MICHELI, Pier Antonio
– Nacque a Firenze l’11 dic. 1679, da Pier Francesco di Paolo, di professione tintore, e da Maria di Piero Silvestri.
Il padre si preoccupò di fornire al figlio un’istruzione di base. Al compimento del quattordicesimo anno il M. fu avviato a un mestiere e mandato a bottega dal libraio O.F. Buonaiuti. Durante l’apprendistato il M. ebbe modo di coltivare la nascente passione per le piante, della cui scienza poté apprendere i rudimenti avvalendosi della lettura dei libri di botanica presenti nella bottega libraria. Avendo conosciuto V. Falugi, abate vallombrosano perito nella simpliciaria, il M. se ne accattivò le simpatie, ricevendo incoraggiamenti e nuovi sussidi di opere per approfondire la sua conoscenza. Gravitando attorno all’ambiente vallombrosano, il M. incontrò due maestri, B. Biagi e B. Tozzi; quest’ultimo, grazie alla sua notorietà in Italia e in Europa, fu determinante per introdurre il M. nell’ambiente scientifico e culturale fiorentino, in cui trovò potenti protettori in G. Del Papa, F. Buonarroti, A.M. Salvini e soprattutto L. Magalotti, che si adoperò molto in suo favore, introducendolo a corte e presentandolo a Cosimo III. Al granduca il M. dedicò la sua prima opera, il Ristretto del primo volume della Toscana illustrata, rimasta inedita (Firenze, Biblioteca del Dipartimento di botanica dell’Università, Mss., 4).
Fra il 1703 e il 1710 il M. compì numerosi viaggi per conto di Cosimo III: particolarmente avventuroso fu quello nei territori dell’Impero, durato sedici mesi, fra il 1708 e il 1709, con il compito di carpire informazioni sul modo di fabbricazione della latta. Assai proficuo per le conoscenze botaniche e per allacciare rapporti scientifici fuori del Granducato fu invece il viaggio che lo portò a Roma e poi nel Regno di Napoli nel 1710.
Di questi e di altri viaggi si ha memoria grazie alle ventitré relazioni compilate dal M. in un arco cronologico compreso fra il luglio 1704 e l’agosto 1730, raccolte in due codici (ibid., 26-27).
Nel 1716 il M. si fece promotore della Società botanica fiorentina, riuscendo a coinvolgere nell’iniziativa personaggi di spicco come F. Buonarroti e il senatore C. Cerchi. Due anni più tardi, con motu proprio di Cosimo III, ottenne la gestione del giardino dei semplici di S. Marco. Per quanto il M. in quell’arco di tempo non avesse dato alle stampe alcuna delle numerose opere che aveva in cantiere, egli godé ugualmente in seno alla comunità italiana ed europea dei botanici di una crescente autorevolezza, garantita dalla generosità con cui dispensava le sue conoscenze e dal costante appoggio offerto da alcuni illustri interlocutori, primo fra tutti l’influente inglese W. Sherard, che ebbe modo di apprezzare i talenti del M. fin dal 1699. Il silenzio fu interrotto nel 1723 con la pubblicazione a Firenze della Relazione dell’erba detta da’ botanici orobanche e volgarmente succiamele e mal d’occhio, che da molti anni in qua si è soprammodo propagata per tutta la Toscana.
Il trattatello godette di una lusinghiera fortuna, sottolineata anche dalle due successive riedizioni, quella napoletana del 1753 e quella fiorentina del 1754, in entrambi i casi abbinato al Ragionamento sopra i mezzi neccessari per far rifiorire l’agricoltura di U. Montelatici.
Dal 1724 al 1736 il M. compì nuovamente diversi viaggi per conto del granduca Gian Gastone de’ Medici, volti sostanzialmente ad assicurare il mantenimento e l’ampliamento del giardino dei semplici di S. Marco. Nel 1729, superate numerose difficoltà per reperire i fondi necessari per le spese di pubblicazione, usciva a Firenze l’opera più nota del M.: Nova plantarum genera iuxta Tournefortii methodum disposita, quibus plantae MDCCC recensentur, scilicet fere MCCC nondum observatae, reliquae suis sedibus restitutae.
L’uscita del trattato costituì una autentica svolta nel campo delle indagini sulle crittogame, allora indicate con il termine di plantae imperfectae. Già dal 1710, come si evince dalle testimonianze manoscritte pervenute (Firenze, Biblioteca del Dipartimento di botanica, Mss., 50), il M. aveva deciso di misurarsi con il nodo centrale della questione, ovvero il modo della generazione delle piante imperfette. Nonostante le indagini microscopiche compiute da M. Malpighi, il processo era rimasto per larga parte oscuro e si lamentava per la quasi totalità dei gruppi vegetali il mancato reperimento del seme, dato che rappresentava una vera e propria spina nel fianco per i sostenitori dell’ovismo. Appena agli esordi, il M. poté contare su un lusinghiero successo, grazie alla scoperta del seme in un’alga marina, che fu partecipata a G.G. Zannichelli, il quale ne riferì nel De Myriophyllo Pelagico, aliaque Marina Plantula Anonyma … Epistola (Venezia 1714, pp. 14 s.), attribuendo correttamente al M. la paternità della scoperta. Grazie all’uso degli ingrandimenti microscopici, ma soprattutto mediante l’assunzione piena dell’abito metodologico sotteso alla lezione malpighiana, il M. allestì nel corso di un ventennio un vastissimo archivio di dati, osservazioni ed esperimenti, di cui i Nova plantarum genera costituirono solo una prima approssimazione. L’accoglienza dell’opera fu divisa fra critiche spietate e veri e propri inchini all’acutezza «lincea» dello sguardo del Micheli. Nel corso del Settecento la sua fortuna fu contrastata: essa d’altronde affrontava tematiche, come quella della generazione dei viventi, cruciali per la storia naturale e per la riflessione filosofica e teologica.
Ai Nova plantarum genera il M. aveva in animo di far seguire una seconda parte, ma rivelatosi incapace di sottrarsi alle pungolature e alle polemiche sorte a ridosso della pubblicazione del libro, fra cui quella assai vischiosa con G.G. Zannichelli, non riuscì a portare a termine né questo, né alcuno dei numerosi lavori progettati. Tra questi era il trattato dedicato alle piante marine, atteso da molti, incluso lo stesso C. Linneo: ne restano due codici, uno di testo e l’altro con immagini (Firenze, Biblioteca del Dipartimento di botanica dell’Università di Firenze, Mss., 29-30).
Nell’autunno del 1736 il M. compì un viaggio nel territorio della Repubblica veneta e in particolare sul monte Baldo. Le fatiche sostenute gli risultarono fatali e morì a Firenze il 2 genn. 1737.
Opere: ponderosa la silloge di opere manoscritte lasciate dal M., assai diversificata negli argomenti, diseguale quanto al grado di compiutezza, conservata presso la Biblioteca del Dipartimento di botanica dell’Università di Firenze. Una dettagliata descrizione in I manoscritti di P.A. M. conservati nella Biblioteca botanica dell’Università di Firenze, a cura di S. Ragazzini, Firenze 1993; S. Ragazzini, Per una catalogazione degli scritti inediti di P.A. M., in Annali dell’Istituto e Museo di storia della scienza di Firenze, VIII (1983), pp. 159-172. Diverse opere uscirono postume per le cure dell’allievo G. Targioni Tozzetti: Catalogus plantarum Horti Caesarei Florentini …, Florentiae 1748; dei Nova plantarum genera si dispone di una ristampa anastatica limitata però alla parte micologica, curata dal Gruppo micologico fiorentino «P.A. Micheli» (Firenze 1988); più recentemente è stato edito Le varietà di ulivo dell’agro fiorentino, a cura di E. Baldini - S. Ragazzini, Firenze 1998. Assai vasto è il carteggio: il blocco più consistente è conservato presso la Biblioteca nazionale di Firenze, Fondo Targioni Tozzetti, 89, 95, 125, 135, 139, 161, 162, 177, 178; è stato edito il carteggio con Hermann Boerhaave in H. Boerhaave, Correspondance, a cura di G.A. Lindebom, II, Leiden 1964, pp. 33-77.
Fonti e Bibl.: G. Targioni-Tozzetti, Notizie della vita e delle opere di P.A. M. …, a cura di A. Targioni-Tozzetti, Firenze 1858; A. Cocchi, Elogio di P.A. M. botanico … fondatore della Società botanica fiorentina, in Id., Discorsi toscani, Firenze 1762, pp. 171-238; R. Pirotta - E. Chiovenda, Flora romana, Roma 1900, pp. 266-289; P. Baccarini, Notizie intorno ad alcuni documenti della Società Botanica Fiorentina del 1716-1783 ed alle sue vicende, in Annali di botanica, I (1904), pp. 225-254; G. Negri, P.A. M. (1679-1737), in Nuovo Giornale botanico italiano, XLV (1938), pp. 81-106; E.W. Cochrane, Le relazioni delle Accademie toscane del Settecento con la cultura europea, in Archivio storico italiano, CXI (1953), p. 100; Id., Tradition and enlightenment in the Tuscan academies 1690-1800, Roma 1961, ad ind.; F. Rodolico, P.A. M. e le prime ricerche sui vulcani spenti, in Atti dell’Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria, XXVII (1962-63), pp. 355-360; G. Barbensi, Il pensiero scientifico in Toscana. Disegno storico dalle origini al 1859, Firenze 1969, pp. 309-313; G. Lazzari, Storia della micologia italiana, Trento 1973, pp. 96-131 e passim; F. Rodolico, M. P.A., in Dictionary of scientific biography, IX, New York 1974, pp. 368 s.; G.C. Ainsworth, Introduction to the history of mycology, Cambridge 1976, passim; R. Corti, P.A. M. valente precursore di Linneo e fondatore della prima Società botanica sorta nel mondo, in Informatore botanico italiano, XII (1980), pp. 93-97; T. Arrigoni, La scoperta dei vulcani spenti nel Settecento. Lettere di John Strange a Giovanni Targioni Tozzetti, in Annali dell’Istituto e Museo di storia della scienza di Firenze, VIII (1983), pp. 143, 147; R. Corti - E. Maugini - P. Lippini, Vicende delle discipline botaniche dallo Studium generale all’attuale Università, in Storia dell’ateneo fiorentino. Contributi di studio, Firenze 1986, II, pp. 758-768; T. Arrigoni, Uno scienziato nella Toscana del Settecento: Giovanni Targioni Tozzetti, Firenze 1987, passim; Id., Per una storia delle istituzioni scientifiche nella Toscana del Settecento, in Atti e memorie dell’Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria, LIII (1988), pp. 166-169, 175 s., 213-218; E. Maugini, In ricordo di P.A. M. nel 250° anno della sua morte, in Informatore botanico italiano, XIX (1987), pp. 5-10; L. Tongiorgi Tomasi, Collezioni e immagini naturalistiche in Toscana dal Cinque al Settecento. La nascita dei musei scientifici e il rapporto arte-scienza, in Museologia scientifica, V (1988), pp. 31-67; A. Tosi, «Biblioteche della natura». Collezioni naturalistiche nella Toscana del primo Settecento, in Annali della Scuola normale superiore di Pisa. Classe di lettere e filosofia, XIX (1989), pp. 1033-1038, 1043-1048; G. Moggi - G. Mazzi, L’erbario di P.A. M.: saggio d’analisi critica, in Museologia scientifica, VII (1990), pp. 59-98; F. Garbari - L. Tongiorgi Tomasi - A. Tosi, Giardino dei semplici. L’Orto botanico di Pisa dal XVI al XX secolo, Pisa 1991, ad ind.; T. Arrigoni, Lo studio della botanica nella Toscana del Settecento, in Museologia scientifica, IX (1992), pp. 382-386; E. Vaccari, Cultura scientifico-naturalistica ed esplorazione del territorio: G. Arduino e G. Targioni Tozzetti, in La politica della scienza. Toscana e Stati italiani nel tardo Settecento, a cura di G. Barsanti - V. Becagli - R. Pasta, Firenze 1996, pp. 245 s.; H. Dörfelt - H. Heklau, Die Geschichte der Mykologie, Einhorn 1998, pp. 69-74 e passim; M.J. Ratcliff, Temporality, sequential iconography and linearity in figures: the impact of the discovery of division in infusoria, in History and philosophy of life sciences, XXI (1999), pp. 262 s.; L. Tongiorgi Tomasi, Naturalistic illustrations and collections in Tuscany in the eighteenth century, in Science and the visual image in the enlightenment, a cura di W.R. Shea, New York 2000, pp. 121-124; A. Ottaviani, Il fascino indiscreto delle nature ancipiti: un saggio della «Istoria naturale» nei secoli XVII e XVIII, in Giornale critico della filosofia italiana, LXXIX (2000), pp. 346 s., 358, 361, 365; L. Guerrini, Antonio Cocchi naturalista e filosofo, Firenze 2002, ad ind.; A. Ottaviani, Il dibattito sulla generazione delle piante imperfette tra Sei e Settecento, in Medicina nei secoli. Arte e scienza, XV (2004), pp. 292, 303, 310; Figure dell’invisibilità. Le scienze della vita nell’Italia d’Antico Regime, a cura di M.T. Monti - M.J. Ratcliff, Firenze 2004, ad ind.; M. Beretta - A. Tosi, Linnaues in Italy. The spread of a revolution in science, Sagamore Beach, MA, 2007, ad indicem.
A. Ottaviani