CARACCIOLO, Pier Antonio (Antonio)
Sebbene dei due nomi il primo accompagni i sonetti del C., mentre il secondo compaia nel titolo di un componimento latino e in componimenti diretti da altri a lui, il poeta latino non sembra individuo distinto dal poeta volgare.
Il titolo Ad Antonium Caracciolum Salvatoris filium dell'epigramma "Solvimur in lacrymas, cum findit Sirius agros" del Rota (in B. Rota, Carmina, Neapoli 1572, c. 42r) ci fornisce la sua paternità. Il C. appartenne a una delle tante accademie di breve vita fondate a Napoli nel 1546 e ben presto soppresse dal viceré de Toledo, quella dei Sereni o Sireni aperta nel "seggio" di Nido per iniziativa di Giovan Francesco Muscettola. Nello statuto di essa, che porta la data del 14 marzo, egli figura come Antonio nella lista degli accademici che, insieme con quello di un suo parente, Fabrizio, registra, tra gli altri, i prestigiosi nomi di Berardino Rota, del marchese della Terza, Giambattista d'Azia, di Giovan Francesco Brancaleone, di Giulio Cesare Brancaccio, di Luigi Dentice, di Ferrante Carafa marchese di San Lucido e di Antonio Mariconda (B. Croce, L'accademia dei Sereni, in Aneddoti di varia letteratura, I, Napoli 1942, pp. 247-252).
Se di Fabrizio si conosce solo il distico "Sarmatici Regis laudes qui claudere versu" pubbl. nella raccolta In funere Sigismundi Augusti regis Poloniae (Neapoli [1576]) c. 41v, del C. non molto di più è dato trovare nelle raccolte poetiche contemporanee. Sotto il nome di Pier Antonio si legge, a p. 122 delle Rime et versi in lode della ill[ustrissi]ma et ecc[ellentissi]ma S[igno]ra D[on]na Giovanna Castriota (Vico Equense 1585), il sonetto "De le più illustri piante amato stelo" (vedilo anche a c. 55r del ms. S.M. XXVIII, 1-10 già 184 [X, XXXI] della Biblioteca dei gerolamini di Napoli); e un altro, in lode dell'autore, a c. 4v delle Rime del Sig. Ascanio Pignatello cavaliero napoletano, Napoli 1593. Sotto il nome di Antonio ("Antonii Caraccioli Neapolitani") si ha un epigramma che comincia: "Dum Fabio de te refero, Lysistrate, quot sint" (in Carmina poetarum nobilium Io. Pauli Ubaldini studio conquisita, Mediolani 1563, c. 29r, ma ristampato come dell'Epicuro in M. A. Epicuro, I drammi e le poesie…, a cura di A. Parente, Bari 1942, p. 145). Fabio è certamente il Gileota che, oltre al sonetto "0 de l'anima mia parte seconda, / Antonio..." (in Il primo volume delle rime scelte di diversi autori, Venezia 1590, p. 508), manda al "S. Antonio Caracciolo" la terza delle sue elegie ("Mentre che voi vario piacer trastulla", in Il primo volume, pp. 531-533), ove depreca la vita di città dal suo lieto soggiorno di Crotone.
Amicizia più illustre fu certamente quella con il Tasso, che conobbe il C. durante il suo soggiorno napoletano del 1588 e lo ebbe ancora compagno quando nel 1592 tornò a Napoli ospite del principe di Conca. A lui il Tasso dedicò il sonetto "So come faccia a voi ben larga parte" già in precedenza dedicato a Giovan Galeazzo Rossi (Solerti, pp. 533 n. 1, 587).
Bibl.: N. Toppi, Bibl. napoletana, Napoli 1678, p. 347; A. Solerti, Vita di T. Tasso, Torino-Roma 1895, pp. 601, 702; P. Manzi, Annalidella Stamperia Stigliola a Porta Reale in Napoli, Firenze 1968, pp. 5 s.