MANZOLI, Pier Angelo
Nacque di umile famiglia a La Stellata, presso Ferrara, fra il 1500 e il 1503 e vi morì verso il 1543. Della sua vita poco si sa. Si presume che fosse medico; risulta da un suo verso ch'ebbe occasione di trovarsi a Roma durante il pontificato di Leone X; fu a un certo punto sospettato di eterodossia forse come praticante i circoli calvinisti di Renata d'Este. ll suo stesso nome è una scoperta del sec. XVIII; prima egli era noto soltanto con quello anagrammatico di Marcello Palingenio Stellato. Egli cominciò a far parlare di sé dopo morto. Sotto Paolo III, in seguito a processo d'eresia, le sue ossa furono dissotterrate e date al rogo. Cagione di ciò (se non unica, principale) un poema in 12 canti (9939 esametri) che prendono nome ognuno da uno dei dodici segni dello Zodiaco: Zodiacus Vitae, scritto fra il 1520 e il 1534, e dedicato a Ercole II d'Este. Questi canti non hanno uno stretto nesso tra loro: essi rappresentano piuttosto dodici divagazioni didascaliche, morali, metafisiche, astronomiche con frequenti spunti satirici.
L'opera fu posta all'Indice nel 1558; e forse anche per questa considerazione, oltre che per i suoi pregi intrinseci e i fieri attacchi agli ecclesiastici, fu letta e ammirata moltissimo soprattutto in paesi protestanti (in Inghilterra fu usata come testo nelle scuole): come provano le 60 e più edizioni che se ne fecero e i saggi di traduzione e le imitazioni in varie lingue. Il poema svolge la questione fondamentale del sommo bene, e attorno a questa altre secondarie, non sempre abilmente collegate con la principale. Si notano in esso contraddizioni, ripetizioni, poca abilità nell'intrecciare alle parti dimostrative l'elemento allegorico fantastico; nessuna delle questioni trattate è in sé originale, tranne una teoria della luce, parzialmente fatta propria dal Patrizi e in parte seguita, in parte confutata da G. Bruno. Eppure nel suo complesso, per l'insieme delle alte questioni filosofiche svolte e per il nobile intento che spinge l'autore a dare come un codice poetico di norme per saggiamente vivere, lo Zodiacus riesce opera caratteristica e interessante. Da un punto di vista più strettamente letterario, poi, di fronte alle opere di altri umanisti, lo Zodiacus ha un valore tutto suo proprio per lo stile scorrevolissimo e per la libertà con cui è trattata la lingua latina; e inoltre (ed è la cosa più importante) esso contiene anche tratti di vera e sentita poesia, come in alcune trovate satiriche particolarmente pungenti contro il clero, in certe similitudini e nella effusione d'un non retorico pessimismo.
Bibl.: J. Facciolati, Epistolae latinae, Padova 1785; L. G. Gyraldi, De poetis nostrorum temporum, Berlino 1894, p. 83; E. Troilo, Un poeta filosofo del '500, Roma 1912; G. Borgiani, Marcello Palingenio Stellato e il suo poema lo Zodiacus Vitae, Città di Castello 1913.