Martinetti, Piero
Filosofo italiano (Pont Canadese, Aosta, 1872 - Castellamonte, Torino, 1943). Dopo la laurea, conseguita a Torino nel 1893, si recò a studiare a Lipsia. Tornato in Italia (1899), insegnò dapprima nella scuola superiore, poi, dal 1907, fu prof. di filosofia teoretica nell’Accademia scientifico-letteraria di Milano e dal 1923 nell’univ. di quella città. Fu rimosso dall’insegnamento nel 1931 per aver rifiutato il giuramento di fedeltà al regime fascista e nel 1935 venne arrestato per qualche giorno perché sospettato di collaborare con il movimento di Giustizia e Libertà. Dal 1927 alla morte ispirò la Rivista di filosofia, mantenendola fedele a una posizione d’intransigenza morale. Opere principali: Il sistema Sankhya (1897); Introduzione alla metafisica. I, Teoria della conoscenza (1904); traduzione e commento dei Prolegomeni di Kant (1913); Breviario spirituale (1923; pubbl. anonimo); Saggi e discorsi (1926); La libertà (1928); Ragione e fede (1934; 2ª ed. ampliata, 1942); Gesù Cristo e il cristianesimo (1934; 2a ed. in 2 voll., 1949). M. lavorò particolarmente intorno al problema metafisico-religioso, rifiutando sia il positivismo sia l’idealismo hegeliano, da lui svalutato – assieme al neoidealismo crociano e gentiliano – a «idealismo immanente». Sostenitore di una metafisica rinnovata, non più dogmatica, legata ai dati sensibili come le scienze positive, ma protesa (a differenza di queste ultime) verso l’Unità assoluta, ha elaborato uno spiritualismo pluralistico (o «idealismo trascendente»), secondo cui i soggetti particolari tendono a ricongiungersi alla ragione universale mediante un processo di sintesi successive, che ha luogo in campo teoretico e pratico. Centrale appare il confronto con la filosofia kantiana; per M., infatti, le forme dell’intuizione e dell’intelletto non sono separate dall’esperienza, né il contenuto sensibile è del tutto a posteriori; il processo di sintesi muove quindi dalla coscienza sensibile, e attraverso l’unità a priori di tutto il sensibile nell’intuizione spazio-temporale, espressa dalla matematica (necessità fondata sulla legge dell’identità), si eleva alla conoscenza logica (necessità basata sulla legge dell’omogeneità), attraverso le categorie (primariamente, sostanza e causa) che unificano ulteriormente i fenomeni, fino a culminare nel soggetto assoluto (Io puro), sintesi suprema delle unità a priori, attraverso la quale la conoscenza esce dal campo dell’empirico per entrare in quello della conoscenza mistica. Non diversamente, in campo pratico M. concepisce un processo di ascensione graduale, che dal diritto (prima sintesi), passando per la moralità (seconda sintesi), culmina nella religione; una religione del tutto aliena alle simbologie e ai dogmi della religione positiva, che M. intende, kantianamente (ma con forti risonanze messianiche), come «regno dei fini».