CASTELLANI, Pier Nicola
Vissuto tra il XV e il XVI secolo, non se ne conosce la data di nascita, né quella di morte. Nacque a Faenza, da Benedetto, di antica famiglia cittadina.
Secondo il Tonduzzi, il C. si addottorò in diritto, ma non si tratta di un dato certo. I suoi interessi furono comunque molteplici e ne derivò una multiforme attività che si esplicò nella letteratura, nell'insegnamento della medicina e della filosofia, nella traduzione di testi filosofici, ed anche in alcune missioni politiche. Nella sua Adversus M. Tullii Ciceronis academicas quaestiones disputatio, Bononiae 1558, il nipote Giulio Castellani lo loda come "uomo egregio nel greco e nel latino, nella medicina e in ogni parte della filosofia". Nel 1497 fece pubblicare a Bologna, con il nome di Petrus Nicolaus Camoenus, una raccolta di versi dal titolo Aetas aurea. Tra il 1502 e il 1503 insegnò medicina a Ferrara e, nel campo medico, dovette godere di non poca stima presso i contemporanei: a lui sono dedicate molte delle Epistolae medicinales di Giovanni Mainardi.
Gli avvenimenti scaturiti dalla costituzione della lega di Cambrai lo coinvolsero nelle vicende politiche della sua città: quando, nel 1509, un esercito pontificio occupò Faenza, egli fu incaricato di curare i rapporti con il legato papale; e venne pure inviato in missione diplomatica a Roma. Successivamente il nome del C. si legò alla diffusione del testo neoplatonico noto come Theologia Aristotelis, rinvenuto a Damasco in versione araba dal ferrarese Francesco Roseo e da questo portato in Italia nel i Si 6, insieme ad una grezza versione latina fattane da un ebreo di Candia, Mosé Rovas. Il C. rielaborò questa versione, fornendole un'accettabile veste letteraria, e la diede alle stampe (Petrus Nicolaus Faventinus, Sapientissimi Aristotelis Stagiritae theologia sive mistica phylosophia secundum Aegyptios noviter reperta et in latinum castigatissime redacta, Romae 1519).
Tale redazione fu poi criticata dal francese J. Charpentier, il quale pure, redasse una versione del testo, ma fu tanto apprezzata da Francesco Patrizi da essere da lui ripubblicata nella prima edizione della sua Nova de universis philosophia (Ferrara 1591). Il testo neoplatonico fu comunque determinante per l'orientamento filosofico del C., il quale tuttavia voleva vedere in esso un'opera originale di Aristotele: a ciò era spinto dal consueto desiderio di conciliare l'aristotelismo con il cristianesimo, tentativo che portava inevitabilmente a considerare come aristoteliche dottrine che nulla avevano a che fare con Aristotele.
Nel 1519 il C. iniziò un periodo di insegnamento a Pisa, che si protrasse fino al 1521: ebbe come colleghi Agostino Nifa e Francesco de' Vieri.
Nel 522 il nome del C. compare fra quelli dei componenti l'ambasceria inviata da Faenza al papa Adriano VI per ottenere la conferma degli statuti cittadini. Il C. proseguì poi la sua attività di traduttore, pubblicando la propria versione degli Analitici posteriori e quella degli Elenchi sofistici, dedicata a Francesco Guicciardini. Nel 1525 fu pubblicata a Faenza la sua opera originale, De immortalitate animorum secundum Platonem et Aristotelem, dedicata al papa Clemente VII.
L'opera si propone di dimostrare che secondo Aristotele le anime individuali sono immortali e che hanno la possibilità di ritornare nuovamente nel mondo e di ricongiungersi al corpi, opinione che già il nipote Giulio giudicò come inaudita per qualsiasi genumo peripatetico. Come si è detto, il C. era stato notevolmente influenzato dalla Theologia pseudoaristotelica, e nel suo scritto si ispira ad essa. A tale impostazione neoplatonica sono dovute le sopra accennate critiche di Giulio Castellani, che nei suoi De humano intellectu libri III, Bononiae 1561, riespone, commentandole, le tesi dello zio.
L'anno di pubblicazione del De immortalitate è l'ultima data sicura che sia possibile individuare nella vita del Castellani.
Bibl.: G. C. Tonduzzi, Historie di Faenza, Faenza 1675, pp. 584, 616; F. Borsetti, Historia almae Ferrariae Gymnasii, II, Ferrariae 1735, p. 105; G. B. Mittarelli, De literatura Faventinorum, Venetiis 1775, coll. 45-50; A. Fabroni, Hist. Academiae Pisanae, I, Pisis 1791, pp. 313 ss.; E. Cugusi Persi, Notizie stor. sulla università libera degli studi di Ferrara, Ferrara 1873, p. 58; G. Pardi, Lo Studio di Ferrara nei secoli XV e XVI, in Atti della Deputazione ferrarese di storia patria, XIV (1903), p. 150; E. Garin, La cultura filos. del Rinasc. ital., Firenze 1961, p. 427; Id., Storia della filos. ital., Torino 1966, pp. 544, 546, 663; E. P. Mahoney, P. N. C. and Agostino Nifo on Averroes' Doctrine of the Agent Intellect, in Riv. critica di storia della filosofia, XXV (1970), pp. 387-409.