GIAMBULLARI, Pier Francesco
Letterato e storico, nato a Firenze nel 1495, morto ivi il 24 agosto 1555. Dotto di latino e di greco, conobbe anche la lingua ebraica e la caldaica. Ebbe benefici ecclesiastici da Leone X; fu il primo custode della Laurenziana e appartenne all'Accademia degli Umidi; trasformatasi questa in Accademia fiorentina, fu eletto riformatore della lingua.
Da giovane compose poesie amorose e canti carnascialeschi (v. il Saggio di poesie inedite di P. F. G., a cura di D. Moreni, Firenze 1820), scrisse De'l sito, forma e misura dello Inferno di Dante (Firenze 1544), recitò all'Accademia Fiorentina varie lezioni dantesche (Firenze 1551) e cominciò, fin dal 1538, un commento alla Commedia ch'è andato perduto ed era rimasto interrotto ai primi canti del Purgatorio, vi era premessa una Vita di Dante. Anche si occupò di lingua, e nel Gello (Firenze 1546) per combattere chi diceva la lingua fiorentina corruzione e deformazione del latino, sostenne bizzarramente ch'essa derivasse dall'etrusca e questa dall'ebraica e dall'aramea. Alla lingua fiorentina dedicò altre cure, e ne scrisse la prima grammatica, Della lingua che si parla e scrive in Firenze (Firenze 1551). All'impeccabile fiorentinità del dettato deve la fama l'opera sua principale, l'Historia dell'Europa (a cura di C. Bartoli, Venezia 1546, Pisa 1822; Firenze 1864) che narra in 7 libri (ma l'opera è incompiuta) gli avvenimenti corsi dall'887 al 947. È il primo esempio di storia generale in lingua italiana. Il G. attinse largamente per l'idea generale e anche per la materia all'Antapodosis di Liutprando, vescovo di Cremona, che narrava le stesse cose partendo dallo stesso anno; ma trasportò il centro del racconto dall'Italia in Germania, come nella sede di quel potere che rappresentava allora l'Impero d'Occidente. Si valse anche di molte altre fonti italiane e straniere vagliando ogni notizia con discernimento e tenendo grandissimo conto della cronologia e della geografia. Ma talvolta lo storico cede all'artista quando, per desiderio di emulare le descrizioni e i discorsi degli storiografi antichi, il G. lavora di fantasia e colorisce gli avvenimenti fantasticamente, facendo dire ai personaggi cose a cuî essi non pensarono affatto. Non ostante questo difetto e la credulità soverchia, il G. ha il grande merito di avere per il primo cercato di scrutare le riposte cagioni della storia del Medioevo.
Bibl.: Per la vita, v. A. Mortara nell'ed. dell'Hist., Pisa 1822, e il Discorso di A. Gotti, ed. Firenze 1864; C. Vallacca, La vita e le opere di P. F. G. (I, 1495-1541), Bitonto 1898. Per gli studî su Dante, M. Barbi, Della fortuna di Dante nel sec. XVI, Pisa 1890. Per le fonti dell'Hist., G. Kirner, Sulla storia dell'Europa di P. F. G., Pisa 1889; E. Mele, Le fonti spagnole dell'Ist. di E. del G., in Giorn. stor. d. lett. ital., LIX (1912).