GINORI CONTI, Piero
Nacque a Firenze il 3 giugno 1865 da Gino, principe di Trevignano, e dalla contessa Paolina Fabbri di Livorno. Nel 1888 si laureò presso l'Istituto di scienze sociali Cesare Alfieri di Firenze. La vera svolta nella sua vita fu causata dal matrimonio con Adriana de Larderel, figlia maggiore del conte Florestano, uno fra i più facoltosi imprenditori toscani, proprietario degli omonimi stabilimenti per l'estrazione dell'acido borico che sorgevano in Val di Cecina. Chiamato dal suocero come collaboratore all'interno dell'azienda, che dopo alcuni decenni di continua espansione attraversava una fase assai critica, nel 1904 fu nominato direttore generale.
In questi anni strinse solidi rapporti di collaborazione con tecnici e scienziati, come R. Nasini, docente di chimica all'Università di Pisa, che lo coadiuvò nelle ricerche e negli esperimenti per ottenere un più integrale sfruttamento dei soffioni boraciferi. Da un lato il G. cercò di migliorare il processo di fabbricazione dell'acido borico e di altre sostanze fino a quel momento trascurate, come il carbonato ammonico, dall'altro avviò la sperimentazione per utilizzare il vapore come forza motrice. I suoi sforzi dettero risultati positivi ed egli li rese pubblici nel 1906 in un opuscolo (La forza motrice dei soffioni boraciferi della Toscana: sua utilizzazione ed applicazione) nel quale si delineava in pratica la strada per il futuro impegno della società nel settore della produzione geotermica.
Nel 1912 il G. coronò il processo di ristrutturazione e di rilancio dell'azienda familiare dando vita a una società anonima per azioni, la Società Boracifera di Larderello, nella quale confluirono altre due imprese minori, la società in accomandita semplice A.G. Fossi & C. di Firenze e la Ditta eredi Durval di Monterotondo Marittimo, rispettivamente con il 12,6 % e il 5 % del capitale sociale. Il G. divenne presidente e amministratore delegato della società, ma oltre il 60 % delle azioni restò sotto il controllo di Francesco de Larderel e delle due figlie Adriana e Federiga. L'anno seguente entrò in funzione la prima centrale geo-termoelettrica, che fu in grado di fornire energia agli stabilimenti boraciferi e ai paesi vicini di Volterra e Pomarance. Potenziata nel 1916 con l'installazione di un turbo-alternatore, venne ulteriormente ampliata negli anni successivi nonostante le difficoltà causate dalla guerra e l'assenza del G., partito volontario, sebbene quasi cinquantenne, e nel 1917 chiamato a far parte del Comitato regionale toscano per la mobilitazione industriale.
Nel frattempo il G. si era lasciato assorbire anche dall'attività politica, iniziata nel 1896 con l'elezione a consigliere della Deputazione provinciale di Pisa per il mandamento di Rosignano. Per un triennio (1898-1901) egli ricoprì anche la carica di vicesegretario del Consiglio provinciale di Pisa. Nel 1900 infine, e poi per altre tre legislature consecutive, dalla XXI alla XXIV, fu eletto deputato al Parlamento nel collegio di Volterra. La prima volta, candidatosi nelle file del liberalismo monarchico, sconfisse al ballottaggio il socialista I. Danielli; nelle tornate seguenti, divenuto il principale punto di riferimento degli interessi economici e sociali della zona (alla Camera si distinse come promotore di collegamenti stradali e ferroviari nel circondario di Volterra, di opere di bonifica del padule di Rimigliano e della zona di Campiglia, di escavazioni minerarie e opere portuali nell'area di Piombino; fece parte inoltre di una commissione di studio di provvedimenti economici a vantaggio della Maremma toscana, che si insediò nel 1910 e presentò la sua relazione nel marzo 1911), non ebbe difficoltà a ottenere la conferma.
Il 6 ott. 1919 venne poi nominato senatore. Nel clima difficile del biennio 1919-20, che vide le maestranze della Larderello impegnate per la prima volta in un grande sciopero, il G. - principe di Trevignano dal 1907 - si rivelò fra i più convinti sostenitori del movimento fascista. Organizzò spedizioni squadriste nelle campagne volterrane e nell'ottobre 1920 riunì in un fascio di combattimento i più fedeli fra gli impiegati e i sorveglianti dei suoi stabilimenti. Nel 1924 divenne membro onorario del fascio di Firenze e più tardi entrò nella Milizia volontaria per la sicurezza nazionale con il grado di console. Dal 5 maggio 1939 fu inoltre ministro di Stato.
Per quanto riguarda il versante imprenditoriale della sua attività i primi anni Venti rappresentarono una fase di estremo interesse. Nel 1922 il G. avviò un ambizioso programma che prevedeva lo studio di nuovi metodi di perforazione per la ricerca di vapore e il perfezionamento delle tecniche per l'utilizzo di tutte le componenti dei vapori naturali, specialmente in ambito chimico. Nel 1922 venne allestito un "ufficio vapore", che nel 1938 si trasformò in un vero e proprio laboratorio ricerche, e nel volgere di pochi anni i risultati raggiunti furono molto lusinghieri. Alla produzione di acido borico si affiancò quella di ammoniaca e dal 1926 anche quella di acido carbonico, impiegato nella fabbricazione del ghiaccio secco. La Boracifera fu inoltre la prima azienda europea a produrre su scala industriale l'elio, ricavandolo da fenomeni naturali quali i soffioni. Altrettanto consistenti furono i progressi nel settore della produzione geotermica: nel 1926 fu inaugurata la centrale di Castelnuovo Val di Cecina e nel 1931, proprio grazie alle nuove tecniche di perforazione, fu rinvenuto e imbrigliato un enorme getto di vapore, subito battezzato "soffionissimo", che insieme ad altri scoperti negli anni seguenti, aumentò notevolmente la capacità produttiva della Boracifera di Larderello. La disponibilità di energia in eccedenza indusse il G. a stipulare accordi per la fornitura della medesima alle Ferrovie dello Stato e ad altre società elettriche operanti in zone limitrofe, come la Terni e la Selt-Valdarno.
Fra il 1937 e il 1939 si profilò tuttavia una svolta che il G., rimasto pressoché unico titolare della società dopo la scomparsa nel 1925 del suocero e della moglie, fu costretto a subire contro la propria volontà: l'espropriazione di fatto della sua azienda da parte dello Stato, mediante un decreto legge del 20 febbr. 1939 con il quale si dava vita alla "Larderello, società per azioni per lo sfruttamento delle forze endogene". La nuova società veniva dotata di un capitale di 54 miliardi, di cui 47,6 apportati dalle Ferrovie dello Stato e 6,4 dalla preesistente Boracifera.
Abile imprenditore, attento a vagliare le possibilità di concreta applicazione industriale che potevano avere le nuove scoperte scientifiche e tecnologiche, il G. fu impegnato a partire dagli anni Venti anche in un'altra attività produttiva d'avanguardia: il vetro d'ottica. Nel marzo 1928 egli fondò infatti l'Istituto sperimentale per l'applicazione e lo studio dei prodotti del boro e del silicio, che ebbe sede a Firenze nei locali della manifattura F. Quentin, una società anonima che, vantando solide tradizioni nella fabbricazione del vetro, condivise la sua iniziativa. L'istituto, oltre a caratterizzarsi a lungo come unica industria produttrice di vetro d'ottica a livello nazionale, divenne anche un importante luogo di ricerca e di sperimentazione, cui guardarono con interesse esponenti della cultura scientifica, ma anche, per la rilevanza strategica di quel genere di produzioni, membri del governo e delle strutture militari. Non a caso nel marzo 1940, dopo la morte del G., l'Istituto del boro e del silicio venne rilevato dall'Istituto per la ricostruzione industriale e trasformato in Società anonima italiana vetro ottico (SAIVO).
Per l'insieme di queste attività, in cui la dimensione imprenditoriale fu sempre strettamente congiunta a quella culturale e scientifica, il G. ricevette importanti riconoscimenti e fu insignito di cariche prestigiose. Ottenne lauree honoris causa dall'Università di Pisa e da quella della Pennsylvania, appartenne alle principali associazioni chimiche inglesi e francesi, fu socio onorario della Royal Institution inglese e socio corrispondente dell'Accademia nazionale dei Lincei, oltre che di altre istituzioni consimili come la Colombaria e l'Accademia dei Georgofili. Fu presidente dell'Associazione italiana di chimica generale e applicata, della Federazione nazionale delle industrie chimiche e dell'Associazione mineraria italiana. Nel 1925-26 fu il primo presidente del Rotary Club di Firenze e l'anno seguente dell'Istituto di storia delle scienze: in quest'ultima veste promosse la raccolta di libri, documenti e materiali che confluirono nel 1930 nell'omonimo Museo, inaugurato a Firenze da B. Mussolini. Dal 1934 fu membro del Comitato nazionale per la chimica del Consiglio nazionale delle ricerche.
Molto sensibile ai problemi dell'educazione e dell'istruzione, nel 1893 il G. fondò la Scuola femminile d'arti e mestieri, che nel 1934 fu trasformata in Scuola artistico-industriale femminile (oggi è un istituto tecnico che porta il suo nome). Fu per vari anni commissario del conservatorio di San Lino a Volterra e, sempre in questa zona, promosse e finanziò la realizzazione di tre asili infantili (a Lustignano, San Lino e Castelnuovo di Val di Cecina). Dal 1925 al 1928 fu rappresentante governativo nel consiglio d'amministrazione dell'Istituto superiore di scienze sociali Cesare Alfieri.
Nonostante questa frenetica e multiforme attività, il G. riuscì a coltivare nell'intero corso della sua vita anche interessi più squisitamente culturali, che si concretarono in un'autentica passione per le ricerche storiche ed erudite. Frutto di questa passione furono da una parte gli studi che egli dedicò a G. Savonarola, a Pietro di Dante Alighieri, alle attività commerciali della famiglia dei Medici, alla storia della basilica di S. Lorenzo; dall'altra la raccolta di una pregevole collezione di libri e documenti antichi, di monete, medaglie e altri cimeli, che egli mise faticosamente insieme e che poco prima della sua morte destinò a una fondazione a lui intitolata perché ne curasse la conservazione.
Morì a Firenze il 3 dic. 1939.
Scritti del G.: per un quadro completo si rinvia all'Elenco delle pubblicazioni del principe P. Ginori Conti, Firenze 1939. Fra i lavori a carattere scientifico o comunque utili per ricostruirne il percorso imprenditoriale si segnalano pertanto: La forza motrice dei soffioni boraciferi della Toscana, in L'Elettricista, XVI (1907), pp. 68-74; Utilizzazione dei soffioni boraciferi di Larderello ad energia industriale, Firenze 1917; I fenomeni vulcanici considerati come sorgente di forza motrice, in L'Elettrotecnica, XVI (1929), pp. 690-692; la voce Borico, acido redatta per l'Enciclopedia Italiana, VII, Roma 1930, pp. 488-492; In memoria dell'opera svolta da Raffaello Nasini a Larderello, Firenze 1933.
Fra le opere di erudizione si ricordano: L'apparato per le nozze di Francesco de' Medici e Giovanna d'Austria, ibid. 1936; Il libro segreto della ragione di Piero Benini e compagni, ibid. 1937; Un libro di ricordi e di spese di Lorenzo e Vittorio Ghiberti, in Rivista d'arte, s. 2, XX (1938), 3, pp. 290-303; La Magona della vena del ferro di Pisa e Pietrasanta sotto la gestione di Piero de' Medici, Firenze 1939; Constitutum artis monetariorum civitatis Florentiae, ibid. 1939; Vita e opere di Pietro di Dante Alighieri, ibid. 1939; Bibliografia delle opere del Savonarola, ibid. 1939; La basilica di S. Lorenzo di Firenze e la famiglia Ginori, ibid. 1940.
Fonti e Bibl.: Le collezioni raccolte dal G. durante la sua esistenza sono state purtroppo smembrate dagli eredi per le difficoltà economiche incontrate durante e dopo la seconda guerra mondiale. La maggior parte dei manoscritti, dei libri e dei documenti è stata donata alla Biblioteca nazionale di Firenze; le monete e le medaglie sono andate al Museo naz. del Bargello; l'archivio di famiglia, con documenti dal XV al XX secolo e con i fondi aggregati Pitti, Rinuccini, Biliotti e Pecori, è stato donato all'Archivio contemporaneo del Gabinetto Vieusseux, che lo ha poi depositato presso l'Archivio di Stato di Firenze. Su questo materiale cfr. Guida agli archivi delle personalità della cultura toscana tra '800 e '900. L'area fiorentina, a cura di E. Capannelli - E. Insabato, Firenze 1996, pp. 284-287. La documentazione riguardante la Società Boracifera di Larderello è stata invece acquisita dall'Archivio storico del Compartimento ENEL di Firenze, intitolato proprio al G. e inaugurato nel settembre 1997.
Sul G. v.: R. Nasini, I soffioni e lagoni della Toscana e la industria boracifera. Storia e studi, Roma 1930, passim; G. Ginori Conti, La perforazione a Larderello e il "soffionissimo", Firenze 1931, passim; Id., L'industria boracifera, in I progressi dell'industria chimica italiana nel I decennio di regime fascista, a cura di D. Marotta, Roma 1932, pp. 319-391; R. Martinelli, Il fascismo a Larderello, Firenze 1934, passim; G. Ginori Conti, Utilizzazione dei soffioni boraciferi. Storia, sviluppi, possibilità future, Firenze 1936, passim; F. Millosevic, P. G.C., in Annuario della R. Accademia d'Italia, X-XII (1937-40), pp. 338-345; V. Ronchi, P. G.C. presidente della Colombaria, in Atti della Società di scienze e lettere La Colombaria, 1939-41, pp. 479-495; Società anonima del vetro d'ottica "SAIVO". Firenze, 1928-1948, Firenze 1948; A. Mazzoni, I soffioni boraciferi toscani e gli impianti della "Larderello", Bologna 1951; L. Bortolotti, La Maremma settentrionale, 1738-1970. Storia di un territorio, Milano 1976, pp. 217, 231, 240, 271 ss., 278; G. Mori, Studi di storia dell'industria, Roma 1976, pp. 155 s., 241; Id., Il capitalismo industriale in Italia, Roma 1977, pp. 144, 336, 339, 343 ss., 372, 411; M. Palla, Firenze nel regime fascista (1929-34), Firenze 1978, pp. 71, 76 s., 97, 274, 283, 325; R. Cantagalli, Cronache fiorentine del ventennio fascista, Firenze 1981, pp. 98, 105 ss., 232; M. Canali, Il dissidentismo fascista. Pisa e il caso Santini, 1923-25, Roma 1983, pp. 19 ss., 27, 37; Storia d'Italia (Einaudi), Le regioni, La Toscana, a cura di G. Mori, Torino 1986, pp. 256, 291, 336, 406, 412, 447, 468, 542, 633; Storia delle città italiane (Laterza), G. Spini - A. Casali, Firenze, Roma-Bari 1986, pp. 187, 257, 311; F. Snowden, The fascist revolution in Tuscany, 1919-22, Cambridge 1989, pp. 127 s.; P. Nello, La vocazione totalitaria del fascismo e l'equivoco del filofascismo liberale e democratico. Il caso di Pisa (1919-25), in Storia contemporanea, XX (1989), pp. 402 s., 418, 432; Larderello. Alle origini dell'energia geotermica, a cura di G. Marinelli, Firenze 1990, pp. 34, 36, 49 s.; Storia dell'industria elettrica in Italia, II, Il potenziamento tecnico e finanziario, 1914-25, a cura di L. De Rosa, Roma-Bari 1993, pp. 171, 188, 191, 196, 519 ss., 524 s., 539 s.; M. Migliorini, Aristocrazia, industria e politica: prime note per una biografia di P. G.C., in Rassegna storica toscana, XLIV (1998), pp. 351-377.