafforzare i rapporti tra università e industria creò nel 1984 lo Swiss Polymer Group di cui fu il primo presidente.
Negli anni in cui operò in Svizzera le ricerche di Pino proseguirono nei campi di cui si era già occupato in precedenza, dalla chimica organica sintetica alla chimica organica macromolecolare, alla stereochimica di sostanze a basso e alto peso molecolare, alla sintesi di composti organometallici e infine alla catalisi omogenea ed eterogenea. In particolare, si soffermò sui fenomeni di isomeria nei polimeri di condensazione. Queste ricerche permisero di trovare metodi semplici per controllare il grado di regolarità di una macromolecola, aprendo la via alla sintesi di polimeri con proprietà fisiche predefinite in maniera precisa.
Un altro tema di ricerca che sviluppò soprattutto a partire dal 1970 e che costituì forse l’aspetto più innovativo della sua attività scientifica fu la sintesi catalitica asimmetrica. Essa permise di aumentare le conoscenze sul meccanismo delle reazioni e sulla struttura degli intermedi che determinano la stereoselettività delle reazioni catalitiche. In generale, le ricerche di Pino contribuirono a una migliore comprensione delle reazioni catalizzate da complessi di metalli di transizione in fase omogenea. Esse fornirono i criteri generali in base a cui diventava possibile, dato uno specifico substrato, sintetizzare catalizzatori altamente selettivi da un punto di vista strutturale e sterico.
Gli studi di Pino nel campo della catalisi asimmetrica gli assicurarono ampi riconoscimenti in campo internazionale. Egli ricevette l’invito a tenere conferenze sul tema nell’ambito dei congressi dell’American chemical society del 1974, del 1978 e del 1981, oltre che in simposi più specialistici in vari Paesi del mondo quali Gran Bretagna, Francia, Giappone. Divenne fellow della New York Academy of sciences e membro dell’editorial board di riviste quali Journal of polymer science, Journal of molecular catalysis, Die Makromolekulare Chemie.
Anche nel periodo svizzero mantenne contatti con il nostro Paese, essendo tra l’altro socio corrispondente dal 1976 e poi socio nazionale dal 1988 dell’Accademia dei Lincei e ancora presidente del consiglio scientifico dell’istituto di chimica delle macromolecole del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano. Era anche consulente dell’Ente nazionale idrocarburi (ENI) e di alcune società del gruppo Montedison, come la Himont, oltre che della svizzera Ciba-Geigy.
Secondo le normative svizzere con il settembre del 1988, all’età di 67 anni, egli cessò dall’insegnamento, ma già dal novembre dello stesso anno tornò a insegnare in Italia al Politecnico di Milano, chiamato a tenere un corso sui processi della chimica fine.
Tale contratto gli era stato rinnovato anche per il 1989-90, ma non poté assolvere l’incarico, giacché morì improvvisamente nel capoluogo lombardo il 9 luglio 1989.
Opere. Pino nel corso della sua carriera scientifica ha pubblicato oltre 340 opere. L’elenco completo è riportato in Gazzetta chimica italiana, CXX (1990), 7, pp. VII-XV.
Fonti e Bibl.: Milano, Archivi storici del Politecnico - Titolo VIII. P.P. - AG 1250.
Necrologi e biografie: L. Porri, P. P., in Gazzetta chimica italiana, CXX (1990), 7, pp. I-III; I. Pasquon, P. P., in Rendiconti dell’Istituto lombardo. Accademia di scienze e lettere. Parte Generale, CXXIV (1990), pp. 153-156; F. Ciardelli, P. P., in Macromolecular Symposia, XCVIII (1995), p. 1219.