MANZONI, Piero
Artista, nato a Soncino il 3 luglio 1933, morto a Milano il 6 febbraio 1963. Dopo gli studi in filosofia, inizia a lavorare verso la fine degli anni Cinquanta a Milano, a contatto con L. Fontana. Le sue prime personali sono del 1957, a Milano (galleria Pater, presentato da L. Fontana) e a Como. La mostra che però lo rivela come un importante artista di rottura è quella alla galleria Azimut di Milano nel 1959. Dopo la sua morte gli vengono dedicate numerose grandi retrospettive: allo Stedelijk Museum di Amsterdam (1965, 1970), allo Stedelijk van Abbemuseum di Eindhoven (1969), nei musei di Monaco e Hannover (1970), alla Galleria d'Arte Moderna di Roma (1971) e in America, nei musei di Houston e di Chicago (1972).
Dopo aver partecipato nel 1957-1958 al Movimento Nucleare, M. si colloca su una linea di ricerca che è tutta al di fuori del contesto artistico italiano della sua formazione. Partendo da ciò che egli chiamava "il punto zero della pittura", nel 1957 propone una serie di Achromes, superfici di tela assolutamente bianche, singole o riunite assieme da vistose cuciture. Tali ricerche lo pongono a contatto con quelle del parigino Y. Klein, per la proposta di una diversa possibilità di lettura e di fruizione del prodotto artistico. Nei primi anni Sessanta si collocano le provocanti opere di M.: le Linee (fogli di carta di vari metri percorsi da una linea ininterrotta, arrotolati e chiusi in contenitori), dove il valore "mercificabile" viene dato dalla durata del tempo di esecuzione. Nascono tutta una serie di proposte che mettono in discussione il significato stesso della ricerca estetica in quanto prodotto, il ruolo dell'artista e quello del pubblico. M. le affronta attraverso soluzioni provocatorie ed estreme: sono degli anni 1960-61 le mostre che presentano palloncini gonfiati o sgonfi (Fiato d'artista), le feci in scatola (Merda d'artista), le impronte digitali dell'artista sulle uova sode.
Seguono la serie degli Achromes eseguiti con materiali nuovi (cotone idrofilo, dischetti di plastica, pane plastificato e ricoperto di caolino, pietre, pallini di polistirolo), e le Basî magiche, oggetti concepiti come piedistalli degli eventuali compratori. Del 1961 è la Base del mondo, dadaistica, gigantesca "base" capovolta, realizzata a Herning. Vedi tav. f. t.
Bibl.: G. Celant, Piero Manzoni, Milano 1975.