TREMAGLIA, Pierantonio Mirko
TREMAGLIA, Pierantonio Mirko (Mirko). – Nacque a Bergamo il 17 novembre 1926, da Luigi, ufficiale del R. Esercito, e da Matilde Mercandoni, casalinga.
Frequentò il liceo classico Paolo Sarpi della sua città e a diciassette anni, nel 1943, decise di arruolarsi, insieme con due fratelli, Franco e Umberto, nella Repubblica sociale italiana (RSI). Frequentò, con il fratello Franco, il corso allievi ufficiali della Guardia nazionale repubblicana (GNR) di Modena ed ebbe la nomina a sottotenente; Umberto, essendo troppo giovane, fu rimandato a casa. Invece che in zona di operazioni Tremaglia fu inviato prima a Brescia, poi a Torino, in reparti della GNR; insieme con un commilitone, il futuro giornalista Livio Zanetti, inviò al ministero competente una lettera nella quale lamentava come i neoufficiali che, come lui, avevano una forte connotazione politica, non venivano inviati al fronte; in effetti, Benito Mussolini e Rodolfo Graziani, il capo delle forze armate della RSI, vollero dare una connotazione di leva all’esercito repubblicano, e quindi più ‘neutrale’, poiché nei numerosi corpi volontari esistenti erano inquadrati coloro che avevano forte connotazione politica. Arrestato per insubordinazione, ma liberato per ordine dello stesso Mussolini, Tremaglia fu inquadrato come sottotenente nel I reggimento della divisione bersaglieri Italia; dopo l’addestramento in Germania e dopo notevoli ritardi a causa degli spostamenti in Italia, la divisione giunse al fronte della Garfagnana soltanto nel gennaio del 1945. Combatté tra Reggio Emilia e Piacenza fino al 29 aprile 1945, quando la sua unità si arrese alla I divisione brasiliana. Tremaglia fu arrestato e internato nel campo di concentramento di Coltano, in provincia di Pisa, organizzato per radunarvi i fascisti catturati alla fine della guerra.
Alla fine dell’anno fu rilasciato e riuscì a laurearsi all’Università Cattolica di Milano, in giurisprudenza, nonostante alcuni problemi a causa del suo passato nella RSI. Aderì, poco dopo la sua fondazione, al Movimento sociale italiano (MSI); la Federazione di Bergamo, tuttavia, si costituì solo nell’autunno del 1947: addirittura, secondo i documenti conservati presso l’Archivio centrale dello Stato, non vi sarebbero notizie sul MSI orobico fino al 1951. Tuttavia, a partire dall’agosto del 1948, Tremaglia partecipò ai corsi di San Ginesio, in provincia di Bolzano, organizzati da Ernesto Massi, economista alla Cattolica, capo dell’ala socializzatrice e di sinistra del MSI e allora vicesegretario del Partito; il giovane Tremaglia collaborò costantemente a Nazione sociale, la rivista diretta da Massi, anche successivamente all’uscita di Massi stesso dal MSI.
Dal 1949, inoltre, collaborò con il Raggruppamento giovanile studenti e lavoratori, la prima organizzazione giovanile missina; nel convegno tenutosi nel marzo di quell’anno, fu approvata una mozione firmata, tra gli altri, anche da Tremaglia. Nello stesso periodo si manifestò quella che sarebbe stata la linea politica e sociale del dirigente missino: piena coerenza con i principi della RSI, polemica con la Resistenza e con chi la sostenne (nel 1949 polemizzò su una rivista giovanile con il cardinale Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano, perché aveva espresso apprezzamenti verso i partigiani), deciso nazionalismo e forte politica sociale.
Partecipò a diversi congressi nazionali, a partire dal quarto (Viareggio, 1954), durante il quale si schierò con la corrente di sinistra di Massi e Francesco Palamenghi Crispi, denominata ‘Per una repubblica sociale’, entrando poi nella Direzione nazionale in rappresentanza della minoranza di sinistra. Di carattere irruente e generoso, in occasione della rivolta ungherese del 1956 e della conseguente invasione da parte dell’Armata rossa, Tremaglia tentò di organizzare dei corpi volontari da inviare in Ungheria per combattere contro i sovietici; in ottobre partì alla volta di Budapest con diversi giovani che aveva ‘arruolato’. Giunto nella capitale ungherese nel pieno della battaglia tra gli insorti e i sovietici fu denunciato dalle autorità italiane per avere organizzato bande armate al servizio dello straniero. Riuscì a far fuggire in Occidente molti insorti ungheresi, poi soccorsi dalla Croce rossa italiana e posti in appositi campi profughi: molti di essi furono ospitati a Bergamo e nella provincia.
Nel 1954 sposò Italia Bruna Caruzzi, da cui nel 1958 ebbe il figlio Marzio.
Al congresso di Milano (1956) fece sempre parte della ‘sinistra’ del MSI, che subì una sconfitta di misura da parte del centro del segretario Arturo Michelini. Fino al 1968 Tremaglia si limitò alla sua attività di segretario della Federazione del MSI di Bergamo e alla professione forense, non perdendo mai i contatti con gli ambienti dei reduci, attraverso la Federazione (poi Unione) nazionale dei combattenti della RSI.
Nel 1968, il segretario del MSI, Michelini, ebbe l’idea di nominare Tremaglia responsabile del settore esteri del partito e, in quella veste, gli suggerì di costituire una struttura interna che raccogliesse le esigenze e la rappresentanza degli italiani all’estero. Il MSI nel 1955 aveva già proposto una legge per consentire agli italiani emigrati di votare nelle elezioni politiche italiane, ma senza esito. La formula della struttura organizzativa fu invece vincente. Nel 1969 nacque il CTIM (Comitato tricolore degli italiani nel mondo), di cui Tremaglia fu subito presidente. Nello stesso anno Giorgio Almirante tornò per la seconda volta alla segreteria del partito e appoggiò immediatamente l’iniziativa, che diede al MSI una dimensione internazionale e costituì per il partito un importante legame con la realtà degli italiani all’estero. Ciò determinò anche una inossidabile alleanza fra Almirante e Tremaglia e un ruolo di primo piano dell’avvocato bergamasco nella politica del partito. Infatti, nel 1972, fu eletto deputato per la prima volta per il collegio Bergamo-Brescia e rimase alla Camera dei deputati ininterrottamente fino alla XVI legislatura, conclusasi nel 2013.
Sempre vicino alle posizioni di Almirante, nel 1979 Tremaglia fu tra coloro che sostennero con forza la necessità che l’Europa occidentale si difendesse attraverso l’installazione di missili statunitensi nel continente europeo.
Nel 1987 si chiuse la seconda segreteria di Almirante; nel XV Congresso, tenutosi a Sorrento nel dicembre, Tremaglia presentò una corrente autonoma, Nuove prospettive nella continuità, che si collocava nella linea di Almirante e del suo ‘delfino’, Gianfranco Fini. La corrente ottenne uno scarso risultato al congresso (poco più del 7%), ma contribuì a eleggere Fini come nuovo segretario. Poco più di due anni dopo, nel 1990, un nuovo congresso ribaltò la situazione eleggendo Pino Rauti alla segreteria del MSI: Tremaglia e la sua corrente confermarono l’appoggio a Fini. Nel 1991, quando in seguito a gravi rovesci elettorali, Rauti si dimise e fu rieletto Fini, il ruolo di Tremaglia divenne ancora più significativo.
Nel 1988 svolse la sua prima missione all’estero reclamando, al Cremlino, le salme dei prigionieri italiani morti in Russia. Nello stesso anno fu approvata la legge ‘sull’anagrafe e censimento degli italiani all’estero’ (n. 470 del 27 ottobre 1988). Nel 1991 fu eletto componente dell’ufficio di presidenza del neonato Consiglio generale degli italiani all’estero e nel 1993 la Camera approvò un decreto proposto da Tremaglia per il voto per corrispondenza degli italiani all’estero e la creazione di ‘circoscrizioni estere’, ma il progetto si arenò in Senato per l’opposizione del Partito democratico della sinistra e della Lega Nord. Durante gli anni Novanta, nel periodo di ‘tangentopoli’, Tremaglia sostenne attivamente il pool di Mani pulite. Nel 1995, pur con molte perplessità, accettò il progetto finiano di Alleanza nazionale (AN) e fu l’artefice del viaggio negli Stati Uniti di Fini, sempre nel 1995, dove quest’ultimo incontrò esponenti di spicco del governo americano, della comunità italiana e di quella ebraica.
Nel 2000 un grande dolore colpì Tremaglia: la perdita prematura del figlio Marzio, assessore alla cultura alla Regione Lombardia, promettente e intelligente esponente di una destra aperta alle sensibilità culturali. Nel 2001, eletto deputato per la Casa delle libertà, Tremaglia fu nominato ministro per gli Italiani nel mondo nel secondo e nel terzo governo Berlusconi, dicastero che resse fino al 2006. Fu la carica più prestigiosa che Tremaglia ebbe e ciò suscitò molte polemiche visto che il nuovo ministro rivendicava con orgoglio il proprio passato nella RSI.
Già nel 1994, nel primo governo Berlusconi, la destra aveva proposto Tremaglia al ministero degli Italiani nel mondo, ma il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro si oppose alla nomina; fu Sergio Berlinguer a occupare, per solo un anno, quel dicastero, soppresso nel 1995.
Durante la legislatura, da ministro, Tremaglia riuscì a far approvare la legge che sanciva il diritto di voto per gli italiani all’estero (n. 459 del 27 dicembre 2001, meglio conosciuta come legge Tremaglia), nonché la Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo da celebrarsi ogni anno l’8 agosto, in ricordo del disastro di Marcinelle.
In occasione delle elezioni del 2006 si verificò un sostanziale ex aequo fra l’Unione di centro-sinistra e il Popolo delle Libertà (PdL) al Senato: furono proprio i voti della circoscrizione Estero a essere determinanti per la vittoria di Romano Prodi.
Nel 2003 due episodi determinarono l’allontanamento di Tremaglia dalla linea impressa da Fini ad AN: il primo fu la proposta circa il diritto di voto agli immigrati nelle elezioni amministrative; il secondo fu relativo alle dichiarazioni di Fini durante il suo viaggio in Israele, allorché parlò del fascismo razzista come male assoluto.
Nel 2008 Tremaglia fu rieletto nella lista di AN in Lombardia; due anni più tardi si consumò la rottura tra Silvio Berlusconi e Fini, che si concluse con l’uscita dell’ex leader missino dal PdL e con la nascita, tra la fine di luglio e i primi di agosto, dei gruppi parlamentari di Futuro e Libertà per l’Italia, il nuovo soggetto politico creato da Fini: tra i deputati vi era anche Tremaglia che, nonostante i dissensi, intese manifestare coerenza e amicizia verso il leader della destra.
Afflitto da anni dal morbo di Parkinson, morì a Bergamo il 30 dicembre 2011.
Fonti e Bibl.: L’Archivio Tremaglia è conservato dalla famiglia. Presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice di Roma è conservato un importante e cospicuo fondo che documenta l’attività di Tremaglia come ministro degli Italiani nel mondo, con particolare riferimento alle iniziative legislative in merito al voto agli italiani all’estero.
E. Cavaterra, 4000 studenti alla guerra, Roma 1987, p. 117; E. Massi, Nazione sociale. Scritti politici 1948-1976, a cura di G. Rossi, Roma 1990, ad ind.; A. Baldoni, La destra in Italia 1945-1969, Roma 1999, ad ind.; F. Mulas, Da Salò a Fiuggi. Cronache bresciane di un’avventura umana e politica, Brescia 2002, ad ind.; A. Carioti, Gli orfani di Salò. Il «Sessantotto nero» dei giovani neofascisti del dopoguerra (1945-1951), Milano 2008, ad ind.; A. Baldoni, Destra senza veli 1946-2017. Storia e retroscena dalla nascita del Msi ad oggi, Roma 2017, ad indicem.