BERNARDINI, Piero
Nacque a Firenze il 23giugno 1891, da Cesare e da Adele Bicchi. Dopo un avvio alle scuole tecniche con l'obiettivo di un impiego alle ferrovie dove il padre era funzionario, frequentò la locale Scuola libera del nudo insieme con Luigi Bertolini. Nel 1908 esordì come illustratore sul Passerotto di O. Redi (E. Pistelli) e sul Collodi di Ceralacca (A. Valori), con testatine e vignette. Prese studio con Giuseppe Cartoni, con il quale, insieme con Ridolfò Mazzucconi, Bruno Fallaci e Puccio Pucci, formò un cenacolo che in una fortunosa serata futurista al teatro Verdi di Firenze (12 dic. 1913) F. T. Marinetti definì "movimento contenente indubbi elementi di simultaneità" (Bernardini, 1971, pp. 75-77). Nel 1914 espose incisioni alla Mostra internazionale del bianco e nero di Firenze.
Allo scoppio della guerra, assegnato nonostante la gravissima miopia all'ospedale militare di Cividale, eseguì una serie di decorazioni murali andate poi distrutte. La collaborazione a La Trincea e soprattutto l'epistolario "pupazzettato" tenuto con la famiglia e gli amici, oggetto di una mostra postuma allestita nel 1976 alla galleria l'Indiano di Firenze e della pubblicazione ZG: zona di guerra (Firenze 1976), costituiscono la testimonianza dei quattro anni di guerra, alla conclusione della quale, il B. si impiegò nella Biblioteca filosofica di Firenze, riprendendo accanitamente a leggere e a disegnare.
Incoraggiato da Vamba (L. Bertelli), che aveva ripreso le pubblicazioni del Giornalino della domenica, vi esordì nel 1919, segnalandosi subito per freschezza di invenzione e per l'inesauribile arguzia delle sue illustrazioni, destinate a riscuotere un personale successo sia nella mostra organizzata nello stesso anno dall'Umanitaria di Milano, sia a quella degli illustratori e decoratori del libro, tenuta a Firenze nel 1922.
Fu questo un periodo particolarmente fecondo, durante il quale illustrò una serie di libri per la Editoriale libraria di Trieste, per Corsi di Lucca e per Battistelli di Firenze. Sempre in questi anni ricevette l'incarico di illustrare Le avventure di Guerino il Meschino per l'editore R. Bertieri, piccolo gioiello di arte editoriale che gli varrà - a pari merito con F. Carnevali - un diploma d'onore alla I Esposizione internazionale di arti decorative tenuta a Monza nel 1923. Contemporaneamente, estese la sua collaborazione ai principali periodici illustrati quali: Il Balilla, Comoedia, Corriere dei piccoli, La Festa, La Donna, Il Dramma, Emporium, Le Grandi firme, L'Illustrazione del popolo, L'Illustrazione italiana, La Lettura, Noi e il mondo, Novella, Lidel, Pasquino, Scena illustrata, Il Secolo XX, Il Travaso.
"Accurato stilista, fu il caposcuola di un notevole gruppo di illustratori che cercarono poi, spesso senza fortuna, di imitare la sua fresca invenzione grafica, sostenuta da una sicurissima mano che gli consentiva la più generosa versatilità" (Faeti, 1972, p. 316). Dalle prime vignette, inequivocabilmente cubiste a larghe campiture a tinte piatte, dopo gli anni Venti il suo stile si svolse nel senso di composizioni che testimoniano l'autorevole riappropriazione della linea come fondamentale momento espressivo. Questo stile egli mise al servizio di oltre centosessanta volumi nei quali rivisitò tutti i capolavori della letteratura: da Pinocchio, in nove diverse versioni dal 1924 (compresa una edizione postuma nel 1982 con acquarelli realizzati in periodo bellico per Corticelli), ad Alice nel paese delle meraviglie di L. Carroll (1945), da Capitani coraggiosi di Kipling (1936) a Gargantua e Pantagruele di Rabelais (1949). Per la Scala d'oro il B. illustrò dal 1932 Tartarino di Tarascona, Il barone di Münchhausen e Don Chisciotte della Mancia, con una tale arguzia ed eleganza da meritare di diritto un posto d'onore fra i più autorevoli interpreti di questi tre capolavori dell'umorismo.
Attivo anche in pubblicità, lavorò per l'agenzia Acme e collaborò con M. Dudovich. Amico di letterati ed artisti, da Papini a Cicognani, da Torrigiani a Lisi, da Giuliotti a Tumiati, inseparabile compagno di esperienze di Piero Bargellini, il B. guardò ai suoi successi di pittore, con distaccata ironia: "Ho una certa avversione per tutti gli strumenti della pittura. Prima di tutto il cavalletto (l'ho dovuto regalare, tanto il suo aspetto mi pareva sinistro). Ho sempre avuto ritegno per la tavolozza. Tutte le volte che l'ho presa in mano mi è parso di essere il tenore Cavaradossi della Tosca." (Bernardini, 1971, p. 32).
Nel secondo dopoguerra scrisse tre libri per ragazzi (Novelle per i Ciccillini, Firenze 1945; Un castello di Spagna, ibid. 1952; Il ciuco del pentolaio, ibid. 1955), mentre l'inconfondibile losanghina rossa continuava a siglare le sue opere per editori italiani e stranieri. Nel 1946 fu eletto membro dell'Accademia delle arti e del disegno di Firenze dove espose i suoi acquarelli ma, con il peggiorare della vista, rallentò l'attività pittorica e intensificò quella letteraria collaborando come elzevirista a quotidiani e periodici, da L'Alto Adige a L'Unione sarda. Nel 1965 realizzò ancora una serie di pannelli per l'Azienda autonoma di soggiorno di Firenze e sessantacinque acquarelli riproducenti tabernacoli fiorentini su commissione del comune di Firenze, nel 1968 allestì la sua ultima personale alla Cairola di Milano e nel 1971 pubblicò a Firenze una ironica autobiografia Fatti miei. Memorie di un ottuagenario, nella quale presentò una serie di profili di colleghi, da Yambo (G. E. Novelli) a E. Sacchetti, e indagò vari problemi relativi all'illustrazione.
Costretto ormai all'inattività, si dedicò ai prediletti studi storici e morì a Firenze, il 13 ott. 1974.
Sue opere, apparse oltre che nelle mostre citate, anche alla I Mostra della incisione (Firenze 1932), a quella del libro d'arte alla Biennale di Venezia (1936) e in una personale alla galleria Gomelli (Firenze 1961), sono conservate nella Galleria d'arte moderna di Firenze e negli Uffizi.
Fonti e Bibl.: Oltre ai cataloghi delle mostre citate, ricordiamo: R. Papini, L'incisione moderna alla I Esposizione dei bianco e nero, in Emporium, XI, (1914), n. 238, p. 271; C. Ratta, Gli adornatori del libro in Italia, I, II, IV, VIII, Bologna 1923-27, ad Indices; Id., L'arte del libro e della rivista, I-II, Bologna 1927, ad Indicem; Id., Artisti moderni italiani, Bologna 1932, ad Indicem; Id., Il colore, Bologna 1934, ad Indicem; M. Buzzichini, Avventure, dice Piero, Firenze 1926, passim; A. Calabi, Un illustratore italiano P. B., in Il Risorgimento grafico, XXIII (1926), n. 2, pp. 539-52; Chi è?, Roma 1928, p. 76; P. Bargellini, Le illustrazioni di P. B., in Libri per la scuola dell'ordine elementare, I (1941), n. I, pp. 24 s.; L. Servolini, Dizionario illustrato degli incisori…, Milano 1955, p. 74; Gec [E. Gianieri], Storia della caricatura europea, Firenze 1967, pp. 143 s.; P. Bargellini, Personale di P. B. alla Cairola, Milano 1968; A. M. Fortuna, P. B., Z. G., in Il Giornale di bordo, dicembre 1968-gennaio 1969, pp. 7 s.; G. Rimbotti, Serenità di un ottuagenario fiorentino, in L'Unione sarda, 22,giugno 1971; A. Faeti, Guardare le figure, Torino 1972, p. 252 e passim; C. Marsan, Ricordo di P. B., in La Nazione, 14 ott. 1974; Schedario (Firenze), 1974, n. 132 (dedicato al B.); M. Luzi, P. B. dal Collodi alla Lettura, Firenze 1976; Id., Il vinello domestico di B., in Il Giornale nuovo, 21 genn. 1976; P. Pallottino, P. B. l'ultimo figurinaio, in Comics, XIII (1977), n. 39, pp. 26-31; Id., Luci e ombre della "Scala d'oro", in Conformismo e contestazione nel libro per ragazzi, Bologna 1979, p. 85; L'asso degli illustratori P. B., a cura di P. Pallottino, ibid. 1979; P. Pallottino, in La Metafisica: Gli Anni Venti (catal.), Bologna 1980, II, pp. 270-272; Id., in Gli Annitrenta (catal.), Milano 1982, p. 580.