PIEMIA (dal gr. πῦον "pus" e αἷμα "sangue")
È un'infezione generalizzata con formazione di ascessi per lo più miliari, multipli, in varî organi e tessuti; ascessi che si formano per propagazione, attraverso il torrente circolatorio, di germi provenienti da un focolaio purulento o di frammenti di trombi infetti formatisi nelle vene contigue al focolaio suppurativo, trombi dovuti alla diffusione del processo infiammatorio alle pareti venose, cioè a flebiti. Nel primo caso si parla di piemia batterica pura, o batterio-embolica qualora i detti germi, accumulandosi nei vasi capillari, ne ostruiscono il lume, comportandosi quindi come emboli; nel secondo caso si tratta di piemia trombo-embolica. I frammenti del trombo si arrestano per lo più nei primi e più esili capillari che essi incontrano, e quindi o nei capillari polmonari, se i detti trombi provengono da un trombo formatosi in una vena della grande circolazione, o nei capillari del fegato, se il trombo risiede in una vena del sistema portale. Invece nella piemia batterica pura, trattandosi di una disseminazione di germi nel torrente circolatorio, la localizzazione dei focolai microbici si può avere in qualsiasi organo o tessuto. Ai focolai suppurativi che si formano per questa fissazione di germi o di frammenti di trombi, trasportati nei tessuti attraverso la via circolatoria, si dà il nome di ascessi metastatici. Ciascun focolaio suppurativo metastatico può alla sua volta dare luogo sia a nuove immissioni di germi nel torrente circolatorio, sia a nuovi fatti flebitici, con trombosi, suppurazione del trombo e immissione in circolo dei frammenti di esso. Si potranno in tal modo formare ascessi metastatici secondarî, terziarî, ecc. La piemia è quindi un'infezione emo-metastatica, e rappresenta una complicazione di processi suppurativi, e in particolar modo delle flebiti purulente. Questa complicazione è, quindi, più frequente nei processi suppurativi che si svolgono in vicinanza di grosse vene, di ricchi plessi venosi, dei seni della dura meninge (otiti, mastoiditi), nelle infezioni puerperali. Qualsiasi focolaio suppurativo, però, anche minimo, perfino un foruncolo, si può rendere causa di piemia. Tutti i microrganismi capaci di determinare suppurazione (stafilococchi, streptococchi, bacilli del tifo, colibacilli) o essudati siero-leucocitarî (gonococchi) possono dare luogo a forme piemiche. Dominano però per frequenza le piemie stafilococciche. Gli ascessi metastatici, oltre che nel polmone, nel fegato, nel rene e negli altri organi, si possono riscontrare nei muscoli, nel midollo delle ossa, nelle articolazioni (sinoviti), nelle sierose (meningiti, pleuriti), nel cellulare sottocutaneo, e perfino nello spessore della pelle.
La sintomatologia varia a seconda che si tratti della forma trombo-embolica o della piemia batterica pura. La piemia trombo-embolica si manifesta con intenso e prolungato brivido, e con brusco e forte elevamento di temperatura, che di solito raggiunge e talora oltrepassa i 39°-40°, per abbassarsi bruscamente dopo 1-2 ore, con profuso sudore, raggiungendo quasi la temperatura normale e talora una temperatura subnormale. Questo accesso febbrile (accesso piemico) si ripete a intervalli irregolarissimi, talvolta di ore, talaltra di due-tre e più giorni, sempre però con gli stessi caratteri. Il detto tipo febbrile accessionale e questi intervalli così irregolari di apiressia costituiscono le principali caratteristiche della febbre piemica, e ci permettono di differenziarla dalle comuni febbri suppurative e dalla febbre malarica. Il sensorio, avvenuta la defervescenza, si mantiene, di solito (salvo il caso di complicazioni encefaliche), perfettamente normale; non esistono, a differenza che nelle forme setticemiche, notevoli disturbi a carico del sistema digerente. Gl'infermi sono spossati, pallidi, a volte di tinta terrea; talora lievemente itterici (ittero il più delle volte di origine ematica); accusano dolori e disturbi funzionali varî a seconda degli organi e dei tessuti dove insorgono i focolai ascessuali metastatici. Solo durante gli accessi, o subito dopo, si potrà dimostrare, mercé colture, la presenza dei germi nel sangue. In seguito essi scompaiono dal torrente circolatorio per fissarsi nei varî focolai.
Nella piemia batterio-embolica mancano di solito i detti periodi di apiressia, e la febbre assume sovente carattere subcontinuo. In questi casi si possono avere anche alterazioni del sensorio e disturbi gastroenterici, ed è più costante la presenza di germi nel torrente circolatorio; si tratta cioè di forme piemiche associate a batteriemia (forme miste batterio-piemiche). La piemia ha un decorso acuto o subacuto potendosi prolungare anche per qualche settimana e talora per uno o due mesi.
L'esito è spesso mortale, ma in diversi casi, grazie ai poteri di resistenza e di difesa dell'organismo che si possono esaltare a mezzo di autovaccinazioni, ipodermoclisi e altri mezzi terapeutici generali, e, grazie alle cure locali atte a dominare i processi flebitici e il focolaio suppurativo che è stato causa dell'infezione piemica (ricorrendo talvolta, allo scopo d'impedire l'immissione in circolo di frammenti di trombi infetti, alla legatura a valle del tronco venoso) si può ottenere la guarigione. Data, però, la conoscenza delle cause che possono determinare tali forme piemiche, e dati i mezzi di cui disponiamo per dominare i focolai suppurativi, oggi ci riesce possibile in molti casi, mercé opportuna cura del focolaio infiammatorio primitivo iniziale, evitare l'insorgenza di queste gravi complicazioni piemiche, le quali, infatti, vanno diventando sempre più rare. Il pronto vuotamento del pus, l'impedire il ristagno di esso nei varî recessi del focolaio suppurativo, l'evitare le contusioni e i maltrattamenti in genere dei tessuti suppuranti e delle vene infiammate, curando anche l'immobilità della parte sede di flebite, sono ottimi mezzi per prevenire una possibile complicazione piemica.
Bibl.: G. Perez, Trattato di patologia chirurgica, Roma 1933.